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TESTO Storia di una chiamata

don Luigi Trapelli

II Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (15/01/2012)

Vangelo: Gv 1,35-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,35-42

35Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». 37E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?». 39Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.

40Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – 42e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

Il Vangelo di Giovanni, in sintonia con la prima lettura, ci presenta un testo di chiamata.

Nella prima lettura troviamo la chiamata di Samuele con quell'Eccomi che sempre mi commuove. In Giovanni, la chiamata riguarda i primi apostoli.

Giovanni è nel deserto con due dei suoi discepoli. Fissa Gesù con uno sguardo che vuole penetrare dentro il Suo mistero. Lo definisce come l'Agnello di Dio, ossia come Colui che viene a portare su di se i peccati del suo popolo. E i discepoli seguono Gesù. I discepoli, verrà precisato in seguito, sono Andrea e Simone.

Gesù si volta, li vede e pone loro una domanda forte: " Che cercate?"

In fondo è la domanda che ci potrebbe essere rivolta a noi oggi. Che cosa andiamo a cercare in Chiesa, che cosa cerchiamo in Gesù, cosa vorremo dalla nostra parrocchia, dai nostri gruppi.

I discepoli vogliono sapere dove dimora Gesù ed Egli li invita a seguirlo. "Vieni e vedi". Quante volte parli con persone che raccontano di altri o su eventi senza averli visti. Ciò che conta nella vita è andare a vedere, incontrare realmente l'altra persona. L'orario, poi, mi sconvolge sempre. Le quattro del pomeriggio. Giovanni, che scrive il Vangelo, si ricorda ancora a memoria il momento preciso dopo circa sessant'anni in cui ha incontrato Gesù. Gesù ha realmente sconvolto la vita di questa persona.

Quando leggo questo testo, ripenso a un momento per me importante che ricordo sempre anche nell'orario preciso. Il giorno in cui ho pensato seriamente di diventare prete. Certo è frutto di un percorso, di un cammino, tuttavia il momento in cui ho capito la mia scelta è avvenuto in una precisa ora nelle montagne in un camposcuola Diocesano.

Andrea è il primo che incontra Gesù e subito ne parla al fratello Simone. Quando hai una gioia interiore, la trasmetti immediatamente. Gesù lo fissa e gli dona il nome di Pietro, ossia ciò che lui sarà in seguito. La pietra, la roccia della futura Chiesa.

Vorrei chiudere questa omelia con una poesia che racchiude la mia vocazione. A tratti ho voluto romanzare il testo, però il senso della vocazione credo traspaia profondamente.

Avevo sedici anni quando andai a passeggiare in mezzo al bosco.

Proseguendo lungo il cammino, mi imbattei in alcune tracce lasciate da uno strano animale che non riuscivo a decifrare. Incuriosito, seguii tale pista. Ed ecco mi trovai in mezzo ad una stupenda radura. Salii su una piccola roccia e da lì provai a contemplare il panorama che si ergeva davanti a me. Un bosco fittissimo di pini e abeti, coprivano la mia vista.

Poi, quasi d'istinto, guardai verso l'alto il cielo e fissai il sole. I suoi raggi quasi entravano in me, dando calore al mio corpo.

Ad un tratto, ebbi la netta sensazione di sentire una voce che mi parlava. Chiusi per un attimo gli occhi. Li riaprii. La voce mi stava sussurrando. "Luigi, cosa farai della tua vita? Ricordati che la vita è solo un dono!".

In quel momento mi inginocchiai per terra, misi le mani sul volto e mi misi a piangere. Per la prima volta sentii in me una felicità enorme, profonda. Rimasi in quella posizione per alcuni minuti e poi mi alzai. Tornando verso casa, ripensai a tale evento e compresi che non era affatto un sogno.

A casa proseguii la mia riflessione. Poi, d'istinto, aprii le mani e dissi: " Signore, eccomi sono pronto a donarmi per te". E da quel giorno la mia vita cambiò!!.

 

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