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TESTO Commento su Isaia 45,1.4-6 Salmo 95 1Tesssalonicesi 1,1-5b Matteo 22,15-21

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)  

XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (16/10/2011)

Vangelo: Is 45,1.4-6 Sal 95 1Ts 1,1-5b Mt 22,15-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 15i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi. 16Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. 17Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». 18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? 19Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. 20Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». 21Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

Allora i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di' a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l'iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».
Si tratta di un brano molto noto, ma anche molto difficile da interpretare. L'espressione "dare a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio" è addirittura entrata nell'uso comune, ancorché fuori dal contesto in cui viene pronunciata da Gesù, ad indicare un elementare criterio di giustizia umana. Ma il contesto dell'Evangelo ruota su due domande che da sempre interpellano la coscienza di tutti gli uomini e le donne: obbedire sempre? e a chi?
Sono domande alle quali anche la famiglia non può sottrarsi. Proviamo a districarle dalla loro complessità.
Ogni istituzione - sia essa civile o religiosa - ha le proprie leggi, emette i propri decreti, fissa obblighi e divieti. Se essi sono orientati a garantire il bene comune, non dovrebbero esistere problemi, almeno in linea teorica. Leggi, decreti, obblighi e divieti sono un po' come il guardrail di un'autostrada: chi mai si sognerebbe di contestarli? Si cerca anzi di renderli sempre più sicuri, affinché rappresentino un'efficace garanzia per l'automobilista. Il problema però si pone quando essi entrano in conflitto tra loro e con la coscienza del singolo.
I farisei di cui parla l'Evangelo di Matteo erano, nel mondo ebraico, i custodi dell'ortodossia, persone che conoscevano a menadito la legge mosaica e la mettevano rigorosamente, anche se spesso solo formalmente, in pratica. Non tutti comunque erano in mala fede, come spesso vengono classificati. Molti - si pensi ad esempio a Nicodemo di cui parla l'Evangelo di Giovanni - erano in ricerca della verità, non paghi di possederla; uno di essi, anch'egli in attesa del Regno di Dio, darà onorata sepoltura a Gesù. Se una colpa poteva essere attribuita loro era la rigidità, non la rilassatezza. Non potevano certo essere accusati di relativismo culturale, semmai di fondamentalismo. La domanda rivolta a Gesù, ancorché formulata per mettere alla prova il Maestro, per coglierlo in fallo, non è comunque banale, e la risposta - almeno questa era l'aspettativa - non poteva certo essere unicamente un "sì" o un "no". A chi dobbiamo obbedire? Perché i farisei, e tutto il mondo ebraico, riconoscevano un'unica autorità, quella di Dio. Ma il popolo occupante la Palestina con il proprio esercito, i propri funzionari, le proprie leggi era il popolo romano che riconosceva solo l'autorità dell'imperatore, di Cesare. Di qui il conflitto.
Gesù però non si pone su questo livello, non è un teologo morale, né un moralista. Va al nucleo dei problemi, perché gli interessa l'essere umano concreto, non quello astratto, quello virtuale diremmo oggi: l'essere umano in divenire, colto in ogni tappa del suo sviluppo reale. La sua risposta, dunque, non è per questo meno esigente, lo è anzi assai di più di un semplice "sì" o di un semplice "no" che solleverebbero la coscienza del singolo dalla responsabilità di una decisione personale. È questo infatti il rischio di ogni approccio moralistico. Troppo comodo: e infatti la nostra coscienza ci provoca qualche fastidio, non sarebbe meglio non averla?
Dobbiamo allora chiederci: qual è il nucleo centrale di questa pagina dell'Evangelo? Che cosa significa davvero l'espressione: "Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio" per noi oggi?.
Significa innanzitutto che Gesù non rifiuta l'autorità, non è un anarchico facinoroso; la riconosce, la rispetta, ma la relativizza. L'autorità civile è indirizzata a garantire a tutti il benessere sociale, il corretto svolgimento della vita associativa, ma prima della legge c'è sempre l'essere umano, ci sono gli uomini e le donne reali. E questo non vale solo per le leggi dello Stato, ma anche per le leggi della Chiesa: quando una di queste leggi, sia civile che ecclesiastica, dovesse ipoteticamente offendere in qualche modo e in qualche misura la dignità, la grandezza, l'incatturabilità della persona, obiettare contro di essa in nome della nostra coscienza è non solo ammissibile, ma un nostro dovere morale.
Scrive Dietrich Bonhoeffer: "La Legge non è Dio e Dio non è la Legge; divinizzare la Legge e legalizzare Dio era il peccato di Israele; inversamente, dissacrare la Legge e separare Dio dalla Legge solo Gesù poteva farlo, perché Gesù, essendo stato il solo osservante della Legge, solo Lui poteva insegnare correttamente la Legge e il suo compimento".
La continua attenzione all'essere umano e alla sua dignità richiede molto equilibrio, spesso anche molta sofferenza, in particolare da parte dei cristiani. Oggi non sempre, purtroppo, questo rispetto viene riscontrato presso i cristiani. Un certo moralismo spietato considera peccaminoso un non corretto comportamento sessuale, ma molto meno il non pagare le tasse. Ci sono comunità cristiane che chiudono la porta in faccia a due conviventi che vorrebbero partecipare agli incontri di preparazione al matrimonio, o a far battezzare il frutto del loro amore, ma che non si scandalizzano affatto per la diffusa evasione fiscale. Non andare a votare è ancora considerato un comportamento privo di rilevanza morale. Ma anche in un contesto più complesso, come quello della partecipazione alle guerre, non esiste da parte dei credenti un rifiuto netto, assoluto, il rispetto a quella legge morale che dice: "Tu non ucciderai". Non è frequente la ribellione contro la violenza nei confronti dei popoli inermi, piuttosto si riscontra un'assuefazione. Se questa ribellione fosse messa in atto forse il corso della storia cambierebbe.
Ma con l'espressione riportata da Matteo, Gesù dice anche che Cesare non è Dio. Se Cesare fosse Dio sarebbe un idolo e Gesù ci ha messo in guardia dall'adorare gli idoli. L'idolatria è sempre un peccato. Questo vale anche per le autorità religiose. L'autorità non è ipso facto detentore della verità. La verità appartiene solo a Dio. Noi possiamo solo andarne alla ricerca.
Compito della famiglia, allora, sarà quello di educarsi ed educare i propri figli a non essere da un lato sterili contestatori dell'autorità per un malinteso senso di libertà da ogni legge, ma - dall'altro lato - a saper esercitare sempre un'attenzione critica nei confronti dell'autorità stessa il cui orientamento non può che essere il bene di tutti, e soprattutto di coloro che fanno più fatica, e non invece il proprio tornaconto personale, come oggi càpita sempre più frequentemente.
Traccia per la revisione di vita
1) Saprei portare qualche esempio di leggi civili o ecclesiastiche che offendono la dignità dell'essere umano?

2) Educhiamo i nostri figli all'ascolto attento della propria coscienza?
3) Quali sono i nostri idoli?

 

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