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TESTO Rallegratevi, il Signore è vicino

mons. Antonio Riboldi

III Domenica di Avvento (Anno B) - Gaudete (11/12/2011)

Vangelo: Gv 1,6-8.19-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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6Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

7Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

8Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

19Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». 20Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». 21Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. 22Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». 23Rispose:

«Io sono voce di uno che grida nel deserto:

Rendete diritta la via del Signore,

come disse il profeta Isaia».

24Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. 25Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». 26Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, 27colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». 28Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Si sente e si vive, anche se meno chiassosa, quest'anno, per la crisi economica, la gioia nel sapere che Dio si fa vicino a ciascuno di noi nella solennità del S. Natale.

Il Natale di Gesù ha un fascino particolare in tutti,... come se, nascendo Gesù, Dio tra noi, si entrasse in una vita di speranza, quasi presagendo che, quel canto degli Angeli sulla capanna di Betlemme, 'Pace in terra agli uomini che Egli ama', possa davvero far rifiorire la speranza, in questo nostro tempo che ha davvero bisogno di nutrirsi di consolazione, di sicurezza, di gioia vera e profonda ritrovata.

La Chiesa, accostandosi al Natale, oggi ci fa pregustare la grande gioia che Dio ci ha donato con Gesù. S. Paolo nella lettera ai Tessalonicesi, così ci invita a ritornare ad essere:

"Fratelli siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, ed in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie, vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male. Il Dio della pace vi santifichi interamente e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è colui che vi chiama: egli farà tutto questo" (1 Tes. 5,16-24)

E' l'invito della Chiesa a noi, supponendo che per noi cristiani davvero il tempo di Avvento, ossia il desiderio che Gesù torni a nascere tra noi, sia un atto vissuto con fede e nella preghiera. Conosciamo tutti il rischio che questo tempo, anziché della gioia e del Natale di Gesù, si trasformi in una corsa a ciò che passa, la festa esterna, i regali... magari accontentandosi di un fugace, seppur speriamo sincero, scambio di auguri. Ma augurio per cosa?

Il rischio che si cerchi di soffocare il bisogno della gioia di Cristo e del suo Natale, trasformando tutto in chiassoso e fugace momento di allegria esteriore, che lascia poi il vuoto del cuore, è grande ed è difficile sfuggirvi, perché è forte l'attrattiva della 'moda'.

Bisognerebbe farsi riempire il cuore dai sentimenti del profeta Isaia, che così esprimeva la sua gioia: "Lo spirito del Signore è sopra di me, perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione, mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le pieghe dei cuori spezzati, a proclamare la liberazione degli schiavi, a proclamare l'anno di misericordia del Signore. Io gioisco pienamente nel Signore: la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha avvolto con il manto della giustizia, come uno sposo che si cinge il diadema e come una sposa che si adorna di gioielli" (Is. 61, 1-11).

Sono davvero parole di profonda gioia quelle di Isaia che, al solo pensiero di vedere vicino Dio che viene esclama: "Io gioisco pienamente nel Signore".

C'era un tempo, quando ero fanciullo, in cui gustavo la gioia della prossimità del Natale, nel cercare nei campi il muschio per preparare il presepio, che era il segno e il sapore della gioia che Gesù stava per venire tra di noi. Ma erano tempi in cui regnava la povertà e quindi c'era molto posto per tutto ciò che era il sacro.

Era immensa contentezza cercare il muschio: ancora di più preparare il presepio, povero, come la grotta di Betlemme, ma capace di trasferirci nella serenità e pace del sacro Mistero.

Suscita tanta, ma tanta tristezza, vedere come oggi, nelle nostre case, anziché quella gioia semplice, frutto della fede, che era nelle nostre famiglie, abbiano preso posto simboli del mondo: alberi e festoni, luci e Babbo Natale, decorazioni che nulla hanno a che vedere con la bellezza del semplice presepio.

E' necessario rivitalizzare nuovamente la fede, oggi, con i suoi segni, semplici, ma profondi e veri, per ritrovare il giusto senso della vita, il suo valore più profondo, sorgente di pace e serenità vere. E' proprio la Pace che Dio dona, di cui tutti sentiamo nostalgia e bisogno. Un dono, che nulla può supplire.
Affermava Paolo VI, con la sua passione per Gesù:

"Ed ora vi dirò una cosa che tutti già conosciamo, ma che non meditiamo abbastanza nella sua fondamentale importanza e nella sua inesausta fecondità ed è questa: essere Gesù Cristo a noi necessario. Non si dica consueto il tema: esso è sempre nuovo. Non lo si dica già conosciuto, esso è inesauribile. "Tutto abbiamo in Cristo - afferma sant'Ambrogio - Tutto è Cristo per noi. Se vuoi curare le tue ferite, Egli è medico. Se sei ardente di febbre, Egli è la fontana. Se sei oppresso dall'iniquità, Egli è la giustizia. Se hai bisogno di aiuto, Egli è vigore. Se temi la morte, Egli è la vita. Se desideri il cielo, Egli è la via. Se sei nelle tenebre, Egli è la luce. Se cerchi cibo, Egli è l'alimento". Sì, Cristo è tutto per noi. Egli è dovere della nostra fede religiosa, bisogno della nostra umana coscienza. A Lui è legato il nostro destino, da Lui la nostra salvezza". (Quaresima 1955)

Un efficace richiamo per tutti ad accostarci al Natale in questo Avvento almeno pregando la stessa fede: ossia riscoprire in noi la presenza di Dio che bussa alla nostra porta, perché ci vuole bene e sa che la nostra vita, senza di Lui, non ha senso: è come quella mangiatoia nella grotta, ma senza di Lui. Bisognerebbe che tutti noi, a cominciare dai sacerdoti, dai religiosi, ci adoperassimo perché la gente conosca profondamente Gesù, che oggi è tra noi e in noi, per sentire l'efficacia e la bellezza della Sua Presenza: una bellezza che mette in un angolo le cose di questo mondo.

Occorre ritrovare nella Sua Presenza quella sorgente di serenità che il mondo non ha e non può donare. Quando Gesù era già tra noi, ma non si era ancora manifestato e nessuno sapeva che Dio era in mezzo al Suo Popolo, narra il Vangelo di oggi, che 'a fargli strada' fu il grande Giovanni Battista. Un profeta che lasciava interdetti e curiosi quanti andavano ad ascoltarlo.

Così ce lo fa conoscere il Vangelo oggi: "Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo. 'Chi sei tu? Egli confessò e non negò e confessò: lo non sono il Cristo. Allora gli chiesero: 'Che cosa dunque sei? Sei forse il Messia?'. Rispose: 'Non lo sono'. 'Sei un profeta?'. Rispose: 'No'. Gli dissero: 'Dunque chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato? Che dici di te stesso?'. Rispose: 'Io sono voce di uno che grida nel deserto. Preparate la via al Signore, come disse il profeta Isaia'... Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi c'è uno che voi non conoscete; uno che viene dopo di me, al quale io non sono degno di sciogliere il legaccio dei sandali". (Gv. 1,6-19-26)

E' davvero commovente e stimola anche la nostra missione di annunciare che GESÙ è tra noi, perché troppi non Lo conoscono, anche se tutti portiamo il suo nome dal Battesimo.

E' davvero mortificante che troppi non avvertano nella vita la Presenza di CHI, nell'esistenza di ciascuno e per ciascuno è 'la via, la verità, la vità.

Conosciamo tanti 'famosi', per mille motivi mondani, ma pochi conosciamo Gesù, Figlio di Dio. Quello che è peggio, è che, non conoscendoLo, praticamente impostiamo la vita sul nulla, perché nessuno nella vita può prendere il posto di GESÙ.

Mi stupì un giorno l'incontro con una persona che parlava tanto di sé e della conoscenza di persone importanti come fossero degli dèi, rammaricandosi di non essere come loro.

Ad un certo punto gli chiesi: 'Può essere interessante che tu conosca tanti 'grandi' ma il problema è che loro però non sanno neppure chi sei e se esisti. Ma conosci Gesù? E' Uno che, conoscendoLo bene non si fa solo ammirare, ma entra come meravigliosa componente della vita. Insomma con Lui trovi la vera importanza della vita, il vero senso dell'esistenza'.

Mi rispose: "Ma chi è? E come può essere valore della vita?'.

E' triste che ci sia chi sa poco o nulla di CHI E' IL SENSO VERO DELLA VITA. La vita senza Lui perde il senso.

Non ci resta in questo tempo di Avvento che riscoprire Gesù tra noi e in noi e a noi tocca avvertirne la Presenza.

Scriveva Carlo Carretto, che credo tutti abbiate conosciuto o di cui avete sentito parlare: "C'è un punto che devo superare; se ho capito che Dio è persona, e se ho capito che Dio è il Messia e se ho capito che il Cristo è colui che deve venire, c'è ancora una cosa che devo superare.

E ha dovuto superarla colui che Gesù stesso ha lodato, il Battista; anche lui ha dovuto superare questo estremo punto della nostra fede. Il Battista ha creduto che Gesù era il Messia: l'ha preparato; ha detto delle cose stupende ai suoi discepoli, in un atto di umiltà. "Lasciate me e andate da Lui, è necessario che io scompaia e che Lui cresca".

E' quello che dovremmo essere e fare noi più ci accostiamo a Gesù, come è nella solennità di Natale. Che vi aiuti, anzi, che Gesù ci prenda per mano per conoscerLo meglio e farLo conoscere a tanti.

 

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