TESTO Commento su Marco 1,22
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IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (29/01/2012)
Vangelo: Mc 1,22
21Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. 22Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. 23Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, 24dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». 25E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». 26E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. 27Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». 28La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
Erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Mc 1,22
Come vivere questa Parola?
Lasciarsi afferrare dalla persona di Cristo: ecco dove ha inizio l'identità del cristiano. Nel fascino di uno che, oggi come ieri e come domani, esercita una forza che è autorità. Ed è talmente una forza interiore l'autorità che si differenzia dal potere proprio in questo.
Chi ha autorità (e qui s'intende ovviamente autorità come autorevolezza) è capace di persuadere al bene e di orientare gli altri a ciò che è giusto. Chi invece ha potere (fosse pure un'autorità anche riconosciuta in campo civile e forse anche ecclesiastico) e si serve del potere solo per i propri interessi, danneggia il prossimo e, a lungo andare, anche se stesso.
Sì, perché vivere è dare gloria a Dio servendo con amore i fratelli.
Diversamente la vita è menzogna: un vero disastro!
Ecco, il vangelo odierno che ha per centro quell'imperioso comando di Gesù al demonio: "Taci, esci!" esplicita pienamente l'autorevolezza di Cristo Signore che, con due soli verbi, libera l'indemoniato dal potere del maligno. Sì, in qualche misura, anche il cristiano è chiamato ad essere autorevole, cioè "vero", "autentico" in tutto quello che pensa, dice, fa.
Là dove vivo come casalinga o impiegato, o scrittore, o medico o geometra o altro, sono autorevole se compio bene serenamente e per amore quello che faccio.
Non permettere, Signore, che io eserciti il potere da egoista-tiranno. Né sui bambini, né suglli anziani, né sulla moglie o il marito, o sul cane o sul gatto. Rendimi autorevole perché capace della gioia di amare.
La voce di un dottore della Chiesa
Due amori fecero due città: la città terrena l'amore di sé fino al disprezzo di Dio, la città celeste l'amore di Dio fino al disprezzo di sé.
S. Agostino