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TESTO Se tu squarciassi i cieli e discendessi!

mons. Roberto Brunelli

I Domenica di Avvento (Anno B) (27/11/2011)

Vangelo: Mc 13,33-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 13,33-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 33Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. 34È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. 37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

Ogni anno ci riporta le stesse stagioni, le stesse ricorrenze, ma solo all'apparenza è uguale al precedente, perché quanto meno siamo cambiati noi, e affrontiamo situazioni già viste con un bagaglio di esperienza in più. Così è anche nella vita di fede: comincia oggi un nuovo anno liturgico, vale a dire una nuova fase del rapporto tra il credente e il suo Dio. L'anno che si apre riporterà il Natale, poi la quaresima, la Pasqua e così via; tanti appuntamenti già vissuti, eppure sempre nuovi perché siamo noi, nel frattempo, tanto o poco cambiati. In particolare, l'inizio d'anno ci ricorda che abbiamo un anno in più: il fatto amareggia qualcuno, al pensiero della vita che gli sfugge; ma non dovrebbe amareggiare il credente, il quale dovrebbe invece trarre conforto dall'aver compiuto un altro passo verso la meta. L'amarezza deriva dal considerare la propria esistenza tutta chiusa qui, in questo mondo, e dunque segnata dalla prospettiva di una più o meno prossima fine. Invece chi sa che non è così, guarda a quel termine come al compimento di un percorso, dove è preparato un premio per chi ha ben camminato; un percorso che dà senso al trascorrere dei giorni e apre a un orizzonte infinito.

L'anno del credente comincia con il tempo di Avvento, previsto come invito a considerare quanto la parola significa, cioè "venuta", si intende "del Signore". Venuta: quando? come? dove? a che scopo? con quali conseguenze? A chi vuole riflettere non mancano certo gli argomenti, così come non mancano le risposte, tutte reperibili nella Bibbia, Parola di Dio. Essa delinea una triplice venuta del Signore, e di due delle tre parlano proprio le letture di oggi. Il libro del profeta Isaia, scritto secoli prima di Gesù, nel brano odierno (63,16-19; 64,2-7) raccoglie ed esprime la desolazione del popolo d'Israele per le misere condizioni in cui si è ridotto, e per sua colpa: "Tu sei adirato perché abbiamo peccato contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli. Siamo divenuti tutti come una cosa impura, e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia; tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento". Ma rendersi conto di aver sbagliato è il primo passo per risorgere: ricordando quanto Dio già ha fatto per il suo popolo ("Mai si udì parlare da tempi lontani, orecchio non ha sentito, occhio non ha visto che un Dio, fuori di te, abbia fatto tanto per chi confida in lui"), prorompe un grido colmo di speranza: "Se tu squarciassi i cieli e discendessi!"

La speranza è stata esaudita: al tempo opportuno Dio ha squarciato i cieli ed è disceso tra gli uomini, incarnandosi in uno di loro, non a caso chiamato Emmanuele, cioè Dio-con-noi. E' la prima delle tre venute del Signore. La seconda è quella annunciata dallo stesso Gesù, con l'invito pressante a prepararvisi. Il vangelo di oggi (Marco 13,33-37) lo formula così: "Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento" in cui egli chiamerà all'incontro con lui, l'incontro che conclude la vita terrena e decide di quella eterna.

Esiste però anche, come si desume da vari passi della Scrittura, una terza venuta, quella quotidiana, abituale, continua. Ed egli invita a riconoscerlo, sotto il velo dei segni: nella preghiera, nella sua Parola, nei sacramenti; nelle persone che incontriamo, specie se bisognose del nostro aiuto; nelle meraviglie della natura, rivelatrici della sua gloria; negli esempi del bene compiuto da altri... Egli è l'Emmanuele, Dio con noi dovunque e sempre. Per dirlo con Metastasio, "ovunque il guardo io giro / immenso Dio ti vedo". E quanto allo sguardo, appare pertinente e ammonitrice un'altra citazione, stavolta da Sant'Agostino: "Timeo Deum transeuntem", "Ho timore di Dio che passa": che mi passi accanto, e io neppure me ne accorga.

 

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