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TESTO Commento su Marco 13,33-37

padre Paul Devreux

I Domenica di Avvento (Anno B) (27/11/2011)

Vangelo: Mc 13,33-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 13,33-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 33Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. 34È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. 37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

In questa prima domenica di Avvento, Gesù c'invita a vegliare, per essere pronti ad accoglierlo quando arriva.

Questo è un accenno al suo ritorno glorioso, alla fine dei tempi, ma devo riconoscere che è una realtà che non riesce a coinvolgermi, perché spero che il mondo andrà avanti ancora per molto tempo dopo di me, ma è comunque importante pensare che questa fine prima o poi ci sarà, perché ci ricorda che questo mondo non è un assoluto e se ci si riesce a pensare e a credere veramente, si capisce che quello che verrà dopo è più importante.

Di fatto m'interessa di più il discorso di vegliare per essere pronto quando verrà, in concomitanza con la mia morte; ma anche questo riesce poco a condizionare il mio quotidiano. Rimane però importante il fatto di pensarci, non solo perché chi pensa alla propria morte apprezza di più la vita e fa generalmente scelte più costruttive, ma anche perché, tra le tante cose che potrei fare, potrei anche morire.

Quello che invece mi interessa veramente è l'essere attento alla sua venuta oggi; questo è per me importante. Lo è perché è ciò che più di tutto può condizionare e cambiare la mia vita, partendo appunto dal quotidiano.

Cosa può impedirmi di farlo? Principalmente la paura che questa sua venuta sconvolga le mie scelte e abitudini, ma anche l'agitazione perpetua che tende a rendermi distratto.

Ogni Natale il Signore ci vuole ricordare che lui viene, e viene per essere presente nella vita di ognuno di noi. Per cogliere l'attimo della sua venuta è necessario vegliare ed essere attenti ad ogni piccolo segno di questa sua presenza, magari tramite qualche sua provvidenza, che è come un occhiolino che ci fa.

Tanti chiamano la provvidenza un caso; Einstein diceva che il caso è Dio in incognito, io dico che un caso può essere anche un caso, due casi pure, ma al terzo caso le cose si complicano e posso cominciare a dire che chi non ci fa caso è come il sordo che non vuole sentire.

La condizione per vegliare ed essere attenti all'opera e alla presenza dei Signore è la preghiera; poco importa quale. L'importante è pregare perché quando prego automaticamente lo sguardo si rivolge verso Dio, e questo è l'unico momento in cui i nostri sguardi si possono incrociare. Non posso accorgermi del suo sguardo, delle sue attenzioni, se guardo altrove, se vivo costantemente con lo sguardo rivolto al passato o al futuro e senza fermarmi mai.
Dio è presente, è nel presente; io, dove sono?

 

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