TESTO La parola insegnata con autorità
IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (29/01/2012)
Vangelo: Mc 1,21-28

21Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. 22Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. 23Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, 24dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». 25E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». 26E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. 27Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». 28La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
Se ci guardiamo attorno ci accorgiamo che la gente vive delle situazioni difficili. La crisi economica, i drammi che spesso si sentono, le proteste e per finire, in questi giorni, al nord Italia il terremoto che ci ha profondamente scosso generando panico nelle persone. Se poi osserviamo come il mondo va avanti, ci accorgiamo che niente cambia e che, in fondo, chi è potente ha sempre ragione, per cui ciò che conta è possedere.
C'è però la voglia di tornare all'essenziale, alle cose fondamentali.
Gesù è a Cafarnao, in casa di Pietro e, al sabato, si reca nella sinagoga, legge le scritture e predica. La gente è stupita del suo insegnamento, rimane a bocca aperta. Il suo non è un parlare a caso, ma vive ciò che esprime. L'autorità si lega a questo profondo legame tra la vita e la scrittura.
Nella sinagoga c'è un indemoniato. Forse è una persona che ha problemi psicologici, comunque è tormentato da uno spirito immondo.
Il male è presente proprio all'interno della sinagoga, della Chiesa. Noi siamo sempre propensi a vedere il male altrove, mentre sarebbe importante riflettere al nostro interno, ossia come certi modi di intendere la fede siano di fatto "demoniaci".
"Che c'entri con noi Gesù Nazareno? Sei venuto per rovinarci!". L'indemoniato sa chi è Gesù eppure lo respinge. Sa che Gesù è il Dio che viene per trasformarci, per cambiarci e non accetta questo percorso, anzi vede in Gesù un concorrente alla sua vita. Dio è contro di me. Quindi lo devo mandare via.
Cosa c'entra il Signore con noi? Perché non rimane lì solo relegato nel sacro? Perché mi invita ad uscire dai miei schemi per divenire una persona che vive in modo nuovo la propria economia, la giustizia, la solidarietà?
Credere non è sufficiente, perché anche il demonio crede. La vera fede è tale solo se si avvale di una vita trasformata.
Lo spirito immondo esce da quell'uomo.
Gesù è il più forte che vince il forte. La parola finale è sempre una parola di speranza mai di sfiducia.
La gente rimane allibita e si domanda cosa significhi tutto questo. In fondo, si chiede chi è questo Gesù che viene a sconvolgere sicurezze, certezze, formalismi. Un maestro che non solo incanta l'assemblea, ma è in grado di vincere il male presente nel mondo e inaugurare uno stile di vita nuovo.
Agendo da veri credenti e non da ascoltatori passivi o distratti di una Parola che dona salvezza.