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TESTO Estraneità

don Daniele Muraro  

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XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (14/08/2011)

Vangelo: Mt 15,21-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 21partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». 24Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». 26Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 27«È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

Tiro e Sidone sono città pagane già nominate in precedenza in contrapposizione ai villaggi sul lago di Galilea: "Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse... si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi."

In queste parole il Signore sembra benevolmente disposto verso i due centri, quasi piccoli stati, della Fenicia. Però, quella volta che li aveva mandati in missione, egli stesso aveva proibito ai suoi discepoli di sconfinare verso i territori dei pagani. Se dovevano star distante dai Samaritani, tanto più dovevano evitare ogni contatto con la popolazione rivierasca del nord, gente pericolosa contro la quale già si erano scagliati i profeti.

Gesù non è costretto dal suo divieto, ma al caso presente, come si vede, evita di fermarsi tra la gente perché non gli interessa allargare il cerchio della sua predicazione; infatti è ancora in cerca di solitudine e di distacco dal clamore dopo i fatti recenti della morte del Battista e della moltipilicazione dei pani.

In ogni caso la sua presenza prefigura la salvezza dei pagani, quella descritta nella prima lettura presa dal libro del profeta Isaia e anzi in qualche modo la supera, perché essa non è più vincolata al pellegrinaggio a Gerusalemme e alla preghiera nel tempio, ma è collegata alla sua persona e alla fede.

Tale fede il Signore la pretende ben formata e perciò nel caso della donna preoccupata per la figlia la mette alla prova con una dissimulazione che finge di non sentire, con una risposta negativa capace di troncare ogni buona aspettativa e con il rimprovero sotteso al paragone infamante dei cani.

Nonostante le richieste Gesù prosegue il suo cammino e alle insistenze dei discepli risponde con una dichiarazione che è insieme chiusura agli estranei e accusa verso i compatrioti.

La donna che per farsi ascoltare era stata costretta a gridare rimaneva ad una certa distanza. Ma non si arrende e trova la maniera di farsi strada fino a cadere alle ginocchia del Maestro. A questo punto Gesù non la può più ignorare ed è costretto, per così dire, a rivolgerle la parola direttamente.

La risposta alla richiesta di aiuto suona come una ulteriore doccia fredda: "Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini". Il Signore non dice nulla di falso esprimendosi così, ma sembra mancare di tatto.

Dall'immagine tradizionale del gregge e dall'appellativo pieno di dignità di figli riservato ai Giudei abbassa i pagani alla considerazione dei cani. Sembra che il distacco venga abbandonato solo per dare voce all'offesa.

"Non date le cose sante ai cani", aveva raccomandato Gesù ai suoi apostoli, invitandoli alla prudenza nell'esercizio del loro ministero. Abbiamo conservata la testimonianza che nella Chiesa apostolica al momento dell'offertorio si intimava "Chi è santo si avanzi, chi non lo è si penta".

Un conto però è parlare in generale contro il paganesimo, un conto è avere a che fare con un caso concreto di una donna straniera sì ma nella sofferenza e piena di devozione.

La donna non reclama non un diritto, ma insiste per ottenere una grazia. Il pane è la salvezza preparata attraverso la dottrina e la grazia del Vangelo. Perciò con il suo atteggiamento altero il Signore vuol solo sottolineare l'eccezionalità della richiesta da parte della donna.

Cristo la tira per le lunghe perché conosce la determinazione della donna e la sua grande fede. Così la rende evidente a tutti. I discepoli che intercedevano per lei, avrebbero dovuto riconoscerne non solo il caso patetico, ma anche la religiosità che la spingeva.

Il gridare che dapprima poteva dare l'impressione di turbamento esistenziale, invadenza e smarrimento si articola in un ragionamento che strappa l'ammirazione pubblica del Signore e diventa lezione per gli Apostoli.

"Avvenga per te come desideri!" è una dichiarazione da parte del Signore di completa giustezza della sua disposizione d'animo. La stessa donna che fino a qual momento era stata apparentemente disprezzata alla fine viene lodata per la sua fermezza d'animo, per la forza di sopportazione e per la confessione di umiltà.

I discepoli non avevano chiesto con la stessa determinazione e magnanimità, ma più per abitudine: il Signore che guariva tutti, avrebbe potuto guarire anche Lei. Invece per Gesù ogni incontro è speciale e se fa pesare la sua liberalità è per far risaltare l'unicità del rapporto che Egli intrattiene con ciascuno.

Anche per la Cananea valgono le parole di san Paolo nella seconda lettura: "Dio ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti!". La distanza da Dio della donna era esteriore, doveva fare un lungo cammino per superare secoli di paganesimo che la separavano oggettivamente dalla salvezza.

Fra noi battezzati e il Signore invece la crosta delle nostre pigrizie e mediocrità a impedire il contatto. Se solo riuscissimo a non chiudersi in noi stessi nei momenti di difficoltà nella vita ma continuassimo invece a chiedere, cercare e supplicare da Dio, avremmo la possibilità di vedere esauditi non sempre i nostri desiderata, ma senz'altro i nostri bisogni, e ottenere così quello che serve al nostro vero bene.

 

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