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TESTO La venuta del Signore

don Romeo Maggioni  

I domenica T. Avvento (Anno B) (13/11/2011)

Vangelo: Mc 13,1-27 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Mentre usciva dal tempio, uno dei suoi discepoli gli disse: «Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!». 2Gesù gli rispose: «Vedi queste grandi costruzioni? Non sarà lasciata qui pietra su pietra che non venga distrutta».

3Mentre stava sul monte degli Ulivi, seduto di fronte al tempio, Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea lo interrogavano in disparte: 4«Di’ a noi: quando accadranno queste cose e quale sarà il segno quando tutte queste cose staranno per compiersi?».

5Gesù si mise a dire loro: «Badate che nessuno v’inganni! 6Molti verranno nel mio nome, dicendo: “Sono io”, e trarranno molti in inganno. 7E quando sentirete di guerre e di rumori di guerre, non allarmatevi; deve avvenire, ma non è ancora la fine. 8Si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti in diversi luoghi e vi saranno carestie: questo è l’inizio dei dolori.

9Ma voi badate a voi stessi! Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe e comparirete davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro. 10Ma prima è necessario che il Vangelo sia proclamato a tutte le nazioni. 11E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi prima di quello che direte, ma dite ciò che in quell’ora vi sarà dato: perché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo. 12Il fratello farà morire il fratello, il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. 13Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.

14Quando vedrete l’abominio della devastazione presente là dove non è lecito – chi legge, comprenda –, allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano sui monti, 15chi si trova sulla terrazza non scenda e non entri a prendere qualcosa nella sua casa, 16e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. 17In quei giorni guai alle donne incinte e a quelle che allattano!

18Pregate che ciò non accada d’inverno; 19perché quelli saranno giorni di tribolazione, quale non vi è mai stata dall’inizio della creazione, fatta da Dio, fino ad ora, e mai più vi sarà. 20E se il Signore non abbreviasse quei giorni, nessuno si salverebbe. Ma, grazie agli eletti che egli si è scelto, ha abbreviato quei giorni.

21Allora, se qualcuno vi dirà: “Ecco, il Cristo è qui; ecco, è là”, voi non credeteci; 22perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e prodigi per ingannare, se possibile, gli eletti. 23Voi, però, fate attenzione! Io vi ho predetto tutto.

24In quei giorni, dopo quella tribolazione,

il sole si oscurerà,

la luna non darà più la sua luce,

25le stelle cadranno dal cielo

e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.

26Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.

Nell'anno 70 le armate romane di Vespasiano-Tito distruggono il tempio di Gerusalemme, costruito con grande magnificenza da Erode, e frequentato da Gesù. Fu un fatto che colpì molto quella generazione, quasi segnasse la fine del Giudaismo; e anche per la primitiva comunità cristiana sembrò la fine del mondo. "Vedi queste grandi costruzioni? Non sarà lasciata qui pietra su pietra che non venga distrutta".

Rievocando immagini apocalittiche prese dal libro di Daniele che descrive "il Giorno del Signore" come momento del Giudizio di Dio sulla vicenda umana, gli evangelisti le usano per alludere alla fine di questo nostro mondo all'arrivo del Giudice supremo, che sarà Gesù, il giorno della "parusia". "Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria.

Oggi professiamo l'articolo del Credo: "Di nuovo verrà, nella gloria, a giudicare i vivi e i morti". La prima attesa da coltivare in Avvento è per il ritorno finale di Cristo cui siamo chiamati a giungere preparati.

1) Il mondo finisce

La Bibbia dice che il mondo finirà non di morte naturale (potrebbe essere tra sette miliardi di anni, cioè quanto il sole durerà per rendere possibile la vita sulla terra), ma alla venuta del Figlio dell'uomo. E questa venuta (come la nostra morte personale) è imprevedibile e improvvisa: "Come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo" (Mt 24,27). E' il primo dato di verità: il mondo finisce, l'umanità ha un termine, l'uomo muore, e anche il cosmo, o il creato, sarà perlomeno trasformato, e forse in un modo drammatico. "A pezzi andrà la terra, in frantumi si ridurrà la terra" (Lett.). Certamente, dice Paolo, essa è in attesa di un riscatto, di una ri-creazione, "geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi" (Rm 8,22). Nel linguaggio di Gesù sarà l'avvento aperto e definitivo di quel nuovo mondo che Lui ha annunciato come Regno di Dio, oggi piccolo granello di senape, ma domani realtà piena e gloriosa come unica signoria di Dio. "Perché Dio sia tutto in tutti" (Epist.).

"Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria". Il Regno di Dio, la signoria di Dio sul male e sulla morte, era iniziato il giorno di Pasqua con la risurrezione di Cristo. E' stato un inizio e una risorsa gettata nella storia per lievitare - a fianco della libertà dell'uomo - un mondo rinnovato verso la pienezza della vita. Un lievito efficace ma nascosto, che ha dato l'impressione dell'insignificanza, al punto che l'uomo si è sentito da sempre l'unico artefice della sua vita e della sua storia. S'è sentito l'unico padrone del mondo. Ma la sua era una libertà per delega, una amministrazione ad tempus, fino al giorno in cui il Signore chiederà conto del nostro operato. E sarà il momento del giudizio: "Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti". Sant'Ambrogio avverte: "Che non arrivi il giorno del giudizio e il giudice non dica: Sono stato io a scrivere le tue pagine; perché tu hai cancellato le mie lettere? Sono stato ancora io a scrivere i miei doni; perché tu hai cancellato i miei benefici e hai scritto il tuo disonore?".

"Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza" (Epist.). Un mondo nuovo, definitivo, oltre a tutte le brutture dell'oggi, o meglio, oltre a tutte le menzogne, le violenze, e .. le potenze (politiche, economiche, mediatiche, ..diaboliche!) che hanno amareggiato la vita degli uomini con l'egoismo e la prepotenza. "E vidi un nuovo cielo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi... Ecco, io faccio nuove tutte le cose" (Ap 21,1-5). Fine di questo mondo, dal primo Adamo condotto alla morte, per dare spazio e compimento all'opera del secondo Adamo: "Come in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita" (Epist.).

2) Chiamati alla scelta

Se il mondo finisce, se ne devono scorgere le crepe, o i limiti! La storia è un grande campo di battaglia tra il bene e il male, la vita stessa è una lotta difficile di scelte e di "obbedienze" che dicono che non ne siamo assolutamente noi i padroni. Non siamo immortali e la storia umana ha il suo termine. Quanta falsa retorica è quella di un mondo di progresso indefinito! Certamente il mondo, il creato, l'uomo hanno una intrinseca evoluzione verso una finalizzazione positiva; ma non terrestre, non semplicemente "umana", bensì verso un punto "omega" che è il Cristo, cioè verso una umanità divinizzata che entrerà per sempre nella realtà di vita piena propria di Dio. E' un "treno", l'umana vicenda, che corre nella piana della storia verso il tunnel difficile della "Pasqua", ma per sfociare oltre l'orizzonte temporale.

Da qui l'accorgerci del precario e legarci al definitivo. Saltare sul treno giusto! Queste sono le scelte decisive che toccano all'uomo e alla storia: "guerre" e tribolazioni cui fa cenno il vangelo di oggi. Scelte in sostanza su chi affidare la propria salvezza. "Sorgeranno falsi cristi e falsi profeti... Se qualcuno vi dirà: Ecco, il Cristo è qui; ecco, è là, voi non credeteci". Quanti falsi messianismi invadono la nostra vita! Ed è ingenuo irenismo credere che l'essere cristiano sia semplicemente un innocuo vogliamoci bene! Persecuzioni ci sono, anche all'interno della famiglia, che comportano decisioni che costano. Gesù ci ha avvertito: "Voi, però, fate attenzione! Io vi ho predetto tutto".

Ma per fortuna Dio assiste i suoi: "Non preoccupatevi!". Lo Spirito Santo ci darà capacità di difesa e di perseveranza fino ad essere salvati. Sarà il Signore stesso "ad abbreviare quei giorni, grazie agli eletti che egli si è scelto". E li raccoglierà attorno a sé. Non c'è d'aver paura nelle prove. Come Pietro, quando ci sentiamo affondare, gridiamo: "Signore salvami!" (Mt 14,30), e Lui stende la mano. Sulla barca in tempesta, basta svegliare Gesù che "è sempre con noi". E subito dice: "Taci, calmati!" (Mc 4,39). "Chi prega si salva", diceva sant'Alfonso. Sembra cosa da poco, ma è l'unico invito che anche Gesù ripete al Getsemani: "Pregate per non venir meno nella tentazione" (Lc 22,40.46).

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Avvento, venuta del Signore. Oggi abbiamo professato l'articolo del Credo: Verrà nella gloria a giudicare i vivi e i morti. Sarà la fine del tempo. Ma c'è stato un momento centrale del tempo - Paolo lo chiama "la pienezza del tempo" (Gal 4,4) - in cui Dio è venuto a porre le premesse e quasi a sintetizzare tutto il suo progetto sull'uomo con la vicenda umana di Gesù di Nazaret. E' stato come il "culmine" del tempo. Prima di quella venuta di Dio nella carne, c'è stata una lunga preparazione. L'Avvento liturgico ci aiuterà in queste domeniche a rivivere questa preparazione per poter ogni anno riconoscere nella venuta del Figlio di Dio nella carne l'avvento del Salvatore. E poi si proseguirà di domenica in domenica a cogliere gli elementi essenziali della vicenda salvifica espressa dai "misteri" di Cristo. L'Anno liturgico li formulerà in una triplice scansione: mistero dell'Incarnazione (Avvento, Natale, Epifania), mistero della Pasqua (Quaresima, Pasqua, Pentecoste), mistero della Pentecoste o della Chiesa (tempo dopo Pentecoste).

 

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