TESTO Commento su Matteo 22,34-40
Omelie.org - autori vari Home Page
XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (23/10/2011)
Vangelo: Mt 22,34-40

In quel tempo, 34i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36«Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». 37Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38Questo è il grande e primo comandamento. 39Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. 40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
COMMENTO ALLE LETTURE
a cura di don Nazzareno Marconi
PRIMA LETTURA
Il codice di leggi dettagliate che nel libro dell'Esodo accompagnava il patto di alleanza tra Dio ed il suo popolo, prescriveva di rispettare e proteggere l'immigrato, la vedova, l'orfano ed il povero. Il motivo fondamentale dei comportamenti che la Bibbia chiede all'uomo è l'imitazione di Dio: come Dio si comporta nei nostri confronti così noi dobbiamo comportarci nei confronti dei fratelli. Tu "non maltratterai lo straniero perché anche tu sei stato straniero in Egitto finché Dio ti ha liberato". Egualmente quando si prende a pegno il mantello del povero il testo sacro rammenta: "glielo renderai al tramonto del sole, perché è la sua sola coperta, è il mantello per la sua pelle; come potrebbe coprirsi dormendo? Altrimenti, quando invocherà da me l'aiuto, io ascolterò il suo grido, perché io sono pietoso". Coloro che sono legati in alleanza con Dio debbono comportasi come Lui. La legge biblica invita ad imitare Dio, rafforzando la comunione vivente con Lui. L'Alleanza infatti non è un concetto astratto, ma estremamente concreto, significa comunione di vita con Dio e quindi anche comunione di comportamenti e di valori di riferimento.
SECONDA LETTURA
Con il suo atteggiamento verso i destinatari della lettera Paolo ha tentato di rispecchiare l'amore di Dio. Possano i Tessalonicesi imitarlo a loro volta! Diventino un modello di fede e di amore per tutti quelli che li circondano. Liberati dagli idoli alienanti, volti verso il vero Dio, lavoreranno per l'avvento del Regno, dove sarà loro concesso di vivere per sempre. Questo è il Vangelo, cioè la buona notizia, che Paolo ha annunciato loro.
VANGELO
In questa domenica la parola di Dio ci richiama ciò che è essenziale nella vita. La prima lettura lo riassumeva nell'obbedire alla Legge data da Dio al suo popolo nell'incontro al monte Sinai. Col passare del tempo, però, i comandamenti e le leggi si erano moltiplicati, era sempre più arduo fissare ciò che era essenziale. Nelle scuole rabbiniche si discuteva su quale fosse il comandamento più grande. Ecco che un fariseo, un dottore della legge, vuol coinvolgere Gesù in questa discussione accademica, per metterlo in imbarazzo. Gesù risponde invece con grande sicurezza ed autorità saldando assieme il precetto dell'amore di Dio e quello dell'amore del prossimo. Nella legge di Israele questi due comandamenti erano invece distinti ed accostati con una certa indifferenza a vari altri. Gesù con pochi tratti fa una cosa nuova: isola dalla folla dei precetti questi due comandi divini, li pone al centro dell'attenzione affermando che in realtà costituiscono una cosa sola, un solo comandamento. Anzi arriva a dire che l'unione di questi due comandi costituisce la sintesi e la chiave di lettura di tutta la rivelazione divina: la legge ed i profeti. Nell'unione di questi comandamenti c'è la Parola fondamentale sui valori e sull'agire, che Dio vuol comunicarci.
In questa lettura unificante, non si perde forse il senso della importanza di Dio? Non c'è troppo orizzontalismo nel mettere l'amore del prossimo accanto a quello di Dio? Una risposta molto chiara giunge dalla prima lettera di san Giovanni che riesce a bilanciare magistralmente quanto i due amori siano intimamente legati: "Se uno dicesse: «Io amo Dio», e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede"(1Gv 4:20). E più avanti continua: "Da questo conosciamo di amare i figli di Dio: se amiamo Dio e ne osserviamo i comandamenti" (1Gv 5:2).
Spesso si usa l'espressione, che può risultare ambigua, "amare l'altro per amore di Dio". Essa può nascondere un profondo disprezzo per l'esistenza altrui. "L'altro è così infido che solo per amore di Dio posso stargli accanto!". Si può invece amare l'altro perché Dio lo ha amato, perché lo si guarda con lo stesso sguardo di Dio. Dio ha donato bellezza nel creare ogni essere umano e conosce la sua opera fin nel profondo, per questo è capace di amare tutti gli esseri che ha fatto. Dio restaura la bellezza deturpata dal peccato, attraverso la redenzione ed il suo costante perdono. Amare è cogliere quest'opera di Dio.
E' quanto dice con la solita chiarezza e poesia Jean Vanier: «Amare da cristiani è accogliere le persone che hanno sofferto e dire loro attraverso gli occhi, i gesti, la parola: "Sono contento che tu esista". Perché questa è la Buona Novella: "Sono felice che tu esista"».