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TESTO Commento su Lc 2,16-21

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Maria Santissima Madre di Dio (01/01/2012)

Vangelo: Lc 2,16-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, [i pastori] 16andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

21Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

I pastori, come Maria, accolgono la Parola in silenzio. Dal silenzio che è ascolto nascono le parole buone; quelle di Maria che magnifica il Signore, quelle dei pastori che "dicevano l'un l'altro" e "riferirono ciò che del bambino era stato detto loro".

Dall'annuncio, l'ascolto; quindi la decisione di mettersi in cammino: "Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere". La gioia viene dal fatto che i nostri occhi vedono che è proprio vero, che accade quello che dice la Parola del Signore. Maria insegna ancora che tutto questo va conservato nel cuore.

Il primo gennaio è consacrato alla preghiera per la pace. Noi amiamo la pace e ne soffriamo la mancanza. Ancora oggi intorno a noi quello che accade è la violenza, la guerra; prevale l'arroganza e la stessa economia alimenta l'ingiustizia. L'uomo non è capace d'imparare dalla storia e dai propri errori; è incapace di cambiare.

Cosa suggerisce la fede? Di iniziare da noi stessi. Solo un cuore in pace con se stesso, può diventare portatore di pace. È la scelta di chi incontra la pace profonda nell'amore di Dio. L'amore di Dio converte la mia violenza e la mia rabbia in accoglienza e misericordia. I santi lo avevano capito fino in fondo, come Francesco d'Assisi.

Signore, fa di me uno strumento della tua pace;
dove è odio che io porti l'amore,
dove è offesa che io porti perdono,
dove è discordia, che io porti l'unione,
dove è l'errore, che io porti la verità,
dove è il dubbio che io porti la fede,
dove è disperazione che io porti la speranza,
dove è tristezza che io porti la gioia,
dove sono le tenebre, che io porti la luce.

Signore, che io cerchi non tanto di essere consolato, quanto di consolare;
di essere compreso, quanto di comprendere;
di essere amato, quanto di amare.
Poiché è donando che si riceve;
è perdonando che si è perdonati,

è morendo che si risuscita a vita eterna.

Commento a cura di don Angelo Sceppacerca

 

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