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TESTO Commento su Marco 1,29-39

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V Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (05/02/2012)

Vangelo: Mc 1,29-39 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 1,29-39

29E subito, usciti dalla sinagoga, andarono nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. 30La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. 31Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.

32Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. 33Tutta la città era riunita davanti alla porta. 34Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.

35Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. 36Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. 37Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». 38Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». 39E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

Il brano del Vangelo di oggi è costituito solo da dieci versetti, ma è così ricco di gesti e particolari che non so se riusciremo a coglierli tutti! Intanto, proviamo almeno a ripercorrere insieme che cosa ci racconta l'evangelista Marco.

Siamo a Cafarnao, una cittadina di pescatori: Gesù e i primi quattro apostoli sono appena usciti dalla sinagoga e vanno insieme verso la casa di Simon Pietro e di suo fratello Andrea.

Purtroppo, quando arrivano, scoprono che la suocera di Pietro è ammalata: è a letto ed ha la febbre alta.

Gesù allora si avvicina, la prende per mano e l'aiuta a mettersi in piedi: subito la donna sorride, le passa la febbre, si sente di nuovo in forma e si affaccenda per preparare un buon pranzetto agli ospiti appena arrivati. Un lieto fine, quindi: la suocera di Simone sta di nuovo bene e tutta la famiglia può tributare la degna accoglienza che questo irruente apostolo voleva offrire al suo Maestro.

Si sa, però, come vanno certe cose: la notizia di questa rapidissima guarigione fa il giro della cittadina, vola di bocca in bocca, ognuno la racconta e la commenta a modo suo...

Non vi sembra quasi di riuscire a sentire le voci della gente di Cafarnao?

"A casa di Simone c'è un Rabbi, uno giovane... Vero, è giovane, non lo conosce quasi nessuno... Però ha guarito la suocera di Simone... Sì, l'ho sentito anch'io: l'ha solo presa per mano e subito le è passata la febbre!... Chissà se potrebbe guarire anche mio figlio? Voglio andare a vedere!... Aspettami, aspettami, voglio venire con te!... Ed io voglio portare mia sorella, che soffre tanto, poverina e da tanti mesi! Vado a chiamarla!... Ehi, dobbiamo dirlo a Davide! Suo cognato ha quella piaga orribile alla gamba: magari questo Rabbi può risanarlo... Chissà, magari! Andiamo a vedere cosa succede!... Come hai detto che si chiama questo guaritore?... Non è un guaritore, è un Rabbi, viene da Nazareth, ma il nome non me lo ricordo... Gesù, me lo ricordo io, si chiama Gesù!... Sì, è vero, si chiama Gesù, ma andiamo adesso: stiamo rimanendo indietro!..."

Insomma, per farla breve, al tramonto del sole, c'è una folla di gente davanti alla casetta di Simon Pietro: tanti ammalati pieni di speranza, e con loro tutti i parenti e gli amici che li hanno accompagnati; senza dimenticare i curiosi, quelli che vogliono vedere, quelli che non ci credono, quelli che stanno lì a criticare e commentare, e non si spostano di un passo...

La fiducia di chi è arrivato portando la sua sofferenza, non viene delusa: tutti tornano a casa guariti e il silenzio scende solo a notte fonda, quando anche gli ultimi curiosi si sono allontanati.

A Cafarnao finalmente tutto è tranquillo e anche in casa di Simon Pietro la famiglia e gli ospiti vanno a dormire.

Il mattino seguente, il padrone di casa si alza presto, per accendere il fuoco, così che sia tutto pronto per quando gli altri ospiti si affacceranno per la colazione. Ma quando si sveglia, Pietro scopre che il Rabbi non c'è: Gesù deve essere uscito quand'era ancora buio, senza che gli altri se ne accorgessero.

Subito Pietro sveglia il fratello e gli amici e i quattro escono per andare a cercare il loro Maestro. Però, fuori dalla porta di casa, trovano già un primo gruppetto di persone, in attesa di poter incontrare il Rabbi di Nazareth: sono arrivati dalla campagna; solo ieri sera tardi hanno saputo di tutte le guarigioni avvenute e si sono messi in marcia per arrivare per primi. La notizia si è sparsa ovunque e tanti altri si stanno dirigendo verso quella casa, sempre con il desiderio di essere guariti.

Grazie alle indicazioni di alcuni anziani pescatori che lo hanno visto passare, i quattro apostoli seguono le tracce di Gesù ed escono dalla città, vanno verso i campi incolti, usati come pascoli, e ritrovano il loro Maestro in un luogo solitario, all'ombra di un fico, assorto in preghiera.

I discepoli sono stupiti: ma come, ora che il nome del Rabbi di Nazareth comincia ad essere conosciuto, ora che tanti lo cercano, lui se ne va da solo, in un posto lontano da tutti?!

Glielo dicono chiaramente: - Tutti ti cercano, cosa fai qui da solo?

La risposta di Gesù li lascia piuttosto sorpresi: "Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!"

Forse non sono solo i quattro apostoli ad essere stupiti da questa risposta del Maestro e Signore, forse anche noi non riusciamo a capire il perché di una scelta così strana: tutti lo cercano e lui non vuole farsi trovare, vuole andare via, vuole andare a cercare ed incontrare altre persone, vuole raggiungere chi ancora non sa niente di lui...
Strano, strano davvero!

Ci ho pensato, sapete?, e credo che ci siano almeno due motivi per cui il Maestro Gesù decide di andare via da Cafarnao.

Prima di tutto, credo che sia perché, ciò che gli sta più a cuore, non sono le guarigioni o i miracoli, ma è spinto con urgenza dal desiderio che tutti scoprano l'amore di Dio attraverso la Bella Notizia che va annunciando.

Dopo quella serata tra gli ammalati di Cafarnao, il nostro Maestro comincia a capire che i miracoli possono essere una distrazione per le persone, rischiano di distogliere l'attenzione delle folle da quello che è veramente importante.

Se Gesù guarisce, è perché i miracoli sono un segno che dà conferma alle sue parole, come una garanzia che quel giovane Rabbi non pronuncia solo bei discorsi, ma ha in sé la forza dello Spirito che gli permette di operare guarigioni.

I miracoli non sono essenziali: Gesù non si è incarnato per guarire, ma per annunciare l'amore di Dio. Lui non è un medico o un mago: è il Figlio di Dio ed è venuto tra noi per condurci al Padre, non per aprire una clinica dove curare gli ammalati. Quindi non vuole che le persone siano attirate solo dai segni prodigiosi, dimenticando o addirittura non ascoltando le sue parole!

I miracoli potrebbero non verificarsi affatto, ma il suo annuncio di salvezza non cambierebbe. La gente che ha guarito la sera prima a Cafarnao non è di colpo diventata invulnerabile: tornerà, nel tempo, ad ammalarsi, a soffrire, a invecchiare... quello che invece non cambia mai e dura per sempre è l'Amore di Dio.

Questo e solo questo sta a cuore a Gesù, perciò si allontana da chi si sta entusiasmando un po' troppo di fronte ai miracoli.

Riflettendo, credo di aver trovato anche un altro motivo che spinge il Maestro e Signore ad andare via da Cafarnao: desidera che il suo messaggio non si fermi in quella bella cittadina, vuole che siano raggiunti tutti, proprio tutti, dal suo annuncio di salvezza e di amore, perciò non può rimanere troppo a lungo in uno stesso piccolo villaggio di pescatori!

Questo lo dice chiaramente l'evangelista Marco, concludendo il suo racconto: "E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe" e sappiamo che ben presto non si fermerà alle sole sinagoghe, ma andrà a parlare per le strade, nelle piazze, sulle rive del mare, da sopra una barca, in cima ad una montagna, nelle case dei pubblicani, fino al Tempio di Gerusalemme. Lo spinge l'urgenza di portare a tutti la notizia più grande e più bella di ogni tempo: Dio ci ama!

Perciò, spinto da tutti questi motivi, lascia Cafarnao e continua la sua missione in compagnia dei primi apostoli.

Mi piace tanto quando una pagina di Vangelo mi aiuta a capire meglio i comportamenti di Gesù, mi aiuta a comprendere fino in fondo le sue scelte: non abbiamo molti altri modi per accrescere la nostra amicizia con Lui! Possiamo solo amare e vivere come Lui ci ha insegnato e poi assaporare pian piano il Vangelo, in modo da scoprire ogni dettaglio sul nostro caro Maestro e Signore.

Ed in questo Vangelo c'è un altro particolare che mi sembra stupendo e che non mi stanco di rileggere: Gesù che si alza presto al mattino e se ne va in un luogo solitario, lontano dalla gente, per pregare un po'.

Tante volte mi capita di sentire persone che dicono: Ho troppo da fare, non ho tempo per pregare!

E allora penso a Gesù, che pure è il Figlio di Dio, ma che non può far a meno di pregare, che sente il bisogno urgente di pregare, per poter riuscire a vivere la sua missione, e guarire la gente e dare ascolto alle folle.

Come siamo presuntuosi, non vi pare?, pensando di potercela fare senza preghiera!

Quando leggo episodi come questo, mi viene sempre voglia di essere lì pure io: di avvicinarmi senza fare rumore, di andare sotto il fico ed inginocchiarmi accanto a Lui, per restare in silenzio, a lasciarmi cullare dalla sua preghiera, a sentirmi immersa nel suo amore per il Padre...

Non piacerebbe anche a voi? Allora, in questa settimana, prima di addormentarci, dopo aver detto le nostre preghiere, chiudiamo gli occhi e proviamo ad immaginare di essere lì, con il Maestro Gesù, sotto il fico: affidiamo alla sua preghiera tutte le preghiere che non sappiamo dire, tutte le parole che non sappiamo pronunciare e addormentiamoci nel respiro della Sua preghiera.

Commento a cura di Daniela De Simeis

 

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