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TESTO Fuori dalla città

don Luciano Cantini  

VI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (12/02/2012)

Vangelo: Mc 1,40-45 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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40Venne da lui un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». 41Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». 42E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. 43E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito 44e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». 45Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

Venne da Gesù un lebbroso

La lebbra ha assunto la caratteristica emblematica di quel male che è l'emarginazione. Il lebbroso doveva portare abiti stracciati segno caratteristico del lutto, coprirsi il volto per nascondersi alla vista e vivere fuori della città per non contaminare la popolazione.

La legge ebraica del tempo non è dissimile a tanti nostri "saggi" provvedimenti che per una sorta di autodifesa tendono a tenere lontano dalle città le persone non gradite, che pensiamo possano essere pericolose. Segreghiamo le persone che non sono capaci o non vogliono vivere come noi. Abbiamo costruito, ghetti, periferie, carceri, sanatori, manicomi, centri di permanenza temporanea e l'elenco potrebbe essere molto lungo. Come per la lebbra la religione offre una specie di garanzia, di assicurazione morale, un velo di giustificazione per cui il povero rimane povero, il malato resta malato lasciando la speranza di un mondo futuro in cui le sperequazioni non ci saranno più.

Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!»

L'approccio di Gesù con il lebbroso è sostanzialmente dirompente, ma esprime pienamente il senso del mistero della incarnazione. Marco lo esprime nella compassione di Gesù che partecipa del patire del lebbroso. Il gesto è raccontato con lentezza: prima la mano è tesa verso l'uomo in una sorta di avvicinamento fino a toccarlo, poi la parola esprime un cammino che parte dalla sua volontà per entrare nell'animo dell'uomo.

Ammonendolo severamente, lo cacciò via subito... come testimonianza per loro

Ma la purificazione non riguarda il lebbroso che, liberato dalla malattia, fu cacciato via subito: alla lentezza e alla delicatezza del gesto di guarigione si contrappone la repentinità e la vemenza del fatto seguente; c'è un'altra purificazione da compiere ed una testimonianza da offrire ai sacerdoti del tempio e della religione che emargina.

Gesù è entrato nella nostra umanità, nello nostra storia, nei nostri credo per essere segno di contraddizione e pietra d'inciampo... affinché siano svelati i pensieri di molti cuori.

Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti

Il mistero della incarnazione entra ancora più profondamente nel mistero della umanità ammalata ed emarginata. Anche Gesù rimane fuori dalla città, in luoghi deserti. Prende su di sé la condizione dell'emarginato, non gradito: del lebbroso come dello straniero, del disabile come del malato mentale, del povero come del delinquente; e come delinquente che verrà emarginato del tutto e condannato a morte.

Diventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo. (1Cor 11,1)

C'è tra gli uomini di ogni tempo, e di ogni religione, l'aspirazione a vivere in una società di simili, "pura", non contaminata; questo comporta la chiusura delle porte della propria città e della propria casa. Il tentativo, però, di vivere la vita tra persone "per bene" è fallito da sempre nonostante si sia tentato di organizzare luoghi "protetti" dove rifugiare i bisogni. Nessun uomo e nessuna società è immune dal male che alberga dentro il cuore umano e serpeggia, più o meno palesemente, tra le strade delle nostre città e tra i piani alti dei nostri palazzi.

Gesù ci ha indicato una soluzione ed è quella della incarnazione: abbracciare l'uomo così come è, con la lebbra che affiora e che porta tanti nomi diversi. Solo la compassione ci potrà aiutare.

 

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