PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Un impegno prioritario e non solo per chi comanda

mons. Roberto Brunelli

VI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (12/02/2012)

Vangelo: Mc 1,40-45 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 1,40-45

40Venne da lui un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». 41Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». 42E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. 43E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito 44e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». 45Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

L'uomo è un animale sociale, riconosceva già Aristotele; nessuno è fatto per stare solo; la società è per ciascuno dei suoi membri come l'aria che respira: se manca, non sopravvive. Dall'essere in relazione con i suoi simili ogni uomo trae la possibilità non solo di soddisfare necessità e desideri pratici, ma anche di sviluppare le proprie doti intellettive e metterle a frutto, per sé e per gli altri. Persino sul piano religioso un uomo lasciato a se stesso non avrebbe respiro; la fede si ha perché qualcuno ce l'ha comunicata, e un cristiano la vive in pienezza soltanto rapportandosi con gli altri: entro la Chiesa, parola che guarda caso significa assemblea, comunità di persone. Si comprende allora quanto sia dura la condizione di coloro ai quali, in varia misura e indipendentemente dalle cause, è preclusa una piena partecipazione alla vita sociale: malati, anziani, carcerati, emarginati...

Queste considerazioni sono suggerite dal brano evangelico odierno (Marco 1,40-45), che narra uno dei ripetuti casi in cui Gesù ha risanato un lebbroso. La legge allora prescriveva che chi era colpito da quella terribile malattia contagiosa dovesse ritirarsi lontano dal consorzio civile, vestire di stracci e gridare, a chi per caso gli si avvicinasse, la propria condizione. Gesù guarisce uno di quegli sventurati e lo invita ad andare a mostrarsi a un sacerdote: un lebbroso poteva essere riammesso in società soltanto dopo che appunto un sacerdote ne avesse costatato la guarigione. Il particolare sottintende anche che quel miracolo non gli ridava soltanto la salute fisica e la possibilità di tornare in famiglia e a una normale vita di relazione; specificamente gli consentiva anche di frequentare il tempio e la sinagoga, riprendendo il suo posto nella comunità dei credenti. Di qui le considerazioni dei Padri della Chiesa: la lebbra può essere paragonata, sul piano spirituale, al peccato, che interrompe per chi se ne macchia i vincoli spirituali con Dio e con i fratelli; quanto grande dunque è il perdono, che Dio concede largamente a chi glielo chiede. In ogni confessione si rinnova, spiritualmente, il miracolo del lebbroso, mentre sotto un altro profilo quel miracolo suona come un invito a fare il possibile perché quanti, per le più diverse ragioni, vivono ai margini della società ricuperino in pienezza il loro posto. Questo dovrebbe essere l'impegno prioritario di qualunque governo e di chiunque sia investito di autorità; questo è l'impegno delle mai abbastanza lodate associazioni di volontariato; ma anche i singoli cittadini, se appena si guardano intorno, trovano ampio campo d'azione.

Per un cristiano, poi, un tale impegno è imprescindibile, perché è la traduzione concreta del precetto fondamentale, quello che li riassume tutti: la carità. In questa chiave può essere considerata la seconda lettura di oggi: "Fratelli, sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio. Non siate motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio; così come io mi sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare il mio interesse ma quello di molti, perché giungano alla salvezza. Diventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo" (1Corinzi 10,31-11,1). Forse mosso da quest'ultima frase, un aureo libretto, vecchio di secoli ma sempre attuale, espone le linee-guida della vita del cristiano, e le riassume nel titolo: "L'imitazione di Cristo". Paolo si propone ai neo-cristiani di Corinto quale modello; ma con lui tutti i santi, prima che amici cui chiedere aiuto, devono essere visti come esempi dei tanti modi in cui è possibile imitare il Maestro. Il vangelo di oggi lo presenta davanti a un uomo colpito da malattia ed emarginazione: da noi non ci sono lebbrosi, ma il suo non è certo un esempio astratto o impraticabile; per rendersene conto, basta dare un'occhiata in giro.

 

Ricerca avanzata  (53997 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: