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TESTO Sono venuto per dare testimonianza alla verità

don Romeo Maggioni  

Domenica di Cristo Re (Anno A) (06/11/2011)

Vangelo: Gv 18,33-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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33Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». 34Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». 35Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». 36Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». 37Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

Il Regno di Dio è questione che riguarda la coscienza di ogni uomo, è proclamazione e azione di un Dio che "ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore, per mezzo del quale abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati" (Epist.). Si tratta del modo di vivere personale che riconosce la signoria propria di Cristo come l'unico modo giusto che porta a riuscita la vita; una ‘salvezza' che sta oltre i nostri criteri e le nostre capacità; e in definitiva la scelta di una ‘verità' di noi stessi che non è quella che pensiamo noi.

E' lo scontro di sempre - dall'albero proibito di Adamo fino alle scelte morali che siamo chiamati a fare ogni giorno - tra la propria autonomia e l'obbedienza a Dio. E' la pretesa di Gesù di essere solo Lui il Signore della nostra esistenza, al quale siamo chiamati ad aderire con totalità di cuore e di vita: "Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce".

1)Il mio regno non è di questo mondo

Davanti a Pilato sembra che il discorso riguardi un potere politico; ma alla dichiarazione di Gesù, Pilato risponde: "Che cosa è la verità!" (Gv 18,18). Si è cioè rimandati ad un altro livello: "Il mio regno non è di questo mondo". Non è di un potere esterno - dice Gesù - quello di cui io parlo e per il quale io opero, ma di una signoria che decide della vita, che tocca i riferimenti morali, che richiede una scelta di fondo come orientamento globale del senso, del fine, del destino di ogni uomo; in sostanza è interpellanza alla libertà e alla ‘verità' dell'uomo. Il vangelo interviene a questo profondo livello, e quindi anche l'azione della Chiesa e del credente. Esclude quindi automaticamente ogni forma di potere politico, economico, di pressione mediatica: siamo nel regno della coscienza interiore e di una salvezza che è del tutto religiosa.

Un livello che, stando a Paolo, si riferisce a un rapporto quasi esclusivo con Dio: "Non cessate di pregare perché abbiate piena conoscenza della sua volontà, con ogni sapienza e intelligenza spirituale, perché possiate comportarvi il maniera degna del Signore, per piacergli in tutto, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio" (Epist.). Tradotto significa che è ambito che riguarda la fede, operazione religiosa, di scelta di vita per Dio, di comunione con lui per amarlo "con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso" (Lc 10,27). Dal rapporto così totale con Dio scaturisce poi l'atteggiamento giusto con gli altri. Dice il Concilio che "la Chiesa è in Cristo come sacramento o segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano" (LG 1,1).

Il confronto quindi col mondo, e la conseguente missione, è un lavoro religioso, un impegno educativo, più propriamente una iniziazione alla ben più profonda opera di Cristo che santifica le anime con la Parola, i sacramenti e la vita ecclesiale: "Resi forti di ogni fortezza secondo la potenza della sua gloria, per essere perseveranti e magnani in tutto, ringraziando il Padre che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce" (Epist.). Il che vuol dire: opera ‘pastorale' che predilige mezzi spirituali (e sacramentali), azione divina più che agitazione organizzativa, comunione con Dio prima di ‘comunità' strutturata. "Il mio regno non è di quaggiù", e quindi non usa i mezzi mondani, né si scontra sullo stesso piano né si misura con gli stessi parametri del successo, del prestigio, dei numeri, .. del potere!

2) Dare testimonianza alla verità

Un giorno Gesù, parlando del potere politico, ebbe a chiarire l'atteggiamento dei suoi discepoli e ne indicò l'esempio e la radice: "Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimano. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti" (Mt 20,25-28). Cristo ha conquistato il suo Regno dalla croce, "amando i suoi fino alla fine" (Gv 13,1). "Voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia" (1Pt 1,18-19). Il nostro è un re che regna dalla croce, dove c'era il titolo: "Gesù il Nazareno, il re dei Giudei" (Gv 19,19).

Ha così rivelato la verità più profonda del cuore e del disegno di Dio, il quale "non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi" (Rm 8,32). "Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui" (Gv 3,17). Davanti a Pilato Gesù lo dichiara esplicitamente: "Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità". Ecco il contenuto positivo della sua regalità. La verità è la rivelazione di Dio, il suo autocomunicarsi per salvare e arricchire l'uomo della sua divinità. La verità è ciò che ha fatto e portato Gesù, anzi è lui la verità: "Io sono la via, la verità e la vita" (Gv 14,6). Egli è quella "luce vera che illumina ogni uomo" (Gv 1,9), egli è la verità dell'uomo, è colui che rivela la più profonda identità e il più alto destino di questa nostra povera umanità, riscattata e nobilitata da quel gesto paradossale di un re coronato di spine e appeso alla croce.

Di fronte ad un re così, è facile rimanere sconcertati e magari riderci sopra, come han giocato i soldati al pretorio vestendolo da re da burla. Anche oggi si ride dei cristiani e della loro inerte debolezza. E si prende gusto a perseguitarli e ad emarginarli. Tanto più che il bene di tanto volontariato e di tanta carità ecclesiale, non fa mai cronaca televisiva. Ma è questa trama nascosta che tiene insieme ancora la nostra società sfilacciata in tanta corruzione, ingiustizia e violenza. Come sale, come lievito. Un Regno di Dio che si inizia a costruire anche qui. "Carità di alto profilo" chiama il papa l'impegno politico di credenti. "La fede cristiana purifica la ragione e l'aiuta ad essere meglio se stessa; e irrobustisce le energie morali e spirituali che consentono di anteporre le esigenze della giustizia agli interessi personali" (Deus caritas est).

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Un re, un regno, quello di Gesù, oggi modesto all'apparenza. Rideva Stalin chiedendosi: "Quante divisioni ha il Vaticano?!". Ma proprio Gesù un giorno disse: "Io ho vinto il mondo" (Gv 16,33). E anche alla sua Chiesa ha promesso "che le potenze degli inferi non prevarranno su di essa" (Mt 16,18). Anzi alla fine, quando verrà come giudice, "ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo trafissero e per lui tutte le tribù della terra si batteranno il petto" (Ap 1,7).

 

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