PERFEZIONA LA RICERCA

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO La Madre e il vino bello

don Cristiano Mauri  

II domenica dopo l'Epifania (Anno B) (15/01/2012)

Vangelo: Gv 2,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 2,1-11

1Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. 2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». 4E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». 5Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».

6Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. 7E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. 8Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. 9Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo 10e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».

11Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

Resisto alla tentazione di scattare subito avanti a veder l'acqua che si tramuta nel miglior vino di Cana.
Mi fermo qui, all'inizio: c'è un gioiello da raccogliere.

Maria che parla, interviene, ordina. Succede talmente di rado nei Vangeli, che quando capita va colta al volo.

Rimango allora nell'incipit del racconto, a diventar per una volta discepolo della Madre.

Sarò in buona compagnia: anche Lui, il Figlio, crebbe alla sua scuola.

Voglio però svestirmi solo per un attimo della teologia giovannea.

E' tanto luminosa da abbagliare, e le immagini che di sé impregna rischiano talvolta di sbiadire nei contorni.

Niente spiegazioni simboliche, riferimenti testamentari, implicanze di senso.

Semplicemente il modo di stare di Maria a fianco del Figlio: parole e gesti, nudi, concreti e veri.

Guardo questi e ascolto quelle. Mi sembra di cogliervi già una pregnanza altissima.

«Non hanno più vino». E' Maria che genera il Figlio.

Guardo una madre che accompagna il figlio ad esser ciò che è.

Maria depone Gesù nello spazio costituito dall'altro e dalla sua indigenza.

Quello è il "luogo" del Figlio, il suo posto nel mondo: lì Gesù assume ed esprime la sua più vera natura.

E' un nuovo parto in cui - come per il primo - Maria non impone a Gesù il nome da lei voluto ma riconosce l'identità che Gesù porta in sé, guidandolo verso di essa. Maria genera ancora Gesù mettendolo di nuovo al mondo, nel modo in cui Gesù deve essere nel mondo: portatore del «vino bello».

Un'immagine di maternità splendente: generare un figlio accompagnandolo verso il proprio posto nel mondo, ascoltare l'identità profonda che porta con sé, accoglierla, guidarlo a riconoscerla, creare le condizioni perché possa essere effettivamente assunta.

E nessun discorso, bensì una situazione concreta, una provocazione pratica, una sollecitazione della libertà.

Un modo altissimo di generare.

«Qualsiasi cosa vi dica, fatela». E' Maria che consegna il Figlio.

Ascolto la Madre mettere Gesù nelle mani dei servitori e i servitori nelle mani del Figlio.

La Madre consegna il Figlio alla Missione che lo attende e alla quale appartiene, più ancora che a lei stessa.

Quella è la destinazione del Figlio, la sua direzione di vita. Nulla deve trattenerlo, niente può farlo indugiare.

Dopo aver generato Gesù alla propria identità, ecco il gesto della libertà che dichiara quel generare come un vero amore. Maria taglia di nuovo il cordone ombelicale del Figlio lasciandolo al suo cammino.

Mistero dell'amore che sa lasciare senza rinnegare. Mistero di maternità.

«Questo fu l'inizio dei segni». E' Maria ha generato e consegnato il Figlio a tale inizio.
La Madre ha chiesto a Gesù un miracolo di gratuità.

Se tutti i miracoli sono gratuiti e nessuno è "necessario", il vino di Cana lo è per eccellenza.

Non è questione di vita o di morte, il vino. E' surplus di grazia, sovrabbondanza di bellezza e gioia.

E' quella dimensione della vita che sconfina dal dovere e si perde nel volere fino al piacere.

Il primo dei segni è il segno della gratuità, della sovrabbondanza della Grazia.

Ed è la Madre ad introdurre il Figlio negli orizzonti della gratuità.

Accogliere l'identità dell'altro e dedicarsi al suo affermarsi; imparare l'amore che libera senza abbandonare; fare della gratuità l'inizio di ogni nostra opera.

Non so se queste siano caratteristiche esclusivamente materne, non credo.

Ma intanto oggi ho visto una Madre esserlo così. E ne sono stato consolato.

Dicono che questo sia un tempo senza padri. Vero.

Ma è certo anche un tempo che domanda alle madri di incominciare ad esserlo sul serio.
Madri come la Madre, però.
Basterebbe e ne avanzerebbe.

 

Ricerca avanzata  (53996 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: