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TESTO 30 Domenica del T.O. (Anno C)

Giovani Missioitalia  

XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (24/10/2010)

Brano biblico: Sal 33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 18,9-14

In quel tempo, Gesù 9disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: 10«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. 11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. 13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. 14Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Gesù è in cammino verso Gerusalemme con i suoi discepoli e viene spesso avvicinato da persone che vogliono essere salvate, ma anche da altre che lo vogliono provocare, come i farisei, attenti osservatori della legge. A loro non interessava l'uomo in quanto tale, anzi, quello che era importante era rispettare tutte le regole alla lettera e imporle agli altri: "Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filatteri e allungano le frange; amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare «rabbì» dalla gente" (Mt.23,4-7).

Nella parabola che domenica prossima Luca ci presenta, ci sono due personaggi: un fariseo molto bravo, anzi "perfetto" (e ne è consapevole), è preciso e corretto, non è come tutti gli altri, fa sempre tutto ciò che piace a Dio, digiuna e fa elemosina oltre il dovuto. I farisei erano un gruppo religioso di persone che osservavano la Legge Biblica in modo scrupoloso e rigido: per loro al primo posto vi era la santificazione del nome di Dio e la separazione da tutto ciò che non fosse "sacro".

Di fianco a lui invece troviamo un'altra persona in preghiera, un pubblicano, un uomo considerato poco rispettabile, collaboratore dell'impero romano, autorizzato a rubare dal suo lavoro di esattore delle tasse. I pubblicani erano dunque disprezzati, ritenuti pubblici peccatori, persone disoneste da evitare.

Ambedue si trovano nel tempio a pregare. Fin qui tutto sembra normale, ma vediamo cosa li differenzia!

Il fariseo, dice Luca, pregava fra sé, anzi, tradotto dal greco "pregava sé", non rivolge una preghiera a Dio, dà un elogio a se stesso della sua perfezione mettendosi a confronto con l'uomo che ha vicino: io sono bravo, lui no!

Il pubblicano, consapevole del suo peccato, con grande umiltà chiede con la testa bassa e battendosi il petto pietà al Signore. E Dio, che "è vicino a chi ha il cuore spezzato, salva gli spiriti affranti, riscatta la vita dei suoi servi; non condanna chi in lui si rifugia" (Salmo 33), ha misericordia di lui e lo rimanderà a casa salvato. Perché "chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato", dice Gesù.
Non vi sembra attuale l'atteggiamento del fariseo?

Quante persone che si ritengono pie perché vanno a messa tutte le domeniche, accendono il lumino alla Madonna ogni volta che entrano in chiesa, pregano il rosario tutti i giorni, fanno catechismo e aiutano il parroco puntualmente nelle varie attività della parrocchia, puntano il dito verso quei fratelli, che magari per Natale e Pasqua fanno capolino in chiesa, quasi in punta di piedi, sentendosi fuori luogo per quell'assenza troppo prolungata, per una vita non troppo seria, per quei rapporti non sempre sinceri...

Domande o provocazioni?

  • E noi, che ci diciamo discepoli di Gesù Cristo quale atteggiamento abbiamo? Siamo accoglienti verso chi è più "lontano"? O ci riteniamo sempre migliori degli altri?

  • Facciamo spesso un esame di coscienza riconoscendoci peccatori e mancanti davanti a un Dio che è solo puro Amore?

  • Siamo consapevoli di essere dei "mandati" ad annunciare questo Amore a tutti? Partendo dagli ultimi, proprio da quelli che riteniamo più "indegni" di ricevere la Parola, consapevoli di essere discepoli di un Dio che ha detto:"Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori" (Mt.9,12-13).

Dalla nuova newsletter di Missio giovani, il commento della Fraternità missionaria di San Bernardino, dall'Italia, al Vangelo della 30ima Domenica del Tempo Oridnario.

 

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