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TESTO Assomigliare a Gesù

don Maurizio Prandi

XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (30/10/2011)

Vangelo: Mt 23,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli 2dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. 3Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. 4Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. 5Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; 6si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, 7dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.

8Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. 9E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. 10E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. 11Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; 12chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato.

Celebriamo l'ultima domenica del mese di ottobre, dedicato alle missioni, mese che ci ha aperto ad un cammino che speriamo getti qualche piccola luce in più sul volto di Dio, che in queste domeniche, nelle nostre comunità abbiamo detto essere un Dio: il cui amore non si può misurare, che sogna che la sua casa si riempia, che è il primo missionario, che moltiplica il cuore. Le letture che abbiamo ascoltato ci trasmettono un messaggio che è in continuità con quanto fino ad oggi meditato: Dio chiede alla sua chiesa di essere specchio, riflesso del suo amore... specchio, riflesso della vita del suo Figlio... Dio ci chiede di assomigliare a Gesù.

Quanto la liturgia della Parola ci dice, è diretto alla chiesa intera credo... certamente a chi ha delle responsabilità, grandi o piccole che siano, ma anche a chi, nella quotidianità cerca il volto di Dio e si pone in ascolto della realtà per meglio delinearlo questo volto. Quelle della prima lettura e del vangelo sembrano parole dirette soltanto ai sacerdoti o a chi ha il compito di annuncio immediato, diretto... ma dall'invito di Gesù si può chiamare fuori un padre o una madre o un amministratore pubblico? Nessuno che abbia la responsabilità di educare ai valori, alla trasparenza, alla verità (a scoprire anche la propria verità...) si può chiamare fuori. Allora scopriamo che Dio non solo moltiplica il cuore ma anche lo rende capace di cambiare proponendo modelli nuovi, differenti di responsabili nel mondo. Mi è piaciuto molto quello che il direttore di Vida cristiana (una pubblicazione che ogni domenica vuole aiutare i cristiani di Cuba ad approfondire il senso del vangelo) ha scritto a commento del vangelo di questa domenica: Il cristiano è chiamato a rifiutare i titoli di onore, perché questi stabiliscono una distanza e provocano sottomissione... non è l'accumulare titoli che ci fa figure di riferimento, ma l'avvicinarci alle persone, facendo un pezzo di strada con loro.

Nelle nostre comunità, nella parrocchia di Manacas, siamo partiti molto semplicemente da quell'immagine che Gesù descrive così bene: i farisei che allargano i loro filatteri... non per condannare i farisei, ma per provare a vedere "il fariseo che sta dentro ognuno di noi". La Parola di Dio portata in fronte per dire a tutti che se ne fa memoria e dimenticata lì... senza farla scendere prima nel cuore, per essere quel riflesso, quello specchio della vita di Gesù e quindi senza farla scendere a livello delle mani per metterla in pratica.

Nella seconda lettura e nel brano di vangelo abbiamo individuato come un cammino, una strada da imboccare per rispondere all'invito di Gesù: san Paolo suggerisce la gratuità (lavorando notte e giorno per non essere di peso), la relazione affettiva (l'amore di una madre per i propri figli), la dedizione, il donarsi fino al sacrificio (avremmo desiderato donarvi la nostra stessa vita). Sottolineo soltanto una cosa che mi pare importante, anche in relazione a quanto ci dice Gesù nel vangelo: la traduzione letterale del versetto 7b suona così divenimmo bambini in mezzo a voi... lo trovo di una bellezza straordinaria...Paolo che può far valere una autorità, quella di essere apostolo, non lo fa', sceglie una strada diversa, la stessa che ha scelto Gesù: annuncia la buona notizia del vangelo facendosi piccolo.

Il vangelo ci dice che irrinunciabili sono la fraternità (siete tutti fratelli), il servizio (il più grande tra voi sia vostro servo), l'umiltà (chi si umilia sarà innalzato...).

La fraternità, scrive E. Ronchi è la prima grande sorpresa: un primo, grande capovolgimento: tutti fratelli, nessuno superiore ad altri...una relazione paritaria ed affettuosa. Poi il servizio,l'umiltà, la piccolezza perché nel regno di Dio le grandezze umane non contano... da chi era colpito Gesù, chi riuscì a stupirlo? Una vedova povera che ha gettato due spiccioli nel tesoro del tempio, una donna straniera che ha mendicato poche briciole d'amore per la figlia malata, un padre, (sfinito dalla malattia del figlio), che gli ha dichiarato tutta la sua fatica ad abbandonarsi in Dio: credo Signore, ma tu aiutami nella mia incredulità! Che bello... non ci sono potenze umane che impressionino Dio (don Daniele Simonazzi), ma la piccolezza... a quella Dio non resiste. Spero che non resista alla piccolezza di Xavier, che da qualche giorno frequenta la preghiera del mattino e io ho conosciuto oggi in chiesa a Manacas... è entrato, mi ha chiesto se poteva fermarsi un po' in preghiera e per una buona mezz'ora ha detto a Gesù (a voce alta) tutte le sue difficoltà, la sua disperazione, le sue paure, il suo dolore... poi uscendo mi ha detto: Dios te bendiga hermano... Xavier mi ha confermato in una idea che mi pare emerga chiaramente dal vangelo di oggi e che Gesù vuole trasmetterci: diventare piccolo è uno scopo, un obiettivo, una meta.

 

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