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TESTO Ognuno è un ramo di vite

mons. Roberto Brunelli

XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (02/10/2011)

Vangelo: Mt 21,33-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 33Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. 34Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. 35Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. 36Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. 37Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. 38Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. 39Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. 40Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». 41Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».

42E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:

La pietra che i costruttori hanno scartato

è diventata la pietra d’angolo;

questo è stato fatto dal Signore

ed è una meraviglia ai nostri occhi?

43Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti.

Per la terza domenica di seguito, le letture della Messa parlano della vigna, una realtà dell'antico Israele che evidentemente si prestava a dare concretezza plastica a tante riflessioni. La prima concerneva l'invito rivolto a tutti a lavorare nella vigna, cioè entrare nel Regno di Dio. La seconda riguardava il modo in cui l'invito viene accolto. Oggi la vigna è pretesto per considerazioni storiche, ripercorrendo nei momenti salienti le vicende del popolo di Dio.

Comincia il profeta Isaia (5,1-7) con il celebre cantico della vigna: "Il mio diletto possedeva una vigna sopra un fertile colle. Egli l'aveva dissodata e sgombrata dai sassi e vi aveva piantato viti pregiate; in mezzo vi aveva costruito una torre e scavato anche un tino. Egli aspettò che producesse uva; essa produsse, invece, acini acerbi (...) Ora voglio farvi conoscere ciò che sto per fare alla mia vigna: toglierò la sua siepe e si trasformerà in pascolo; demolirò il suo muro di cinta e verrà calpestata. La renderò un deserto...".

Che cosa rappresentino la vigna e i suoi frutti, lo stesso profeta lo dichiara poco dopo: "La vigna del Signore è la casa d'Israele; gli abitanti della Giudea sono la sua piantagione preferita. Egli si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi". Il popolo che Dio si è formato e ha colmato di attenzioni non ha corrisposto al suo amore, violando in modo grave i suoi comandamenti e addirittura (lo dicono altre pagine dell'Antico Testamento) abbandonandolo per seguire le sciocche ma facili divinità dei popoli vicini. A fronte di questi comportamenti Dio ha pazientato a lungo, tramite i profeti ha moltiplicato i richiami; ma ora annuncia che il tempo si è esaurito e Dio abbandona l'ggetto del non ricambiato amore. E' il preannuncio del disastro, poi verificatosi con la conquista di Gerusalemme da parte dei babilonesi, la distruzione della città e la deportazione degli abitanti.

Nel vangelo (Matteo 21,33-43), parlando ai governanti del popolo d'Israele Gesù riprende, aggiornandola e arricchendola, la similitudine di Isaia: "C'era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: 'Avranno rispetto per mio figlio!' Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: 'Costui è l'erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!' Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero". E' ancora la storia d'Israele, che nei rapporti con Dio non cambiò neppure dopo l'esilio in Babilonia, e accumulando un rifiuto dopo l'altro giunse a respingere, addirittura uccidendolo, lo stesso Messia. Con questa parabola Gesù si dimostra consapevole di quello che sta per accadergli, e ai governanti infedeli preannuncia quanto intende fare: "La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d'angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi. Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti".

Storicamente è quanto accadde davvero con l'istituzione della Chiesa, che abbraccia non più il solo popolo ebraico ma tutti i popoli. Considerando però il percorso al termine del quale Gesù ha voluto la costruzione spirituale di cui egli è la pietra d'angolo, chi ne fa parte è invitato a riflettere bene. Ognuno di noi è un ramo di vite. Che grappoli produce? Buoni per il padrone, o composti da acini acerbi?

 

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