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TESTO La mia casa sarà chiamata casa di preghiera

don Romeo Maggioni  

Domenica della Dedicazione del Duomo di Milano, Chiesa Madre di tutti i fedeli ambrosiani (Anno A) (16/10/2011)

Vangelo: Mt 21,10-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 21,10-17

10Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». 11E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea».

12Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che nel tempio vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe 13e disse loro: «Sta scritto:

La mia casa sarà chiamata casa di preghiera.

Voi invece ne fate un covo di ladri».

14Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi, ed egli li guarì. 15Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che aveva fatto e i fanciulli che acclamavano nel tempio: «Osanna al figlio di Davide!», si sdegnarono, 16e gli dissero: «Non senti quello che dicono costoro?». Gesù rispose loro: «Sì! Non avete mai letto:

Dalla bocca di bambini e di lattanti

hai tratto per te una lode?».

17Li lasciò, uscì fuori dalla città, verso Betània, e là trascorse la notte.

Anniversario della consacrazione del Duomo, festa della Cattedrale e della Chiesa Locale che si stringe attorno al proprio Vescovo.

"La mia casa sarà chiamata casa di preghiera": è la Chiesa "dalle pietre vive" (cf. 1Pt 2,5), luogo dell'incontro con Dio per costruire attorno a Lui la famiglia dei figli di Dio, "quelli che sono suoi" (Epist.). E' la "Gerusalemme celeste" che oggi inizia nel tempo e che sfocerà in Casa Trinità, dove "Dio sarà tutto in tutti" (1Cor 15,28).

"Il Signore Gesù - diciamo oggi al prefazio - ha elevato la sua Chiesa alla dignità di sposa e regina": è immagine che esprime lo speciale "mistero" di comunione che la unisce a Cristo "suo fondatore".

A partire dall'esito finale ("le nozze dell'Agnello"), cogliamo in profondità il legame e quindi la vera identità oggi della Chiesa al di là delle sue strutture giuridiche.

1) La Gerusalemme celeste

"Vieni - è l'ultima visione dell'Apocalisse - ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell'Agnello" (21,9). E' la Chiesa, giunta al suo compimento per celebrare le nozze eterne con Cristo e con Dio. "Vidi la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo" (Lett.). Li unisce l'ultimo anelito: "Lo Spirito e la sposa dicono: Vieni! - Sì, vengo presto! - Amen. Vieni Signore Gesù" (22,17.20). Sarà tutto un mondo nuovo dominato dalla presenza piena di Dio: "E vidi un cielo nuovo e una terra nuova" (21,1): "Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio" (Lett.). La Chiesa è l'insieme dei credenti: quello è il destino, la patria finale del nostro cammino terreno!

"Ecco, io faccio nuove tutte le cose". Si cambia vita: "Asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate" (Lett.). Sarà la realizzazione di ogni aspirazione di bene: "Io darò gratuitamente da bere alla fonte dell'acqua della vita. Chi sarà vincitore erediterà questi beni: io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio" (Ap 21,6-7). Si avrà in Dio la partecipazione alla sua stessa vita, appunto figli divenuti eredi, cittadini della sua città eterna: "E mi mostrò poi un fiume d'acqua viva, limpido come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello. In mezzo alla piazza della città, e da una parte e dall'altra del fiume, si trova un albero di vita che dà frutti dodici volte all'anno, portando frutti ogni mese; le foglie dell'albero servono a guarire le nazioni. I suoi servi vedranno il suo volto e regneranno nei secoli dei secoli" (22,1-5). Si ritorna a mangiare "dell'albero della vita" dal quale fummo allontanati (cf. Gen 3,22).

Nozze finali dopo che Cristo avrà coltivato con cura amorosa la sua futura sposa. "Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata" (Ef 5,25-27). Premura concreta come fa un marito per la sua sposa: "I mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo" (5,28-30). Si rievoca il divenire "una carne sola" (5,31). Così del resto Gesù aveva pregato: "Che tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi" (Gv 17,21). Anche per il cristiano è oggi tempo di fidanzamento: "Io provo per voi - dice Paolo - una specie di gelosia divina: vi ho promesso infatti a un unico sposo, per presentarvi a Cristo come vergine casta" (2Cor 11,2).

2) Cristo sposo e la sua chiesa

Qual è più propriamente il legame sponsale tra Cristo e la sua Chiesa? Scrive un autore medievale: "L'Onnipotente avendo preso in sposa una debole e l'Eccelso una di bassa condizione, da schiava ne ha fatto una regina e colei che gli stava sotto i piedi la pose al suo fianco. Uscì infatti dal suo costato, donde la fidanzò a sé". Cristo ha fatto della umanità che di Lui si fida la sua Sposa, quasi nuova creazione, nuova Eva, uscita dal fianco del secondo Adamo nel momento della redenzione. L'amore è condivisione di tutto e comunione di cuore e di vita: così avviene d'ogni sposalizio ben riuscito; così avviene in questo stupendo sposalizio tra Cristo e l'uomo credente. Da questa intimità sponsale con Cristo derivano la nostra sicurezza e gioia. Promette Gesù: "Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano" (Gv 10,28).

Prosegue Gesù: "Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre mio" (Gv 10,29). Il testo medievale aggiunge: "Come tutte le cose del Padre sono del Figlio e quelle del Figlio sono del Padre, così lo Sposo ha dato tutte le cose sue alla Sposa, e lo Sposo ha condiviso tutto quello che era della sposa, che pure rese una cosa sola con se stesso e con il Padre. Voglio, dice il Figlio al Padre pregando per la Sposa, che come io e tu siamo una cosa sola, così anch'essi siano una cosa sola con noi. Lo Sposo pertanto è una cosa sola con il Padre e uno con la sposa". Troppo profondo è il legame che ci unisce al Padre tramite Cristo; e Dio è fedele! "Le solide fondamenta gettate da Dio sono solide e portano questo sigillo: Il Signore conosce quelli che sono suoi" (Epist.).

L'intimità con Dio produce profonde trasformazioni nell'uomo. Cristo elimina il peccato, assume la natura umana e la rende partecipe della natura divina. "Quello che ha trovato di estraneo nella Sposa l'ha tolto via, configgendolo alla croce, dove ha portato i peccati di lei. Quanto appartiene per natura alla Sposa ed è sua dotazione, lo ha assunto e se ne è rivestito. Invece ciò che gli appartiene in proprio ed è divino l'ha regalato alla Sposa. Egli annullò ciò che era del diavolo, assunse ciò che era dell'uomo, donò ciò che era di Dio" (Beato Isacco abate del monatesro della Stella). Si tratta ora di rimanergli fedele:"Chi si manterrà puro, sarà come un vaso nobile, santificato, utile al padrone di casa, pronto per ogni opera buona" (Epist.). Potremo così servire il Signore con cuore puro e il suo regno con utilità e frutto.

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"In una casa grande non vi sono soltanto vasi d'oro e d'argento, ma anche di legno e di argilla; alcuni per usi nobili, altri per usi spregevoli" (Epist.). Nella Casa di Dio ciascuno ha il suo dono e il suo ruolo: "A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune; e tutte le opera l'unico e il medesimo Spirito, distribundole a ciscuno come vuole" (1Cor 12,7.11). Non conta davanti a Dio fare il papa o l'ultimo semplice fedele: conta fiorire bene là dove lo Spirito ti ha piantato.

 

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