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TESTO Sulle orme di Gesù, il primo missionario

Giovani Missioitalia  

III Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (22/01/2012)

Vangelo: Mc 1,14-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 1,14-20

14Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, 15e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

16Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 17Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». 18E subito lasciarono le reti e lo seguirono. 19Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. 20E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

Per l'anno nuovo la Diocesi di São Luis, ha proposto l'organizzazione nelle varie parrocchie delle Sante Missioni Popolari: evangelizzazione, recupero storico, visite alle famiglie. Ogni singola persona diventa così missionaria. Il Vangelo, la parola di Dio, deve entrare nelle case, risuonare nelle strade, essere nuovamente respirata, in un periodo storico dove altri idoli distolgono l'attenzione da ciò che è veramente importante. Arrivando in Brasile come famiglia laica missionaria, non avremmo mai immaginato che da lì a poco tempo, anche chi ci circondava e camminava con noi nelle strade di Cidade Olimpica, sarebbe diventato missionario per qualcun altro, vero "pescatore di uomini".

Un verbo, secondo me, contraddistingue questo Vangelo. Un verbo difficile da intendere, se non viene vissuto. "Lasciarono" non implica solo l'azione dell'andarsene, del partire, ma c'è dietro una scelta. Una scelta difficile, profonda, rischiosa. Una scelta di fiducia cieca. I primi due discepoli lasciano le reti: lasciano un lavoro sicuro, il loro sostentamento, il loro cibo. I secondi due lasciano addirittura il padre. E perché o per chi? Per seguire un uomo, una fede, un Messia, che nemmeno conoscono, ma che fa vibrare il loro cuore. Quanti di noi oggi, sarebbero disposti a lasciare tutto quello che hanno e riporre la propria vita nelle mani di uno sconosciuto? Quanti avrebbero il coraggio di abbandonare un lavoro (soprattutto in questo periodo di crisi mondiale), il pane quotidiano, la famiglia, per seguire la propria fede, il proprio cuore? Ma l'esperienza di questi primi quattro discepoli ci fa capire che dove c'è fede, c'è amore, c'è fiducia, nulla è impossibile. Anzi, quella che agli occhi dei più, può sembrare una scelta impossibile, per loro diventa qualcosa di normale, diventa certezza, diventa vita quotidiana. Tanto da compiere le loro scelte "subito".

Ma, accanto alla decisione dei quattro, ce n'è un'altra che probabilmente è ancora più coraggiosa e più difficile. Quell'Uomo che li chiama e li sceglie ha un compito non semplice. Poteva tranquillamente restarsene in casa, lavorare con il padre in falegnameria, costruire una famiglia o divertirsi, essendo ancora giovane. Invece no. Decide di andare per le strade, di camminare, di mettersi in gioco. Incontra persone, le invita, le istruisce, perché ha studiato, perché conosce le Scritture, perché ne ha la capacità. E ha il coraggio di rifiutare quello che la vita offre di alternativo, per "sporcarsi le mani" e faticare quotidianamente. Così alla domanda: quanto coraggio hanno avuto quei quattro a lasciare tutto per seguirlo? fa da eco un'altra domanda, ancora più impegnativa: quanto coraggio ha avuto quell'Uomo ad andare per le strade, predicare una fede non conosciuta, scegliere ed invitare delle persone estranee o addirittura lontane dalla morale?

In questi mesi, nella realtà di Città Olimpica, periferia impoverita della metropoli di San Luis, si sta cercando di lavorare in questo senso. Essere cattolico, non è soltanto andare alla Santa Messa la domenica, ma è conoscere la Bibbia ed avere la volontà di uscire di casa, di bussare alle porte, di invitare e annunciare con gioia la bellezza della Parola di Dio. Qui le alternative sono moltissime: la droga, la violenza, l'alcool in primis, ma anche cose più semplici, come le telenovele in televisione, le feste o il calcio. Ma non si possono dimenticare anche cose essenziali come il lavoro, la famiglia, la casa, che spesso sono vere e proprie catene, che rendono ciechi. Non dimentichiamo che Gesù per primo, e poi via via gli altri discepoli, "lasciarono" la loro casa, i loro genitori, il loro lavoro, le loro certezze, per impolverarsi i piedi e far conoscere la Buona Notizia. Il lavoro oggi è difficile. Le priorità non ancora sono chiare per tutti. Le porte delle case visitate spesso rimangono chiuse o, peggio, si ricevono brutte risposte. Ma è importante perseverare, non scoraggiarsi, aver fiducia e continuare ad andare, senza voltarsi indietro. Proprio come Gesù, il primo missionario della nostra Chiesa.


Domande o provocazioni

  • Sono stato un Gesù per qualcuno? Ho avuto il coraggio di uscire in strada ed annunciarlo?

  • Gesù passa nella nostra vita quotidiana. E noi? Abbiamo saputo riconoscerlo? E dire "subito" il nostro sì?

Commento a cura di Damiano Conati, missionario laico fidei donum, che vive con la famiglia in Brasile

 

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