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TESTO «Guarì molti …»

don Luca Orlando Russo

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V Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (05/02/2012)

Vangelo: Mc 1,29-39 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 1,29-39

29E subito, usciti dalla sinagoga, andarono nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. 30La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. 31Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.

32Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. 33Tutta la città era riunita davanti alla porta. 34Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.

35Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. 36Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. 37Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». 38Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». 39E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

Questa quinta domenica del Tempo Ordinario ci offre la possibilità di riflettere sul tema, sempre difficile, del male e di Dio, tra loro scandalosamente intrecciati nella storia.

Sono davvero tante le volte in cui veniamo sollecitati dalla domanda: «In che rapporto stanno il male, la sofferenza, la morte e Dio». Molte, forse troppe volte la ricerca di una risposta a questo enigma non ci fa vivere con serenità. Dalla risposta che ciascuno di noi dà o cerca di dare a questo interrogativo dipendono le nostre scelte.

C'è chi guarda al male, alla sofferenza e alla morte come a delle realtà che bisogna accettare passivamente, come facenti parte della nostra esistenza. Nessuno può eliminarle dalla condizione umana e anche Dio ad esse si sottomette impotente, finendo di essere Dio. Altri pensano, come gli amici di Giobbe, che il male, la sofferenza e la morte sono la giusta retribuzione che Dio, sommamente giusto, commina a coloro che hanno peccato. Molti, infatti, appena incorrono nella sofferenza, nel male o nella morte non possono fare a meno di dire: «Che male ho fatto per meritare tutto ciò?». Certo, sarebbe davvero terribile pensare che Dio, ammessa la sua responsabilità della sofferenza, del male e della morte, distribuisca tutto ciò senza alcun criterio. È molto più ragionevole pensare che Dio faccia le cose con somma giustizia e allora eccoti la giusta punizione per il male commesso. Dal problema non si esce se si pensa al dolore "innocente", ovvero a quella sofferenza cui vanno incontro quelli che non hanno nessuna colpa, perché incapaci di commettere il male (vedi bambini).

L'evangelista Marco questa settimana e la settimana scorsa ci ha presentato una giornata tipo di Gesù: trattandosi di un sabato, al mattino partecipa alla liturgia che ogni sabato si tiene in sinagoga dove annuncia e compie un esorcismo; uscito dalla sinagoga si reca in casa di Simone dove guarisce sua suocera; dopo il tramonto del sole, si dedica a guarire quanti erano afflitti da varie malattie e compie molte liberazioni dal male; si alza quando è ancora buio per ritrovare l'intimità con suo Padre nella preghiera e così comprendere come continuare la sua missione.

Insomma, l'evangelista ci vuol far capire che la presenza di Gesù in mezzo a noi è un grande dono: Gesù con la sua Parola e con i suoi gesti ci libera dal male, in tutte le sue forme e dalla morte. Certo, dovremo seguirlo fin sotto la croce per comprendere pienamente qual è il vero male che minaccia la nostra vita e come Egli può liberarci da tutto ciò che ci impedisce di vivere.

I demoni vorrebbero che i miracoli compiuti da Gesù siano la "prova" per credere, ma Gesù li fa tacere. Ci basti sapere che Gesù ha ricevuto in dono dal Padre la forza di sottomettere a sé il male e la morte.

Ma ora è tempo di cambiare villaggio, in cammino dietro Gesù!

 

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