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TESTO Costruiamo il regno, ma sul serio!

don Carlo Occelli  

XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (25/09/2011)

Vangelo: Mt 21,28-32 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 28«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. 29Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. 30Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.

Il vangelo è lettera viva. Ogni volta che ci accostiamo ad una pagina non ci viene raccontato semplicemente qualche avvenimento del passato, ma un evento che si dilata nel tempo. Era già così per l'evangelista Matteo: ripensa agli episodi di Gesù e vede che molti elementi ritornano anche in quella comunità alla quale annuncia la buona notizia.

Vieni Spirito vivo che abita le parole dell'evangelo! Vieni e ridestaci dal torpore di chi già ti conosce. Liberaci dall'invidia degli operai della prima ora, purificaci dalle incrostazioni che hanno rabbuiato la nostra fede.

Perché Gesù non è stato accolto? Perché pubblicani e peccatori sono passati davanti al fior fiore degli israeliti? Come hanno potuto non riconoscere il Signore?

Talvolta rileggendo la Scrittura mi pongo questi interrogativi. Ma non è possibile, mi dico, non aderire! Questi anziani che conoscono la Scrittura e frequentano il tempio, gente che osserva tutto ciò c'è da osservare... come possono essere così ciechi?!

Eppure anche Matteo ritrovava nelle comunità le medesime difficoltà: i pagani accoglievano con entusiasmo l'avvento del regno, mentre i giudei se ne infischiavano.
Sembrerebbe così lineare credere a Cristo!

Mmm... mi sa che questa linearità è una bella maschera che indosso. Ossì! Ci metto poco a giudicare farisei e scribi, anziani e categorie religiose varie! Ipocriti!

Ma io sarò così distante?! Farisei e simili si sono costruiti un mondo religioso a loro misura e vi aderiscono pienamente: sanno per diritto e per traverso la strada giusta per arrivare a Dio. Conoscono il percorso nei minimi particolari, fuori di lì niente.

Gli anziani sanno che, da che mondo e mondo, Dio ha un solo figlio: Israele. Non c'è altro popolo prescelto, non si dà la possibilità per altri di lavorare nella vigna.

Poi ti arriva questo maestro di Nazareth che pensa di saperla più degli altri. È arrivato il primo della classe, il signorino Gesù, e noi si dovrebbe cambiare le nostre pratiche millenarie! Il nostro passato ci assicura che se vogliamo essere cristiani dobbiamo fare così e così, altrimenti non si arriva ad una fede matura.

Mah... non siamo anche noi nel pericolo di costruirci dei percorsi, nominalmente cristiani, la cui pratica diamo per scontato che porti a Dio?! Penso alla mia testardaggine pastorale, liturgica e catechetica: mi convinco da solo che quel canto lì non ha nulla da insegnarmi, che la chitarra non è uno strumento liturgico, e le mani se non le tengo così non vanno bene, per non parlare che oggi senza un percorso di teologia settimanale non si va da nessuna parte e inoltre il catechismo si deve fare in prima elementare e alla prima comunione non ha senso che...

E così mi ritrovo talvolta, inconsciamente, ad aver ridotto la mia fede ad una religiosità degli atti. Senza più cuore, senza più vita, senz'amore. Pratiche vuote... parlo per me s'intende.

Come quel figlio che dice il suo sì tutto impettito. Dice sì, aderisce, ma nella vigna non si è visto mai. Non si è visto mai sul serio, cioè a lavorare nello stile del padrone di casa.

Oh, certo io posso vivere in un contesto nel quale inserisco la Messa, la confessione, l'educazione cattolica dei figli, l'otto per mille, la processione alla Madonna... ma rimanere sempre ai bordi della vigna. Accontentarmi di una religione disgiunta dalla fede che interpella, rompe, stuzzica!

Oggi ancora Cristo viene a me come voce che chiama: va a lavorare nella mia vigna.

Non so, se penso alla situazione di oggi, a tutte le difficoltà, a dover ricominciare... non ne ho mica voglia.

Potrei accontentarmi del minimo, stare ai bordi della vigna, vivacchiare senza tanti fastidi.
In fondo mi sembra di fare già tanto.

Appunto. Mentre nel regno di Dio passano avanti coloro che non si ritengono dentro, come pubblicani e peccatori del tempo.

Ci ripenso, mi interrogo sulla mia fede. Mi domando: che fare? Continuare ad aderire con le parole? Con un sì detto ogni settimana che non rivoluzioni la mia vita?

Usciremo dalle nostre chiese belli belli come se niente fosse?

No, basta, sono stufo. Via le maschere, mi butto nella vigna, a lavorare. Con il rischio di sbagliare. Non voglio passare la vita a dire si e vivere no, mi disgusta il mio consenso con le mani giunte e la mia lontananza nella vita vera!

Basta. Si parte. Senza tornare più indietro.

Dicevo domenica scorsa che queste settimane sono un tempo di inizi: dai catechismi alle cantorie, dalle catechesi agli oratori... anche qui, facciamoci sotto amici! Al lavoro nella vigna, con passione e con gioia, con amore ed entusiasmo!

Mai Gesù viene a noi per farci sentire in colpa. Sempre, come qui ed ora, viene per cantare la sua fiducia immensa in noi!

Sì, Cristo dona a te la sua vigna, osa costruire il regno nella tua libertà! Si fida.
Evviva!

 

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