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TESTO Commento su Isaia. 62, 10 - 63, 3b; Filippesi. 4, 4-9; Luca. 1, 26-38a

don Raffaello Ciccone  

VI domenica T. Avvento (Anno B) (18/12/2011)

Vangelo: Is 62, 10 - 63, 3b; Fil 4, 4-9; Lc 1, 26-38a Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,26-38

26Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Lettura del profeta Isaia. 62, 10 - 63, 3b
Il testo di Isaia, che leggiamo oggi, fanno parte di alcuni brani, a iniziare dal capitolo 60, che proclamano lo splendore di Sion che il Signore riveste di luce (60,1). Tornano i popoli, ritorna il popolo d'Israele. Avrà forze sufficienti per ricostituire il mondo di Giuda e di Gerusalemme in un posto degno perché è abitato da Dio. I popoli si impegneranno a rendere bella la città e portare ricchezza. L'invito che viene fatto agli abitanti attuali di Gerusalemme è quello di uscire in fretta (non certo come precipitosamente sono stati fatti uscire per la schiavitù in Babilonia) perché devono preparare una strada per chi ritorna: ebrei dalla dispersione e pagani che vogliono ammirare o servire Israele. Spianare la strada, renderla agevole e innalzare un vessillo sono il modo più generoso, più attento, più ospitale che si possa fare perché Gerusalemme, davvero, diventi grande. Il profeta è invitato a rassicurare il popolo di Gerusalemme: sta arrivando colui che ti riscatterà e porta con sé il denaro sufficiente perché possa ricomprarti. Vengono usati quattro richiaminovità che coinvolgono e il popolo e la città stessa dove il popolo vive: gli abitanti saranno chiamati popolo santo, redenti del Signore; la città sarà chiamata ricercata e non abbandonata. DA schiavi a liberi, da popolo disperato a popolo santo, da città distrutta a città ricercata, da città abbandonata a città popolosa. Chi ha fatto questo è stato uno che viene da Edom (una città nemica) e la sentinella, prima di aprire la porta della città, lo interroga. Il messaggio viene, prima che dalle parole, dallo splendore della veste, dalla pienezza della sua forza, dalle parole che parlano di giustizia, dalle garanzie che promettono di soccorrere. A testimonianza di questo un segno grandissimo viene da colui che ha il vestito macchiato di sangue. E il richiamo di una battaglia dov'e questo valoroso ha vinto combattendo da solo. Perciò la sua venuta non è per interesse, né per la volontà di potere e di potenza, ma solo per mantenere la sua parola e sua fedeltà alla sposa: Israele. Nella lettura biblica cristiana colui che arriva è Gesù, potente ma che ha battuto il peccato e la morte nella sua vita. E' sporco del proprio sangue e non del sangue di altri.
Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi. 4, 4-9
S. Paolo, nella finale della lettera ai Filippesi, dopo alcune esortazioni, consigli pratici e raccomandazioni, invita alla gioia. "Rallegratevi nel Signore" in fondo è una stranezza: non si può comandare la gioia eppure il credente deve sforzarsi di raggiungere questo sentimento poiché egli si pone in rapporto a Cristo risorto (il Signore). Paolo, carcerato con la prospettiva di una sentenza capitale, non ha abbandonato la gioia, soprattutto nella consapevolezza che il suo sacrificio può aiutare a far crescere la fede ai credenti di Filippi. La gioia porta amabilità con gli uomini e la vicinanza della venuta del Signore; anzi, più che incentivare il distacco verso questo mondo, diventa occasione di un impegno più solido e saldo dì amore.
Il "Non angustiatevi" ricorda lo stesso verbo del discorso delle beatitudini (Mt 6,25-34) e impegna un giusto rapporto con le cose. Il cristiano di fronte alle difficoltà non può disperarsi ma deve fidarsi di Dio Provvidenza e deve chiedere ciò che gli serve per il proprio mantenimento. E nel momento stesso che chiede, secondo lo stile ebraico, deve anche ringraziare poiché il ringraziamento è costitutivo della preghiera, indipendentemente che si faccia una richiesta e che questa sia esaudita.
Allora "cuore e pensieri" (dimensione profonda e interiore della persona) saranno custoditi nella pace e quindi in quell'equilibrio che non prova più ansia né sgomento.
un atteggiamento di fiducia che accetta di camminare nella fedeltà a Signore e nella pace deve saper scoprire con il solo i valori fondamentali da cui ogni comunità non l'avrebbe mai prescindere. E l'elenco di otto valori che toccano il vivere morale di ogni persona, e non solo quello della comunità cristiana. Si potrebbe però notare che il 8 è il numero della risurrezione, e quindi si potrebbe dire che questo elenco tocca i credenti che accolgono e vivano la speranza della vita piena. A conclusione del testo Paolo suggerisce come ha dei discepoli di seguire il proprio esempio poiché è egli si è fatto per loro accompagnatore e maestro. L'augurio conclusivo passa dalla pace di Dio (versetto sette) al Dio della pace versetto non. Se c'è Dio ce la pace e se c'è la pace Dio agisce.
Lettura del Vangelo secondo Luca. 1, 26-38a
Il Vangelo di Luca racconta che finalmente si compie l'attesa di secoli attraverso il messaggio e la scelta di Dio per Maria. L'incontro misterioso tra l'angelo Gabriele e la Madonna viene narrato con schemi e linguaggi propri dell'Antico Testamento.
Il paese di Nazareth è sconosciuto nella Bibbia perché insignificante e tuttavia qui avviene l'inizio della presenza del Figlio di Dio tra noi. E' il Signore che fa un dono; eppure ha bisogno, come sempre, dell'accettazione e della disponibilità di chi lo sa prendere sul serio. Nella storia, a compiere l'Alleanza, sono stati chiamati prima il popolo d'Israele, poi Gerusalemme, ma tutti si rivelano incapaci. L'angelo va da Maria. E il dialogo si sviluppa con questa giovane donna che viene presentata come la Gerusalemme salvata, come la figlia di Sion (Sof 3,14; Zac 9,9): "Rallegrati, o beneamata (tu che hai il favore di Dio); il Signore è con te". Al turbamento di Maria che non si ritiene all'altezza, l'angelo risponde rassicurando e manifestando il futuro del figlio. La garanzia di un figlio avrebbe fatto impazzire di gioia ogni ragazza ebrea; Maria invece si ferma all'interrogativo: "Come è possibile?" poiché essa vuole avere chiarezza su un suo eventuale diverso comportamento.
Dire di "si" a Dio suppone una conversione di vita. E la rivelazione si allarga sempre di più; Maria deve rassicurarsi, non deve cambiare nulla dei suoi progetti; essa è come il popolo che cammina all'ombra di Dio (Es 40,35; Num 9,18.22; 10,34). Il Signore opererà da solo; ci sarà semplicemente bisogno di grande fiducia e fedeltà.
Allora Maria pronuncia il suo "sì" libero e cosciente senza porre ostacoli e senza interpellare altri. Sa che tutto è nella sua fiducia. Così questo è il giorno in cui Cristo inizia il suo pellegrinaggio nel mondo. Per ora solo in Maria. E' incominciato il Natale.

 

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