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TESTO La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d'angolo

mons. Gianfranco Poma

XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (02/10/2011)

Vangelo: Mt 21,33-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 21,33-43

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 33Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. 34Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. 35Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. 36Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. 37Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. 38Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. 39Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. 40Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». 41Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».

42E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:

La pietra che i costruttori hanno scartato

è diventata la pietra d’angolo;

questo è stato fatto dal Signore

ed è una meraviglia ai nostri occhi?

43Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti.

Ci avviciniamo lentamente alla fine dell'anno liturgico leggendo gli ultimi capitoli di Matteo e la preoccupazione pedagogica del Vangelo si fa più intensa. Ormai la Croce si staglia netta all'orizzonte di chi accettando di essere discepolo di Cristo, è condotto a capirne il significato per accoglierla e fare di essa il senso della propria vita.

Il brano che la Liturgia della domenica XXVII del tempo ordinario ci propone (Matt.21, 33-43), ci coinvolge e ci interpella con forza. Dopo aver invitato ad ascoltare un'altra parabola, Gesù insiste: "Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d'angolo: questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi? Perciò io vi dico." Gesù prende le distanze dalla conclusione che i suoi ascoltatori hanno tirato dall'ascolto della parabola, conclusione che anche a noi verrebbe di condividere, quando ancora siamo lontani dal "pensare secondo Dio". Collegandosi con le Scritture, Gesù vuole insegnarci a leggere la storia col "pensiero di Dio" che è diverso dal "pensiero degli uomini": Gesù ci educa ad una lettura teologica della storia, perché sappiamo giudicare secondo il "pensiero di Dio" e impariamo ad agire di conseguenza.

"C'era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna.": comincia così la parabola di Gesù che può far pensare alla chiusura di Israele di fronte ai profeti e a Gesù inviato da Dio, che ha provocato il passaggio alla Chiesa come nuovo popolo di Dio. In realtà, uno studio più attento di tutto il contesto biblico e meno condizionato da motivi storici, ci fa comprendere la parabola in una luce molto più ricca.

E' evidente che Gesù vuole offrirci una esperienza di Dio che ama il mondo, ama l'umanità, ama il creato, ama appassionatamente, ama operando e ama "ritraendosi", per affidare ciò che ama ad operai che lavorino e producano frutti: è molto significativa questa icona di Dio che ama la vigna che ha piantato e curato con tanta preoccupazione e che si ritira per lasciare spazio alla libertà dell'uomo perché porti a compimento la sua opera. Siamo collocati così all'interno della storia che Gesù vede come relazione operosa tra Dio e l'uomo: c'è un fare di Dio che suscita e attende un fare dell'uomo. Ma sta proprio qui il centro del messaggio di Gesù, su cui il Vangelo di Matteo ama insistere: la storia è il farsi concreto della relazione tra Dio e l'uomo, tra il Padre che ama il Figlio e il Figlio che risponde all'amore del Padre. Dio si ritrae perché l'uomo faccia fruttificare la vigna amata da lui: sono essenziali i frutti, è importante operare nella vigna, occorre "fare", ma non un fare qualsiasi, è il fare "ascoltando la Parola del Padre", è il fare come risposta d' amore all'amore del Padre. Per questo Gesù parla di "coltivatori della terra" alla quale è affidata la vigna perché la lavorino e la facciano fruttificare Per questo il proprietario si allontana, perché siano loro i responsabili; ma pure per questo manda "i suoi servi" al momento opportuno a prendere i frutti. Evidentemente Gesù pronunciando la sua parabola pensa al canto di Isaia, che la Liturgia ci fa leggere come prima lettura di questa domenica: è un canto d'amore del profeta, servo appassionato di Dio, che partecipa all'amore di Dio per la sua vigna. Tutto, anche per Gesù, parte dall'amore di Dio, un amore operante: Dio vuole che il suo amore non sia trattenuto da qualcuno, ma continui a generare amore. Non vuole un frutto qualsiasi, vuole i frutti dell'amore. Gesù parla agli agricoltori a cui è stata affidata la vigna: in realtà parla ai capi del popolo e ai capi dei sacerdoti, parla ormai ai responsabili della sua Chiesa e alla fine parla ai suoi discepoli, oggi a noi. Il canto di Isaia diventa un pianto: "Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che non abbia fatto? Perché mentre attendevo che producesse uva essa ha prodotto acini acerbi?" Perché gli agricoltori si sono chiusi nel proprio interesse, nelle loro logiche, hanno tagliato la relazione con Colui che ha loro affidato la vigna: hanno cominciato a pensare "secondo gli uomini", non hanno lasciato che l'amore del Padre mostrasse la sua potente fecondità. E ancora una volta dobbiamo convincerci che ciò che sta a cuore a Gesù è farci entrare nell'esperienza di Dio: un Dio che sconvolge le regole dell'uomo, facendosi piccolo, ritraendosi per amore, mostrando che la via per la vita è il dono di sé. E Gesù ci avverte che Dio continua a parlare, manda i suoi messaggeri: ma per gli uomini seguire le vie di Dio, sembra stoltezza. ".Alcuni li bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono.": ci sono molti modi per mettere in disparte chi parla in nome di Dio e sembra turbare le logiche dell'efficienza umana. E Dio non si stanca di mostrare l'amore: lo scontro tra la follia di Dio che è solo Amore e la sterile inutilità del calcolo umano si manifesta nella Croce. E noi penseremmo che Dio dovrebbe ripagare chi ha ucciso il suo Figlio, uccidendoli tutti. Ma questo sarebbe il tradimento dell'Amore: Dio ha mandato il proprio Figlio per dire che il senso della storia è il realizzarsi del rapporto d'Amore con lui. La Croce è la grande Parola di Dio piantata nella storia: Parola d'Amore, Parola infinitamente feconda, che ci interpella. "La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata pietra d'angolo": i capi del popolo e i capi religiosi hanno scartato Gesù, Dio ne ha fatto la pietra d'angolo. E noi? Forse troppo facilmente leggiamo le Scritture, ma poi continuiamo a seguire le nostre logiche. "Questo è stato fatto dal Signore: per i nostri occhi è una meraviglia": il Signore ci ha amati fino alla Croce, si è indebolito, si è annientato. Questo per noi è stupefacente. È meraviglioso: sappiamo noi lasciarci afferrare dalla meraviglia di Dio, per poter stupire il mondo? La pietra scartata dai costruttori è la pietra d'angolo della nostra vita, della nostra Chiesa, della nostra lettura della storia? L'Amore sconfitto di Dio e per questo vincitore, continua a portare frutti nella storia, attraverso coloro che i potenti ritengono inutili, facendosi strada attraverso coloro che con la loro potenza sono solo di ostacolo.

 

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