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TESTO Una tenda, una casa, un cuore

mons. Roberto Brunelli

IV Domenica di Avvento (Anno B) (18/12/2011)

Vangelo: Lc 1,26-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,26-38

26In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Mille anni prima di Cristo, nella terra d'Israele, accadde una serie di eventi che portarono un semplice pastorello a divenire il re del suo popolo. E' il grande Davide, di cui parla la prima lettura (2Samuele 7,1-16): conquistata Gerusalemme e costruitasi la propria reggia, egli si mise in animo di edificare anche una "casa per Dio", un tempio dove accogliere l'Arca dell'Alleanza, considerata il segno della presenza divina in mezzo al suo popolo, custodita sino allora sotto una tenda. Ma un profeta lo dissuase: parlando a nome di Dio e giocando sul termine "casa" (che può significare abitazione ma anche famiglia, discendenza, dinastia) gli disse: "Tu vuoi costruirmi una casa? Sarò io a costruire una casa a te: ti darò un discendente che regnerà per sempre".

Quelle parole celavano un mistero; come avrebbe potuto un uomo regnare per sempre? Ma Dio è fedele, e a lui nulla è impossibile: la promessa si è adempiuta, quando, trascorsi mille anni, è comparso proprio un discendente di Davide, che era un uomo ma nello stesso tempo Dio, e perciò re del mondo intero, e senza scadenza. Lo dichiara il vangelo odierno, la celebre pagina dell'annunciazione (Luca 1,26-38): "L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: 'Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te (...) Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù (...) Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre, il suo regno non avrà finé. Allora Maria disse: 'Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?' Le rispose l'angelo: 'Lo Spirito Santo scenderà su di te; perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio'".

Si potrebbe discorrere a lungo, su questo passo. Tra l'altro, con la fedeltà di Dio che mantiene sempre quanto promette, vi si può cogliere la fonte dell'imponente fiume d'affetto che ha attraversato i secoli, per colei che a giusto titolo è venerata come la Madre di Dio. Nel passo citato appare significativo anche un particolare a prima vista sfuggente: "Fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret". Una città? Ma se l'Antico Testamento, dove sono citati anche i villaggetti, neppure la nomina! Il termine città è da intendere come nei film western, che chiamano così, basta ci siano il saloon e lo sceriffo, anche gli agglomerati di tre o quattro case. In base alle risultanze archeologiche, Nazaret non doveva essere molto più di qualche grotta adattata ad abitazione per gente semplice, e se tra loro vi era qualche discendente del grande Davide (gli antichi ebrei, orgogliosi della propria genealogia, la tramandavano con cura) certo ormai viveva umilmente del proprio lavoro. Stupisce perciò che proprio lì, e non nei palazzi dei potenti o dei sapienti, l'Onnipotente sia andato a cercarsi una madre per il suo Figlio.

La spiegazione si trova proprio nella vicenda di Davide. Quando il profeta fu mandato nella sua famiglia a scegliere il futuro re, fu tentato di designare non lui, il più giovane e neppure presente perché stava a pascolare il gregge, ma uno dei suoi prestanti fratelli; ne fu dissuaso da un'ispirazione divina, formulata così: "Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l'ho scartato, perché non conta quel che vede l'uomo: infatti l'uomo vede l'apparenza, ma il Signore vede il cuore" (1Samuele 16,7). Questo è il criterio con cui Dio sceglie: e se ha scelto un'apparentemente qualunque fanciulla di un oscuro villaggio come madre del suo Figlio, nel suo cuore Dio deve aver visto tesori più che in ogni altra donna. Soprattutto, una totale disponibilità, come suggerisce la sua risposta a chi le portava l'espressione della divina volontà: "Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola".

 

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