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TESTO Si è fatto uomo!

don Alberto Brignoli  

Natale del Signore - Messa del Giorno (25/12/2011)

Vangelo: Gv 1,1-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1In principio era il Verbo,

e il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.

2Egli era, in principio, presso Dio:

3tutto è stato fatto per mezzo di lui

e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

4In lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini;

5la luce splende nelle tenebre

e le tenebre non l’hanno vinta.

6Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

7Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

8Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

9Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

10Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

11Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

12A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

13i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

14E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

15Giovanni gli dà testimonianza e proclama:

«Era di lui che io dissi:

Colui che viene dopo di me

è avanti a me,

perché era prima di me».

16Dalla sua pienezza

noi tutti abbiamo ricevuto:

grazia su grazia.

17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,

la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

18Dio, nessuno lo ha mai visto:

il Figlio unigenito, che è Dio

ed è nel seno del Padre,

è lui che lo ha rivelato.

Da sempre, l'uomo cerca di spiegare Dio. Cerca di capirlo, di interpretarlo, e a volte ha cercato pure di nominarlo, di assegnargli un nome. La tradizione ebraica, da sola, gliene attribuisce settantadue; quella islamica, novantanove.

L'Altissimo, l'Eccelso, l'Immortale, l'Eterno, l'Infinito, l'Onnipotente; e poi ancora, l'Assoluto, il Creatore, l'Innominabile, l'Uno, il Signore, il Principio e la Fine. E anche le caratteristiche, ci dicono di lui: Misericordioso, Fedele, Giusto, Liberatore, Santo, Pietoso ma insieme Giudice, Terribile, Dominatore, Misterioso e Nascosto.

E poi la filosofia, che lungo i secoli lo definisce Sostanza innata, Motore immobile, Ragione pura, Spirito libero, Orologiaio del mondo, Proiezione di un immaginario represso, Oppio del popolo, Essere che non c'è più, che è morto. E quindi l'Essere, Colui che era, e che ora è entrato nel Nulla, addirittura è diventato il Nulla.

Esatto: il Nulla, ciò che l'uomo ha ottenuto ogni volta che ha provato a parlare di Dio. E ci prova ancora, cercando di scoprirne l'origine e la sostanza in un laboratorio di Ginevra: lo chiama "Particella di Dio" (nome certamente migliore di quello scientifico), lo attribuisce alla scoperta di un fisico (il "Bosone di Higgs"), e nei primi mesi del prossimo anno lo presenterà al mondo come ciò che diede origine alla Creazione. E nell'occasione, lo faranno pure incontrare con il Papa, convinti forse che il Papa possa proclamare un dogma al riguardo.

Ma sarà tutto perfettamente inutile. Perché ci ha già pensato Lui, a proclamare e rivelare la propria identità. "Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo".

Dio si è rivelato all'uomo molte volte e in diversi modi, e qualche volta l'uomo l'ha pure capito. Ma indipendentemente da quello, alla fine dei tempi, ha deciso di rivelarsi là dove nessun uomo avrebbe mai pensato di incontrarlo: nel tempo e nello spazio. Nel suo tempo e nel suo spazio.

Nel suo tempo, nel tempo dell'uomo; ciò che l'uomo trova dentro di sé, quando la sua vita ha inizio, ma che paradossalmente si ritrova incapace a gestire, perché nessun uomo, alla fine, è padrone del suo tempo. E allora, il nostro tempo ce lo gestisce Lui: gli dà un inizio, gli stabilisce una fine, e contro lo scoglio del tempo fa infrangere le onde del nostro orgoglio.

E poi nello spazio; ciò che l'uomo trova al di fuori di sé, intorno a sé, e che per un misero frammento di tempo è pure chiamato ad occupare e a gestire. In affitto, però, mai da padrone. Perché nessuno di noi è mai padrone dello spazio che occupa: nulla abbiamo creato, e nulla ci porteremo via.

Nel tempo e nello spazio, là dove mai avremmo cercato Dio, è lui che viene in cerca di noi e assume il nostro tempo e il nostro spazio. E - cosa ancor più sconvolgente - lo fa incarnandosi. Assume non solo tempo e spazio, ma carne, sangue e ossa. Anima e corpo. Sentimenti, valori, pensieri, riflessioni, reazioni, rabbie, gioie e dolori.

Non più adorato in un Tempio, e neppure più solo contemplato nel Creato: Dio si rivela nella nostra carne mortale. Si fa uomo, fragile, misero, malato, indifeso, debole; precario, padre separato con figli a carico, disoccupato, in cassa integrazione, con mutui, Ici, Imu, tasse da pagare e rospi da ingoiare; senza prospettive, senza futuro, senza sicurezza per le strade, senza un tetto sotto il quale dormire, senza tolleranza perché straniero, senza protezione perché donna, senza dignità perché diverso.

E intorno a lui, un'altra umanità, anche se si fatica a definirla tale: sicura di sé, orgogliosa, senza scrupoli, incapace di pagare ciò che è giusto ma capace di scommettere su qualsiasi cosa, indifferente a ogni tipo di crisi, insensibile a ogni sofferenza, spregiudicata nel corrompere, sicura di sé come dei soldi che possiede.

Certo, anche quest'umanità entra nel presepe. Perché ogni presepe ha il suo castello di Erode. E ogni presepe ha sempre mucchi di sabbia e tanta, tanta paglia. Brillante e soffice, ma pur sempre sabbia spazzata dal vento; sottile e luccicante d'oro, ma pur sempre paglia, destinata a bruciare e a fare fumo. Su di essa, oggi si adagia un corpo, il corpo di un Bambino appena nato, il germoglio della Vera e Nuova Umanità. Che oggi assume un Volto, una Storia e un Nome.

Un Volto sofferente nel quale riconoscerlo, una Storia complicata nella quale incontrarlo, un Nome mai dato a Dio nel quale poterci salvare: il Dio Incarnato.

A volte, un Dio Incarnato che è pure un'assenza. Ma l'assenza di Dio non è mai inesistenza. Il Dio assente è solo "un Dio nascosto", non è un Dio inesistente. È nascosto, e insieme Rivelato. È proprio come la nostra misera storia di ogni giorno, a volte splendente come il sole, a volte buia come la notte.

Una cosa è certa: la nostra realtà è dura, ma chi vive fuori dalla realtà non ha corpo, non ha tempo e non ha storia. E quindi, non ha salvezza. Perché non ha Dio, perché non è Dio.

Perché Dio "si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità".

 

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