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TESTO L'Avvento un'occasione mancata?

padre Gian Franco Scarpitta  

I Domenica di Avvento (Anno B) (27/11/2011)

Vangelo: Mc 13,33-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 13,33-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 33Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. 34È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. 37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

"Se tu squarciassi i cieli e scendessi!" Il profeta Isaia rivolge questa esclamazione a Dio facendosi latore del desiderio innato del popolo d'Israele che aspira ad una liberazione radicale, che deve partire dal cuore dell'uomo e dal cambiamento interiore. L'uomo avverte la necessità di giustizia e di coerenza di vita, riconosce la dispersione procurata dal suo peccato e la necessità che Dio presenzi in mezzo a lui per compiere prodigi di conversione, apportatori di novità.

L'uomo, in queste pagine allusive del Profeta, ha sperimentato il suo stato di precarietà e gli effetti del suo abbandono autolesionistico con tutte le aberrazioni che il peccato comporta e avverte il bisogno non soltanto di Dio, ma di un Dio capace di ricondurre l'uomo a sé. Si scuoterebbero le montagne, infatti, se Dio scendesse sulla terra e l'uomo rammenterebbe i prodigi passati che Egli ha compiuto a suo vantaggio. Questi si rinnoverebbero.

In Cristo Verbo incarnato si realizza la promessa del Messia Salvatore che viene a visitare l'umanità attraverso il "germoglio di Iesse" e il Cristo (traduzione greca dell'ebraico Messia), seppure non irromperà distruggendo e squarciando i cieli, entrerà nella vita dell'uomo trasformandola radicalmente fino in fondo, apportando la novità e la gioia indefinita.

Egli porterà i cieli sulla terra e in Lui l'eternità entrerà nel tempo percorrendo passo dopo passo la nostra storia, cosicché noi siamo motivati e spronati nell'attesa di questo avvenimento innovativo.

La nostra vita si caratterizza quindi nella speranza, che è l'attesa dell'adempimento delle promesse di salvezza e pur vivendo in pienezza il presente di Dio, la sua visita continua nei nostri giorni, siamo protesi verso il futuro, mentre il futuro ci viene incontro.

Come insegna Benedetto XVI, infatti, il termine Avvento (Adventus) si intende come venuta, arrivo, ma significa allo stesso tempo anche presenza. Dio infatti in Cristo entra nella nostra vita personale senza turbare le nostre attese e le nostre aspirazioni, rendendo fecondo il nostro operare e apportando copiosi frutti di soddisfazione quando viviamo nella fiducia e nella speranza a cui ci esorta la sua Parola. L'Avvento indica la visitatio di Dio, cioè il suo presenziare costante nella vita di ognuno di noi e la sua partecipazione alle nostre vicende, alle ansie, ai dolori e alle gioie che caratterizzano immancabilmente il vissuto di ciascuno.

La presenza di Dio ci è di sprone affinché consideriamo il presente come opportunità immediata da valorizzare, l'importanza di ogni attimo della nostra vita, la necessità che ogni istante vada vissuto fruttuosamente e senza dispendio vano di risorse, l'inutilità degli affanni, delle pene e delle preoccupazioni futili e meschine, memori della parola stessa del Signore: ad ogni giorno la sua pena (Mt 6, 34) e che ogni giorno potrebbe anche essere l'ultimo. Essa è silenziosa ma efficace e coinvolgente, apportatrice di conforto e di sostegno nelle vicende del nostro quotidiano e ci risolleva nella certezza di non essere mai soli e di poter contare su un appoggio che la Scrittura descrive come vincastro sicuro (Sal 22, 4) che ci guida e ci conduce.

Tale certezza non può che risvegliare in noi, accanto alla certezza di non essere soli, anche la consapevolezza che l'amore di Dio non è sterile e infruttuoso né pateranalistico, ma proprio perché Amore di Dio esso tende a diffondersi e a recare frutto moltiplicandosi: la sua misericordia ci spinge alla conversione (Rm 2, 4) e non può non darci sprone alla radicale trasformazione di noi stessi che si evinca nella concretezza delle buone opere per gli altri.

Nel suo senso di arrivo o di venuta, l'Avvento è protratto anche verso il futuro e ci ragguaglia della necessità dell'attesa e del compimento di avvenimenti avveniristici. Anticamente il termine indicava l'attesa dell'arrivo di un Imperatore o di un personaggio importante; nel cristianesimo esso venne applicato un po' alla volta per indicare la vicinanza suddetta del Signore nella vita di ciascuno; allo stesso tempo però è subentrato per indicare anche il suo arrivo nella gloria finale, quando Egli affermerà la vittoria definitiva del Bene sul mistero dell'Iniquità ormai presente sotto tanti anticristi odierni (2Ts 2, 7). Noi viviamo il presente in Cristo nell'attesa però che si realizzi la speranza nella venuta gloriosa dello stesso Signore negli ultimi tempi.

Passato, presente e futuro sono dimensioni che caratterizzano per intero la nostra esistenza, poiché Dio stesso è passato per cui ha valore la memoria, il presente per il quale la vita va vissuta in pienezza nelle fiducia in lui omettendo vane ansie e preoccupazioni, il futuro per il quale attendere equivale a sperare. E infatti l'Avvento caratterizza tutta la nostra dimensione di vita cristiana.

La Chiesa dal IV secolo ci invita a sperimentarne l'intensità e la ricchezza spirituale predisponendo questo periodo come tempo liturgico precedente al Natale, perché l'attesa del Verbo che si rende Carne in un singolare avvenimento come quello di Betlemme possa farci recuperare l'eredità spirituale cristiana per intero.

In questo periodo che ci separa dalla prossima data del 25 Dicembre siamo spronati a considerare la venuta del Signore che suscita in noi la gioia dell'attesa, ma a considerare che Colui che attendiamo nei panni di un Bambino intirizzito dal freddo è già presente come il Dio della nostra vita. In parole povere, questo tempo di preparazione al Natale ci esorta a vivere con maggiore impegno e intensità quanto siamo invitati a far nostro nella globalità della vita cristiana.

L'Avvento è il tempo della preghiera, della meditazione personale, della ricerca di spazi esclusivamente personali che favoriscano l'esame di coscienza e la revisione della nostra vita perché possiamo emendare noi stessi nelle immancabili mancanze del quotidiano per essere servitori degli altri. E' quindi il tempo che offre tutte le prerogative per l'esercizio della carità e per la perseveranza nell'amore al prossimo.

A proposito dei nostri rapporti con Dio e con il prossimo, molte volte la nostra condotta peccaminosa delinea che abbiamo mancato molte occasioni, eppure l'Avvento non può essere per noi un'occasione mancata. Deve essere un'opportunità privilegiata per ripartire da noi stessi alla luce della Parola del Signore e non senza farci forti del suo sostegno; una valida occasione per recuperare noi stessi in vista degli altri, ma come potremo mai sfruttarla se di essa assumiamo solamente il lato effimero e secondario?

Dio ci attende essendo il nostro Futuro e intanto ci viene incontro. La preparazione al Natale ci ragguaglia che Egli ci viene incontro e ci attende come Verbo Incarnato, Figlio di Dio fatto uomo per noi. Non possiamo eludere la sua presenza e avanzare pretese di serenità.

 

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