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TESTO Il cammino di fede di Maria

don Alberto Brignoli  

IV Domenica di Avvento (Anno B) (18/12/2011)

Vangelo: Lc 1,26-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,26-38

26In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Ci avviamo in maniera decisa verso la conclusione del cammino di preparazione al Natale. In una sorta di particolare coincidenza, come già era avvenuto per la Pasqua di quest'anno, celebrata molto avanti nel calendario e quindi lasciandoci tutto il tempo per assimilare bene il cammino di penitenza quaresimale, così l'Avvento di quest'anno (cadendo il Natale in domenica) si è sviluppato in tutta la sua lunghezza. Abbiamo quindi avuto quattro settimane complete, senza sconti, per preparare la nostra strada all'incontro con il Signore.

Ma in tutta sincerità, nemmeno se avessimo un anno completo per prepararci all'incontro con lui sarebbe mai sufficiente. Perché il cammino che ci prepara all'incontro con il Signore è un cammino costante, di ogni giorno dell'anno e in ogni epoca. E soprattutto, ci riguarda tutti. Perché è il cammino della fede, e quindi non è solo il cammino parziale di un determinato periodo dell'anno, vissuto con più o meno fervore o con maggiore o minore intensità. Ci sono, senza ombra di dubbio, alcuni periodi dell'Anno Liturgico che ci aiutano maggiormente nel prosieguo del nostro cammino, ma non ci possiamo limitare a quelli. E nemmeno siamo autorizzati a pensare che questo sia un cammino che riguarda solo alcuni, solo "gli addetti al mestiere", i consacrati, o peggio ancora "i bigotti" che vanno in Chiesa a ogni ritocco di campana.

Il cammino di fede all'incontro con Dio riguarda ogni uomo di ogni condizione, razza, popolo, lingua o religione; di ogni epoca e di ogni cultura; e soprattutto, qualunque sia il grado di fede che alberga nel suo cuore. Prova ne è il fatto (e lo deduco dal brano di Vangelo che conclude il nostro percorso domenicale di Avvento) che nemmeno Colei che è diventata la Madre di Dio ne è stata esente. Solo dieci giorni fa ne celebravamo l'Immacolata Concezione; oggi il Vangelo ci ricorda il mistero dell'Incarnazione del Figlio di Dio, reso possibile anche dal "sì" di Maria. Credo che celebrare le meraviglie che il Signore ha operato nella fanciulla di Nazareth non possa voler dire dimenticare che pure lei, come ogni donna ebrea del suo tempo, abbia dovuto compiere un cammino di fede incontro al Signore. Maria è l'Immacolata Concezione, ma non nasce già "arrivata" nella fede. Maria al termine della sua esistenza terrena è assunta in cielo in anima e corpo a sottolineare la grande dignità della Madre del Salvatore: ma la sua stessa esistenza è stata un continuo cammino di avvicinamento a Dio, fino alla perfezione dell'incontro definitivo con lui.

Mi permetto di leggere tra le righe di questo brano dell'Annunciazione le tappe del cammino interiore di Maria, che diviene simbolo e modello del cammino di fede di ognuno di noi. Lo desumo dalle tre risposte (due sono verbali, la prima invece è descritta da Luca come una domanda interiore) che Maria dà all'annuncio dell'Angelo. Ella innanzitutto "si domandava che senso avesse" essere salutata in quel modo. La domanda sul senso è la domanda che accompagna il nostro contatto iniziale con Dio, con la sua parola, o comunque con l'esperienza dell'Assoluto, di ciò che trascende la pura natura umana, la fisicità, per spingerci al pensiero delle cose soprannaturali: che senso ha ciò che facciamo? Qual è il senso dell'esistenza? Qual è il senso dell'affidare a qualcuno più grande di noi la realizzazione dei nostri desideri? Qual è - in definitiva - il senso di una vita che non riusciamo ancora bene a spiegarci come inizi e che soprattutto non sappiamo come e quando terminerà? In tutto questo, e sin dal principio, Dio ci viene incontro e ci aiuta con la presenza di qualcuno, di un "angelo" che ci dice: "Non temere, perché hai trovato grazia presso Dio".

Anche la domanda sul senso della vita, indipendentemente dalla possibilità o meno di trovare una risposta, è un tempo di grazia che Dio ci offre. E in questo tempo, lungo questo cammino, ci indica pure verso dove ci vuole condurre, a quale meta siamo chiamati: quella della nostra salvezza, operata da Colui che viene a salvare la nostra vita e a instaurare il suo regno, un "regno che non avrà fine".

Certo, il dubbio permane; l'incertezza, pure. Non è per il solo fatto che il Signore ci indica la meta che ora possiamo sapere con certezza come si svolgerà il cammino. Molte volte, il cammino dell'incontro con Dio è fatto di incertezze, di prove, di dolore (anche per Maria sarà così): e allora, chiederci: "Come avverrà questo?", non è affatto una mancanza di fede o sintomo di incertezza, ma è il desiderio di andare a fondo, di capire qualcosa di più di questo non sempre chiaro rapporto di amicizia tra noi e Dio. Lo sottolineo spesso, anche nei colloqui individuali e nella confessione, a chi mi confida di sentirsi "senza fede" perché assalito dal dubbio, dall'incertezza, da troppe domande su Dio e sulla sua presenza paterna: le domande sul credere, sul "come avviene", su "come è possibile che Dio faccia questo" non sono segni di mancanza di fede. Sono bensì tutto l'opposto: manifestano un animo profondamente desideroso di andare a fondo nelle cose di Dio, di cercarlo, di dare una ragione alla speranza che è in noi, di non vivere la fede in modo banale e superficiale, ma di volerla approfondire, pur nel buio di alcuni moneti d'incertezza e d'indecisione.

Nemmeno Dio lascia perdere. Continua ad andare a fondo, continua ad insistere nel volerci accompagnare all'incontro con lui, spiegandoci (a Maria, e in lei a tutti noi) che è lui che prende l'iniziativa, e che quando la prende la porta fino in fondo. Ce ne da la prova in altri che già hanno ricevuto i segni della sua misericordia (Elisabetta, parente di Maria, che genera nella sterilità). E in fondo ci dice che il cammino va avanti nonostante tutto, perché "nulla è impossibile a Dio".

Resta l'ultimo passo, quello del "sì". Dio non obbliga nessuno a credere, solo fa la sua proposta di salvezza. A noi rispondere positivamente oppure farci prendere dalla paura e quindi non affidarci a lui. Maria non ha più avuto paura e ha detto di sì. Ha celebrato le grandi opere che Dio ha compiuto in lei, e poi dentro di lei fa scendere un grande silenzio: non più una parola, non più un'affermazione in tutto il Vangelo, fino a quando Gesù avrà dodici anni.

Dodici anni di silenzio? Il Vangelo non dice nient'altro: di certo, è stato un silenzio che ha lasciato parlare la voce di Dio in lei. Maria alla fine del suo camino all'incontro con Dio ha detto "sì". Adesso la risposta, a una settimana dal Natale, tocca a noi.

 

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