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TESTO La "differenza cristiana"

don Cristiano Mauri  

VI domenica T. Avvento (Anno B) (18/12/2011)

Vangelo: Lc 1,26-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,26-38

26Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Un torto più grande a Maria non potevamo farlo. Non che fosse nostra intenzione, per carità, anzi a dire il vero ci sembrava pure di renderle il dovuto onore e di celebrarla come si meritava.

Quando abbiamo lodato la sua purezza, ammirato la sua disponibilità intraprendente, sottolineato la sua cura per Gesù, rimarcato la sua attenzione ai bisogni dell'altro, evidenziato la sua fedeltà alla parola data, esaltato la sua capacità di sopportazione, invidiato la sua dedizione, le abbiamo fatto un torto.

Ci è venuto spontaneo farlo, non che fosse una teoria o un piano studiato.

D'altronde una Madonna dipinta in questo modo può facilmente incarnare la figura del cristianesimo che stiamo interpretando.

Il «cristianesimo orizzontale», di carattere fortemente sociale, disciolto nella retorica dei rapporti umani, spinto dalla preoccupazione di collocarsi nella storia, di rispondere alle attese dell'umanità, di avere un peso politico e civile, consumato dalla frenesia della carità; ma pure attento al desiderio di realizzazione di sé dell'uomo moderno, sbilanciato su un forte approccio introspettivo ed emotivo spacciato per "spiritualità e attenzione al discernimento", condito con una fortissima impronta etica quando non è moralistica; cristallizzato in comunità che, inseguendo l'idea una Chiesa protagonista attiva della società ma legata alla Sua sorgente finiscono per oscillare tra l'attivismo pastorale e il ritualismo formale.

Tutto sommato un cristianesimo così da protagonisti come poteva porsi davanti a Maria se non proiettando su di lei l'ombra di se stesso?

E torto più grande non potevamo farle. Eppure il Vangelo è attentissimo a raccontarci un'altra Maria.

Ma non di rado ci capita di fare la figura dello stolto che quando il saggio indica la luna, lui guarda il dito.

Così' facciamo quando dipingiamo Maria al modo di cui sopra.

Così ci comportiamo quando crediamo che il Vangelo dell'Annunciazione intenda raccontare l'esemplarità di Maria.

Ma l'Annunciazione è il proclama della potenza che lo Spirito manifesta quando si intreccia con una libertà aperta e accogliente; è la dichiarazione che l'umanità ha anzitutto «carattere verticale»; è l'affermazione di quanto in alto può salire l'uomo ma solo se riempito dalla grandezza di Dio.

In tutto il suo racconto, tra Vangelo e Atti, Luca si affanna per raccontare il circolo virtuoso tra Spirito e libertà, dall'Annunciazione, passando per la Pentecoste, fino ai viaggi paolini. Un solo protagonista - lo Spirito - che sa affascinare, guidare, trasformare le umanità che a Lui si uniscono, rendendole presenza del Regno che si avvicina nell'orizzonte degli uomini.

Maria senza lo Spirito non è nulla.

E' la potenza dello Spirito che "fa" la Madre di Dio.

Maria non gioca d'anticipo con lo Spirito, bensì lo asseconda.

Maria è recezione dello Spirito.

Come diceva il Cardinal Martini: «Lo Spirito c'è, anche oggi, come al tempo di Gesù e degli Apostoli: c'è e sta operando, arriva prima di noi, lavora più di noi e meglio di noi; a noi non tocca né seminarlo né svegliarlo, ma anzitutto riconoscerlo, accoglierlo, assecondarlo, fargli strada, andargli dietro.» (Lettera Pastorale: Tre racconti dello Spirito)

Se togliamo all'esperienza cristiana la sua «dimensione verticale», quella costituita dall'unione con Dio, dal forte e intimo rapporto con Lui, dall'ascolto docile dello Spirito la snaturiamo profondamente.

Se ci intestardiamo in un «cristianesimo orizzontale» che perde il suo riferimento trascendente, ritorniamo al peccato delle origini, quello dell'autoreferenzialità.

L'ascolto personale e comunitario dello Spirito costituisce la natura della fede e dell'esperienza ecclesiale.

Fuori di questo non esiste «differenza cristiana», anzi questa è la «differenza cristiana».

Altrimenti rimaniamo solo brava gente che fa giusto un po' di bene e non mi pare proprio che siamo gli unici.

 

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