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TESTO L'amore e l'autorità

padre Gian Franco Scarpitta  

IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (29/01/2012)

Vangelo: Mc 1,21-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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21Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. 22Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. 23Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, 24dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». 25E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». 26E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. 27Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». 28La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

Gesù è il Figlio di Dio, la Parola incarnata. E' vero Dio e vero uomo e la sua umanità nulla smentisce della sua divinità, anche se le due cose non sempre si notano nei vangeli congiuntamente.

Proprio la duplice natura umana e divina porta a legittimare che egli parli e agisca "con autorità", cioè in modo del tutto differente dagli scribi e dai Farisei: come Dio fatto uomo egli annuncia gli "arcana cielorum" (Dei Verbum), i misteri di Dio e la sua volontà di salvezza e pertanto il suo messaggio è attendibile e degno di nota.

Che Gesù nella sua vita conoscesse e rispettasse le Scritture è certo e assodato: da zelante Ebreo osservante della Legge di Mosè non combatteva né smentiva quanto questa conteneva e anzi il rispetto e l'obiezione che nutre nei confronti di essa è oggetto del suo stesso insegnamento: "Neppure uno iota sarà mutato delle Scritture". Ma che Gesù possa avvalersi di una certa autorità sugli Scritti è imposto dal suo essere Figlio di Dio che vuole - appunto - non smentire ma portare a compimento la Legge, darle cioè il suo valore definitivo di salvezza e la retta interpretazione secondo la novità del Regno che il Padre ha apportato nelle sue parole e nei suoi atti.

Ecco perché nella sinagoga, come sta descrivendoci Marco nel brano odierno, Gesù si esprime con fare assai disinvolto e innovativo, anche prescindendo dalle stesse Scritture e dalla sua indubbia preparazione su di esse. E questo suscita meraviglia negli astanti.

Gli domanderanno: "Con quale autorità fai queste cose?", (Mc 11, 27 e ss) e tuttavia la risposta a questa domanda non sarebbe difficile se si riscontrasse l'evidenza delle opere di Gesù, oltre che delle sue parole: contrariamente alle aspettative della legge mosaica, Gesù guarisce in giorno di Sabato poiché "il Sabato è fatto per l'uomo e non l'uomo per il Sabato", si intrattiene nei pasti con i pubblicani e con i peccatori, guarisce i lebbrosi e recupera la vista al cieco alla piscina di Siloe, guarisce il paralitico nel suo lettuccio rimettendo egli stesso i suoi peccati e in più caccia i demoni mostrando affermata superiorità nei loro confronti. In tutti questi atti Gesù agisce come "rappresentante" di Dio, appropriandosi di attributi e di un appannaggio che solo a Dio è concesso e soprattutto manifestando, per mezzo delle opere e degli atti d'amore, che in Lui il Regno di Dio è venuto. In una parola, il suo agire è lo stesso agire di Dio e nelle sue parole e nelle sue opere si manifesta concretamente l'amore del Padre nei confronti di tutti, specialmente dei deboli e dei peccatori.

Nei confronti delle prescrizioni della Legge, quali nella sinagoga o in Israele erano conosciute, egli si esprime perentoriamente con questi termini: "Avete sentito che vi fu detto... Ma io vi dico" Nella Bibbia quando manca espressamente in una frase il complemento d'agente, questi è da intendersi sempre Dio; ragion per cui: "Avete sentito che vi fu detto DA PARTE DI DIO". Aggiungendo "Ma io vi dico" Gesù ricorre a quello che Jeremias chiama Io enfatico, il quale afferma l'autorità di Gesù sugli insegnamenti divini. L'autorità con cui Gesù fa questo e quello è determinata dal fatto che egli è Figlio di Dio, il Verbo che da sempre è Dio con il Padre.

Fatto sta che nella sinagoga il linguaggio di Gesù è insolito e inaspettato e coloro che lo odono non vogliono credere alle proprie orecchie. Gesù parlava non già come gli altri scribi, che si avvalevano di un precedente corso di studi teologici e che avevano seguito un certo itinerario di formazione sulla Scrittura prima di accedere alle sinagoghe, bensì con un linguaggio del tutto proprio ed indipendente, che addirittura prescindeva dalle Scritture stesse, e con una modalità dialettica del tutto particolare.

La sua autorità comunque viene riaffermata qui da un episodio altrettanto insolito quanto lo sono state le sue parole: nel bel mezzo della proclamazione e del commento delle Scritture, nella sinagoga, un uomo si mostra posseduto da uno spirito immondo. Cosa avviene?

Poco fa' si faceva cenno agli esorcismi di Gesù, ma particolarmente questo episodio ci mostra che davvero Lui è il Figlio di Dio e che la sua "autorità" è in ogni caso legittimata, perché i demoni gli si mostrano succubi e sottomessi e dove finisce la loro spavalderia comincia il dominio di Gesù nei loro confronti, che è lo stesso esercizio di potere che egli ha sul peccato e sulle forze del male. I demoni riconoscono in lui il Santo di Dio, il Giusto ineffabile che Dio ha mandato nel mondo e nulla possono contro la divina onnipotenza in egli manifesta.

Ma se i demoni si mostrano umili e sottomessi di fronte al Santo di Dio, perché non dovrebbero esserlo anche gli uomini, dal momento che Gesù del resto mostra un'autorità del tutto evidente e indiscussa e comprovata dalle parole e dalle opere.

Come afferma il libro del Deuteronomio alla Prima Lettura di oggi, la prova certa che un annuncio da parte di un profeta sia reale e attendibile è la sua verificabilità: quanto viene preannunciato, se davvero è reale, deve realizzarsi; ora, come poter dubitare della reale autorità di Gesù, dal momento che tutto quello che egli annuncia si realizza puntualmente e soprattutto si è realizzato in Lui quello che avevano predetto i profeti? Come porre resistenza all'evidenza di un Dio autoritario che mostra il suo potere tuttavia semplicemente nell'abbandono e nella morte di croce?

Gesù ha autorità in quanto è egli stesso la realizzazione delle promesse antiche e le sue stesse opere lo confermano e lo rendono degno di fiducia. Egli è il Figlio di Dio venuto ad instaurare la novità del Regno ed è pertanto legittimo che adoperi nella sinagoga come in altri contesti di predicazione un determinato linguaggio espressivo del nuovo. Non abbiamo motivo di dubitare di lui né di smentire la sua divina autorità come elemento di divina provenienza ma occorre che ci disponiamo all'ascolto e alla sottomissione attenta che è possibile solamente nella fede e nella speranza. Se Gesù è la nostra autorità non resta che lasciarci condurre e guidare da lui, immedesimarci con spirito critico e partecipe nelle sue opere e far nostri i suoi insegnamenti, soprattutto considerando che l'autorità di Gesù, sebbene divina e assoluta, è tutta proclive al servizio e alla abnegazione nei nostri confronti.

La pagina di oggi ci invita quindi alla fede, ponendo le ragioni della medesima tuttavia nell'umiltà e nella buona disposizione di cuore, perché si riconosca in Gesù nient'altro che il Signore e il Salvatore che per amore ha voluto darsi a noi, mentre la sua stessa vita ci induce a ripensare all'esercizio dell'autorità nei nostri giorni e al valore della sudditanza e dell'obbedienza, quando questa sia seriamente fondata e motivata. Il primato di chi governa è legittimo e provato quando si eserciti nello spirito di abnegazione e di servizio verso quanti obbediscono e perché possano istaurarsi rapporti di vera ed eloquente convivenza, occorre collimare l'obbedienza e la sottomissione con la libertà, l'intraprendenza e la comunanza di vita, proprie dell'insegnamento evangelico di chi, come Gesù, afferma "Ma io vi dico" semplicemente per esprimere l'amore di Dio Padre.

. Diceva Congar che «"L'unità senza moltitudine è tirannia; la moltitudine senza unità è anarchia. Un corpo non è tirannia né anarchia."

E a rendere armonia fra unità e moltitudine è un'autorità fautrice di servizio e promotrice di benessere e di armonia fra le parti, alla quale offrire la propria debita riverenza e sottomissione. Insomma, l'autorità con cui il Cristo ci ama".

 

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