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TESTO Commento su Matteo 21,28-32

Monastero Domenicano Matris Domini  

XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (25/09/2011)

Vangelo: Mt 21,28-32 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 28«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. 29Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. 30Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.

Contesto
Il brano proposto per questa domenica è collocato nel capitolo seguente quello della settimana precedente (Mt 20,1-16) e si colloca nel contesto delle dispute tra Gesù e i suoi avversari dopo l'ingresso a Gerusalemme (Mt 21,1-10); il tema che funge da legame è quello della vigna (che ritroveremo anche la prossima domenica (Mt 21,33-43). L'evangelista Matteo inserisce tre parabole nella sezione sinottica delle dispute a Gerusalemme (capitoli 21-22) che leggiamo di seguito nelle domeniche 26-28 di questo anno A, mentre nelle successive domeniche ascolteremo le dispute (la domenica 29° sul tributo a cesare Mt 22,15-21, ecc.).
Un ulteriore legame tematico è quello con Giovanni Battista, protagonista del brano immediatamente precedente (Mt 21,23-27), si tratta della prima controversia di questa sezione del vangelo di Matteo, che mette a tema l'autorità: come d'abitudine il primo evangelista mette in parallelo Gesù e il suo Precursore. Possiamo leggere nel testo la critica all'autorità religiosa di Israele al tempo di Gesù e anche un riflesso dei contrasti tra la comunità cristiana di Matteo e il giudaismo.
Le altre letture proposte (Ez 18, 25-28; Fil 2, 1-11) riprendono la prima il tema della conversione (con il salmo 25), mentre la seconda presenta Gesù come modello per i credenti.
28 "Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: "Figlio, oggi va' a lavorare nella vigna". 29 Ed egli rispose: "Non ne ho voglia". Ma poi si pentì e vi andò. 30 Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: "Sì, signore". Ma non vi andò. 31a Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?". Risposero: "Il primo".
Al v. 23 i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo si erano rivolti a Gesù, per interrogarlo, ed è quindi ad essi che viene indirizzata la breve parabola dei due figli, esclusiva di Matteo; questo testo presenta due versioni nei manoscritti: in alcuni infatti è il primo figlio a dire sì e poi a non recarsi nella vigna, così che colui che fa la volontà del Padre risulta essere il secondo, anche se in un primo tempo aveva risposto negativamente.
Il v. 29 dice che il figlio si pentì (nel testo in greco metamélomai) verbo che ritroveremo al v. 32 (anche Mt 27,31) per indicare la conversione. Abbiamo un rimando la predicazione del Battista (cfr. v. 31-32 ma anche 3,2) e alla prima predicazione di Gesù, iniziata proprio con un appello alla conversione (cf 3,17; Mc 1,14-15).
Il versetto al vangelo (Gv 10,27) ricorda che: "Le mie pecore ascoltano la mia voce" e mette in evidenza il legame tra ascolto della parola di Dio e conversione.
Al v. 30 il figlio, che poi non andò nella vigna, risponde: Sì, signore, e non come ci aspetteremmo, Sì, padre; come ad indicare un rapporto più da padrone - servo che tra padre e figlio (cfr. Lc 15,29).
Il tema della vigna è classico nella Bibbia per indicare il popolo di Israele e quanti Dio incarica di prendersene cura, la scelta del tema della piccola parabola non è casuale.
Gli interlocutori di Gesù, senza saperlo, giudicano il loro comportamento nei confronti di Giovanni e dello stesso Gesù, dando la risposta del v. 31a.
31b E Gesù disse loro: "In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.
Introdotta dalla formula ufficiale: In verità io vi dico, che sottolinea l'importanza di quanto segue, l'affermazione di Gesù è molto dura: i capi dei sacerdoti e gli anziani sono giudicati meno degni dei pubblicani e delle prostitute, due categorie assai disprezzate al tempo di Gesù, anche perché collaboravano con i Romani. Matteo in questo testo continua la sua polemica con la classe dirigente del suo tempo oltre che di quello di Gesù; i capi si comportano come il secondo figlio che di "Sì, signore", ma poi non fa nulla.
Dividere le persone in categorie non è un buon metodo per capire chi entrerà nel Regno di Dio, sembra suggerire il testo, ciò che è determinante è l'atteggiamento del cuore (cfr. Fil 2, 1-11).
32 Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.
Molti autori concordano nell'attribuire questo versetto alla redazione di Matteo che intende così collegare con l'espressione Giovanni infatti venne a voi, la parabola sia a Gesù che a Giovanni Battista di cui si è parlato poco prima. Il rifiuto di Giovanni comporta il rifiuto di Gesù; la parabola originaria di Gesù doveva concludersi al v. 31.
Si esplicita in questi versetti il tema al centro della discussione, quello dell'autorità (lo stesso del brano precedente 21,23-27) e la connessione Giovanni - Gesù. A differenza di pubblicani e prostitute, i capi non si sono pentiti/convertiti e non hanno creduto.
L'espressione la via della giustizia richiama tutto il messaggio biblico che può essere definito come l'accorato invito di Dio all'uomo peccatore perché si allontani dal male e ricerchi il bene. La conversione secondo la Bibbia è infatti un vero e proprio cambiamento di direzione (cfr. ad es. la preghiera di Salomone all'inaugurazione del tempio di Gerusalemme (1Re 8,33); Salomone invoca il perdono per il popolo se ritornerà a Lui).
Meditiamo il testo
1) Leggere il testo odierno con il brano che lo precede (Mt 21,23-27) per cogliere i legami interni e il senso profondo della parabola.

2) Come rispondo alla chiamata che Dio mi rivolge ogni giorno? La mia vita di fede fatta solo di parole e gesti rituali, o si incarna nel quotidiano?

3) Come' il mio ascolto della parola di Dio? Mi sento figlio del Padre o solo un suo servo?
Preghiamo il testo
Colletta
O Dio, che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono, continua a effondere su di noi la tua grazia, perché, camminando verso i beni da te promessi, diventiamo partecipi della felicità eterna. Per il nostro Signore.
Oppure:
O Padre, sempre pronto ad accogliere pubblicani e peccatori appena si dispongono a pentirsi di cuore, tu prometti vita e salvezza a ogni uomo che desiste dall'ingiustizia: il tuo Spirito ci renda docili alla tua parola e ci doni gli stessi sentimenti che sono in Cristo Gesù. Egli è Dio...
Salmo Responsoriale  (dal salmo 23)
Ricòrdati, Signore, della tua misericordia.
Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza;
io spero in te tutto il giorno.
Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
I peccati della mia giovinezza
e le mie ribellioni, non li ricordare:
ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.
Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via. 

 

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