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TESTO Commento su Levitico 13, 45-46

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

VI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (12/02/2012)

Brano biblico: Lv 13, 45-46 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 1,40-45

40Venne da lui un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». 41Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». 42E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. 43E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito 44e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». 45Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

Il lebbroso colpito da piaghe porterà vesti strappate e il capo scoperto; velato fino al labbro superiore... se ne starà solo, abiterà fuori dall'accampamento.
Lv 13, 45-46

Come vivere questa Parola?
Con il termine "lebbra", gli antichi indicavano tutte quelle malattie della pelle che si rivelavano contagiose. Lo stare fuori dal gruppo era una norma igienico-sanitaria per evitare il contagio. Inoltre era chiaro che in quelle condizioni il malato era impossibilitato a compiere azioni di culto che richiedevano pulizia. L'impurità quindi era fisica e di conseguenza spirituale.
Oggi la lebbra viene considerata alla stregua delle altre malattie infettive e come tale curata. Ma è scomparso realmente il "tabù" che crea barriere di incomunicabilità in nome di una "purità" legale? Quanti emarginati battono ancora le nostre strade! Uomini, donne bambini che la società volutamente ignora, perché è scomodo ammettere che nelle periferie delle grandi città, nelle stazioni ferroviarie, sotto i ponti si ammassa gente senza volto e senza nome, che pure ha la nostra stessa dignità. Che dire poi di quei giovani che, assetati di una qualità diversa di vita e delusi nelle loro attese, sono caduti nei lacci della droga? E delle prostitute, obbligate a battere la strada? Dei carcerati che si portano il marchio avvilente di uno sbaglio sebbene scontato e riscattato? E poi ci sono i "lebbrosi" creati dai nostri pregiudizi, dal nostro farisaico puntare il dito... I "lebbrosi" che allontaniamo con il pretesto di "non contaminare" i nostri ambienti. Gesù non esiterebbe a tendere la mano e riammettere nella sua amicizia. Ed io?
Oggi, nella mia pausa contemplativa, proverò a guardare negli occhi le persone che ho allontanato dal mio cuore, emarginandole con giudizi talvolta pesanti e magari scavando intorno a loro un penoso vuoto con le mie mormorazioni. Chi è il lebbroso: loro o io? Porterò poi lo sguardo su Gesù e gli chiederò:
Stendi la tua mano, Signore, tocca la mia lebbra e guariscimi!
La voce di un Padre della Chiesa
Perché, dato che guarisce il malato con la sua volontà e con la sua parola, Gesù aggiunge anche il tocco della sua mano? Io ritengo che per nessun altro motivo lo faccia, se non per mostrare che non c'è niente di impuro per un uomo puro.
Giovanni Crisostomo

 

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