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TESTO Un regno Amore

padre Gian Franco Scarpitta  

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XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) - Cristo Re (20/11/2011)

Vangelo: Mt 25,31-46 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 31Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. 32Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 34Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. 37Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. 40E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. 41Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. 44Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. 45Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. 46E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

L'anno liturgico è la celebrazione dell'intero mistero di Cristo, del quale vengono vissute durante i dodici mesi dell'anno tutte le tappe di redenzione e di salvezza. Grazie a una indovinata intuizione di Pio XI nel 1925, esso si conclude con l'esaltazione dello stesso Signore Gesù Cristo come Re dell'Universo, quasi a ricordarci che Colui che abbiamo celebrato come il Verbo fatto carne, che è venuto a vivere in mezzo a noi nel mistero della grotta di Betlemme, che si è umiliato davanti a scribi e farisei essendo però stato accreditato per mezzo di segni, miracoli e prodigi (At 2, 22) e che ha mostrato la misericordia fattiva del Padre verso gli umili e gli oppressi nella concretezza delle opere d'amore, in realtà è il Dio invitto della gloria. Egli è il Signore nonché re universale, il cui dominio è incontrastato, di fronte al quale si inchinano tutte le potenze terrene e al quale appartengono l'onore e la potenza nei secoli (Ap 1, 6). Egli è re, seppure si è sottoposto alla morte di croce dopo le persecuzioni e le denigrazioni. Anzi, proprio l'umiliazione e il patibolo sono stati la vera espressione della sua regalità, perché proprio questa morte cruenta gli ha meritato l'esaltazione e l'innalzamento, in modo che ogni ginocchio si pieghi dinanzi a lui (Fil 2, 9-11), e soprattutto perché la sottomissione e la croce è il fondamento reale della sua regalità essendo massima espressione dell'amore.

In quanto Figlio consustanziale al Padre, Sapienza di Dio che era presente mentre questi creava il mondo (Sap 9. 1), Cristo ha regnato da sempre e il suo dominio si estendeva già prima della sua incarnazione, poiché egli è "immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui (Col 1, 15-16). Il Regno di Dio era già nel verbo preesistente con il Padre sin dall'eternità, ma nel suo farsi uomo e nel soffrire tormenti, prevaricazioni, insulti fino a lasciarsi uccidere, ci ragguaglia di una regalità che è tutta donazione e umile servizio disinteressato, avente come finalità la redenzione e la salvezza di ogni uomo. Cristo è Signore e Re dell'universo non già in quanto predomina e spadroneggia, ma piuttosto perché spasima d'amore per l'umanità e si atteggia nei confronti di ogni singolo uomo alla stregua del pastore sollecito che ha cura anche della più piccola delle pecorelle.

Il Regno di Dio si realizza in forma concreta nelle parole e nelle opere di Cristo: tutto l'agire di Gesù, le sue opere, gli insegnamenti e i moniti e anche la morte a cui fa seguito la vittoria della risurrezione e della gloria costituiscono la realtà indubbia del Regno di Dio. La quale assume il solo connotato dell'amore e della donazione.Le parole, gli insegnamenti, gli atti concreti con cui Gesù avvicina i lebbrosi per sanarli, guarisce l'emorroissa e recupera la vista al cieco nato, resuscita Lazzaro chiamandolo alla vita dopo quattro giorni, sono espressione che il Regno di Dio è già venuto nelle sue perole e nelle sue opere e che anzi esse stesse sono il Regno. Il paradosso della croce è diventato per noi motivo di vanto e di orgoglio perché in essa abbiamo recepito la certezza di un Dio che esercita il suo regno non imponendo alle sue creature servilismo e passività di sudditanza coatta, ma attraverso procedure di persuasione efficace consistenti nella concretezza dell'amore e della misericordia. La logica del Regno in Cristo è del tutto opposta a quella dell'egemonia e dell'autoritarismo dei governi e sia allontana da ogni minimo sentore di autoritarismo e di spadroneggiamento, incentrandosi sull'amore disinteressato e incondizionato che ha la sua espressione più convincente nell'immolazione e nella croce.

Noi che abbiamo visto crollare parecchi miti ideologici di potere e che anche di recente abbiamo assistito al rovesciamento di un regime che per decenni ha vessato e stremato un intero popolo seminando orrore, morte e distruzione, comprendiamo nella dinamica del Regno di Dio in Cristo che non c'è modo più efficace per vivere la sudditanza se non partecipando noi stessi alla logica dell'amore; come pure nelle intenzioni di Dio non vi è esercizio di potere più convincente se non quello dell'amore e della salvezza. Noi che siamo costretti ad assistere alle assurde meschinità di una politica scialba, ridicola e inefficiente mentre il Paese va sempre più alla deriva e alla disfatta economica, comprendiamo nell'esortazione di Cristo Re dell'Universo quanto sia importante e improcrastinabile un criterio di governo guidato dal buonsenso e dalla responsabilità seria nei confronti dei cittadini. Ma quando matureremo la coscienza piena, che non vi è logica più appropriata di governo se non quella del servizio e della promozione degli interessi altrui? Quando esisterà un sistema di governo davvero orientato verso la promozione dei diritti dei più deboli e che non opprima le famiglie e i pensionati con gravose tassazioni? Ma occorre che il Regno di Cristo ci educhi anche all'onestà e alla rettitudine nella sudditanza, che ci sproni a vivere da esemplari cittadini in conformità con i nostri doveri e nella puntualità negi adempimenti che ci competono.

Certamente la certezza del Regno di Dio ci incoraggia e ci è di sprone al rinnovamento della società, poiché in Cristo Re assumiamo consapevolezza di un Dio che percorre la nostra stessa storia assumendola fino in fondo e accompagnandoci nei percorsi della vita quotidiana, chiamandoci ad essere partecipi del suo Regno in quanto insigniti del suo stesso sacerdozio regale e profetico. Cristo si propone come ispiratore di un adeguato sistema di autorità e di governo, soprattutto perché egli stesso, proprio nell'esercizio dell'amore e della misericordia, ha voluto farsi obbediente consacrando la propria volontà a quella del Padre e vivendo l'asservimento estremo nell'annichilimento e nella sottomissione, imparando l'obbedienza dalle cose che ha patito (Eb 5,8). Ma sooprattutto perché ha voluto mostrare l'ostinazione del Padre che tende a reggere tutto l'universo con un solo procedimento inequivocabile: l'amore. Perché Dio stesso è Amore.

 

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