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TESTO Commento su Marco 13,33-37

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I Domenica di Avvento (Anno B) (27/11/2011)

Vangelo: Mc 13,33-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 13,33-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 33Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. 34È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. 37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

COMMENTO ALLE LETTURE

a cura della Clarisse di Città delle Pieve

La Chiesa è la casa di Dio, dove vive una grande famiglia. E' una casa grande, perché siamo in molti, di ogni popolo, razza e lingua (cfr. Ap 7,9). Come ogni casa grande, deve essere bene organizzata perché tutto funzioni con regolarità ed efficienza. Ecco allora che vi si lavora, tutti insieme, con un'unica meta: tenere la casa in ordine e ben preparata per l'arrivo di Colui che è il Signore della casa. Questa la meta ultima, a cui sono subordinate tutte le piccole mete intermedie: preparare la sua venuta, senza saper nulla riguardo ai tempi e ai momenti in cui avverrà (cfr. At 1,7).

Quello che si sa, che è certo, è che tutti avvertiamo un vuoto che la vita - anche la vita più bella e realizzata - non riesce a colmare; tutti ci portiamo dentro la mancanza di qualcosa...meglio, di qualcuno. Tutti, più o meno consapevolmente, attendiamo la venuta di Gesù, il Signore della casa, che solo è capace di colmare quell'insoddisfazione che ci abita. Ecco che allora tutti ci diamo da fare per affrettarla. Come dicevo, più o meno consapevolmente: c'è chi opera con la precisa finalità di accelerare la venuta del Regno nei cuori; c'è chi si porta dentro un vuoto senza nome, vive smarrito e confuso e, sperando in un domani a cui non sa dare un nome, attende, anche se non sa bene cosa o chi... Ma di fatto, tutti attendiamo "la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo", perché per questo siamo fatti, da questo dipende la nostra pienezza di creature, perché a questo tende tutta la creazione.

"Se tu squarciassi i cieli e scendessi": questo il grido, più o meno sereno o disperato, accorato o appena sussurrato, che sale dalla grande casa. "Perché ci lasci vagare lontano dalle tue vie? Ritorna, per amore dei tuoi servi".

La celebrazione del tempo di Avvento ogni anno ci riporta l'attesa di Lui con evidenza davanti agli occhi del cuore e della mente, ci conduce a fare i conti con il vuoto di Lui che ci portiamo dentro, ci invita ad un esame di coscienza: chi stiamo attendendo? e come lo stiamo attendendo?

Gesù, quando ci ha lasciati per salire al Padre da cui era venuto, assicurando che sarebbe tornato, ci ha affidato la sua casa, con un grande atto di fiducia. Ha assegnato a ciascuno un compito preciso(cfr. Mt 25,15ss), perché tutti cooperassimo al funzionamento della casa e tutti preparassimo, ciascuno per la sua parte, il suo ritorno. La chiamata specifica di ciascuno altro non è che questo: il nostro compito in attesa del suo ritorno.

"Ha ordinato al portiere di vegliare". Tra gli abitanti della casa a qualcuno è affidato un compito particolarmente delicato: stare a vegliare sulla soglia. Mentre gli altri dentro si affaccendano nel portare avanti le cose di casa, qualcuno dovrà fermarsi a guardare l'orizzonte, per intuire per tempo e quando è ancora lontano il ritorno del Signore e avvisare quelli che stanno dentro. Se a tutti è chiesto di vegliare e stare pronti, attendendo con fedeltà al compito ricevuto, c'è qualcuno per cui il compito si risolve tutto qui, in questo sguardo rivolto con tensione ininterrotta verso oriente, da dove sorgerà la stella (cfr. Num 24,17) che lo annuncia, da dove Lui tornerà. A tutti è chiesto di "fare", ma a qualcuno è chiesto soprattutto di "stare", in un silenzio carico di preghiera, per lanciare per tempo il grido profetico: "Il Signore è vicino!"(cfr. Sof 1,7), perché tutti i fratelli nella casa si affrettino a ultimare i preparativi.

Chi questo qualcuno? Le monache di clausura, i consacrati, i sacerdoti...? "Quello che dico a voi lo dico a tutti. Vegliate". Non importa stabilire chi sono queste anime scelte chiamate ad essere "portieri", perché non fanno altro che dare esempio perché tutti le imitino e tutti imparino quell'atteggiamento del cuore silenzioso e vigilante che sa intuire il ritorno del Signore. Che è chiesto ad ogni battezzato.

Questo il segno che davvero stiamo aspettando la persona giusta: se sapremo "stare", "perdendo tempo" in questa veglia silenziosa che ha Lui, il Signore della casa, come unico oggetto.

E il Signore verrà. "Tu sei adirato perché abbiamo peccato contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli... Ma, Signore, tu sei nostro padre... da sempre ti chiami nostro redentore". Verrà, perché non può fare a meno di amarci. Verrà proprio per guarirci dalle nostre infedeltà, dalle "nostre iniquità che ci hanno portato via come il vento". Verrà a rifarci creature nuove, perché "noi siamo argilla e Lui colui che ci plasma".

Verrà nel segno di un'alleanza che sarà nuova ed eterna e che avrà il volto di un bimbo. Ecco la grazia e la bellezza di questo tempo di avvento: l'attesa di un bimbo, che viene a prenderci per mano per prepararci, di anno in anno, a quell'attesa ben più solenne e impegnativa che vedrà il ritorno del Signore della casa nella sua maestà tremenda e gloriosa, quando Lui verrà a prenderci per portarci per sempre con sé. Perché anche allora possiamo dire con fiducia: "Tu, Signore, sei nostro padre".

 

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