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TESTO Lo dico a tutti: vegliate

Ileana Mortari - rito romano  

I Domenica di Avvento (Anno B) (27/11/2011)

Vangelo: Mc 13,33-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 33Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. 34È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. 37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

La breve pericope odierna chiude il "discorso escatologico", cioè relativo agli ultimi tempi e alla fine del mondo, che occupa l'intero capitolo 13 del vangelo di Marco. E' questa una parte comune ai tre vangeli sinottici, che, prima degli eventi della Passione, raccolgono in tale "discorso" diverse frasi pronunciate da Gesù sull'argomento, da cui emerge questo concetto fondamentale: ci saranno cataclismi e rivoluzioni che "segneranno" la fine di questo mondo e il ritorno del Figlio dell'Uomo nella gloria, ma non è assolutamente possibile sapere in anticipo quando questo avverrà. "Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli del cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre" (Marco 13,32).

Qual è allora l'atteggiamento corretto che il cristiano deve avere? E' quanto illustra la breve parabola di Marco, che dapprima parla di un uomo che è partito per un lungo viaggio, lasciando a ciascun servo il suo compito; e poi esorta tutti ad una vigilanza continua, perché il padrone potrebbe tornare ad un'ora qualsiasi di quella stessa notte.

Ora - come osserva Don Bruno Maggioni - "l'immagine del padrone che si assenta per poco tempo e raccomanda di aspettarlo, illustra efficacemente il dovere di non abbandonarsi al sonno neppure per un istante: il padrone può tornare da un momento all'altro. Ma da sola questa immagine non riesce ad esprimere l'eventualità del ritardo di questo ritorno del Cristo in gloria, che la comunità cristiana ha ben presto avvertito. Il Signore tarda e la storia continua il suo corso. L'attesa può essere lunga, molto lunga. Di qui la domanda: come può il cristiano "riempire" il tempo della veglia?.......egli deve contemporaneamente vegliare in ogni momento come se l'arrivo del Signore fosse imminente, e insieme attendere a lungo come se il padrone fosse lontano. In entrambi i casi vigilare significa assumersi le proprie responsabilità nella vita e nella Chiesa" ("Le parabole evangeliche", pag.63).

Questo perché il padrone "ha lasciato a ciascuno il suo compito" (v.34), cioè ha previsto il tempo "storico" della Chiesa, che ora ha ormai superato il secondo millennio e anche noi ci troviamo nella stessa condizione dei discepoli di allora: sappiamo che il mondo finirà, ma non abbiamo la minima idea di quando questo accadrà.

Nel brano in esame ricorrono due verbi sinonimi che in italiano rendiamo con "vigilare" nel senso di "stare sveglio, essere vigile". Ma c'è un terzo verbo greco, "blepein", che non solo compare nel brano finale, ma scandisce regolarmente tutto il cap.13 di Marco (cfr. i vv.2-5-9-23-33); quest'ultimo verbo significa propriamente: "guardare con attenzione, mettere a fuoco, non distrarsi, concentrare lo sguardo su qualcosa"; il suo contrario è la superficialità, tipica di chi guarda dappertutto senza fermarsi su nulla.

Ecco: è evidente che l'evangelista richiama ogni lettore ad un atteggiamento particolarmente attento e vigile e non distratto o sonnolento. E' proprio su questa esortazione che fa leva tutto il discorso escatologico di Marco, così da evitare due opposti errori: da un lato il fanatismo che progetta il futuro almanaccando su un fantastico calendario del mondo, dall'altro l'indifferenza e sonnolenza di chi si adagia nella situazione e perde di vista il compito da svolgere nella storia.

Come ci collochiamo noi, in questo Avvento 2008, di fronte a tale esortazione?

Quanto siamo vigili, attenti, critici nei confronti dell'andazzo comune? Quanto la Parola di Dio ci interpella a questo riguardo? Se è vero - come è vero - che "la Parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio....e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore (Ebrei 4,12), la Parola di questo vangelo non può non inquietarci.

Oggi come oggi, a parte le previsioni sulla del fine del mondo di alcuni movimenti settari, l'errore da cui guardarsi è piuttosto il secondo: addormentarsi nella situazione corrente, fare come tutti fanno, proseguire nel tran tran quotidiano, cadere nel triangolo mortale di pigrizia, avidità, superficialità.

Cerchiamo allora di vivere il tempo che ci separa dal Natale trovando a tutti i costi - e anche se ci "costa" molto - più spazio per il silenzio, la meditazione, l'ascolto della Parola, l'adorazione e il dialogo con il Signore.....e anche il Natale, proponiamoci di viverlo almeno "un po' meno consumisticamente", visto che non è facile eliminare del tutto l'aspetto consumistico!

Qualche idea: perché non orientarsi a regali di tipo "solidale", con i quali tra l'altro si sensibilizzano i destinatari circa gravi situazioni di indigenza, violazione di diritti, oppressione di fratelli più sfortunati? Si può anche decidere di destinare la stessa quota, o almeno la metà, di quella che usiamo per fare regali, a favore appunto di situazioni d'emergenza.

 

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