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TESTO Commento su Isaia 5,1-7; Salmo 79; Filippesi 4,6-9; Matteo 21,33-43

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XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (02/10/2011)

Vangelo: Is 5,1-7; Sal 79; Fil 4,6-9; Mt 21,33-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 21,33-43

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 33Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. 34Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. 35Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. 36Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. 37Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. 38Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. 39Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. 40Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». 41Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».

42E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:

La pietra che i costruttori hanno scartato

è diventata la pietra d’angolo;

questo è stato fatto dal Signore

ed è una meraviglia ai nostri occhi?

43Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti.

"Voglio cantare per il mio diletto /il mio cantico d'amore per la sua vigna"... Gesù ha certamente cantato, o recitato, la stupenda pagina di Isaia (5,1-7) che inizia con queste parole, mentre racconta la parabola della vigna e dei contadini omicidi che oggi meditiamo nell'Evangelo di Matteo (21,33-43).
C'era dunque un signore il quale, un giorno, piantò con cura una vigna e la affidò ad alcuni contadini. Poi, al tempo della vendemmia, mandò i suoi servi a ritirare il raccolto: ma quei contadini accolsero i servi a bastonate, li lapidarono, e qualcuno di essi ci rimise anche la pelle. Altri servi, subentrati ai primi, ricevettero lo stesso trattamento. Allora il signore mandò suo figlio e quei contadini, con una decisione non emotiva, ma meditata, presero il giovane, lo portarono brutalmente "fuori della vigna" e lo uccisero.
È a questo punto che Gesù chiede ai suoi ascoltatori: "Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?" I presenti rispondono: "Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo". E Gesù, per tutta risposta: "
"La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d'angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti. Chi cadrà sopra questa pietra si sfracellerà; e colui sul quale essa cadrà, verrà stritolato"
.
Da alcune domeniche leggiamo le parabole che Gesù racconta ai suoi seguaci: ma noi, oggi, sappiamo davvero coglierne il significato profondo? E Gesù, sempre attraverso Matteo, ci aveva già messi sull'avviso riportandoci le parole del profeta: "Aprirò la mia bocca con parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo". In effetti, la parabola dei vignaioli omicidi contiene la sintesi di tutta la storia della salvezza, di quel Regno e di quella proposta del Padre (la vigna) di cui i vignaioli di appropriarono tradendo il patto con il signore, e mandando a morte prima i suoi servi (i profeti) inviati a ricordare questo patto, poi il figlio stesso del signore (il Cristo, il Figlio di Dio) il quale però diventerà, attraverso la sua morte, la pietra angolare (ma anche d'inciampo, cioè di "scandalo") nella costruzione della nuova comunità.
E tuttavia, c'è nella parabola proprio la rivelazione di quelle "cose nascoste", di quella violenza originaria che sta alla base dei rapporti tra gli esseri umani e che il Cristo, con la sua Parola, con la sua vita totalmente non violenta, e con la sua morte violenta in croce, ha definitivamente svelato.
Provo a mettere in evidenza sinteticamente due elementi di lettura che non mi sembrano di dettaglio.
Intanto l'espulsione e l'uccisione del figlio del padrone della vigna richiama lo schema classico di un rito sacrificale: "Costui è l'erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!"... Come dimostra l'etnologo francese René Girard, l'assassinio fondatore non è l'uccisione del padre, secondo l'interpretazione psicanalitica di Freud, ma la violenza contro una vittima espiatoria che con la sua morte "risolve" la crisi della società. Questa violenza viene rimossa, dissimulata, rielaborata come "sacrificio". Fa parte del rituale, per esempio, che l'uccisione avvenga "fuori della vigna" (o "fuori mura"). Rileggiamo, a questo proposito, l'uccisione di Stefano in Atti 7,58: "...lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo". E Gesù, non fu forse assassinato "fuori porta"?. Nella città, al suo interno, viene deciso l'assassinio; ma l'esecuzione avviene "fuori"...
Ma c'è un secondo punto. Nella parabola, almeno secondo la versione di Matteo, sono gli interlocutori di Gesù, e non Gesù, ad immaginare la ritorsione da parete del padre della vittima. In Dio, nel Padre, non c'è violenza. Neppure la più piccola, neppure messa in atto in casi eccezionali. Il Cristo è morto perché si è posto radicalmente contro la linea violenta della società, svelandola, togliendo cioè il velo equivoco e di comodo con cui l'abbiamo nascosta, e dimostrando che nessuna vittima potrà mai più essere uccisa "giustamente", con buona pace dei nostri governanti, in ogni latitudine e longitudine del Pianeta. Per questo il Cristo è "pietra d'angolo", di inciampo e di scandalo, di quella comunità nuova la quale ancora fatica a prendere coscienza che per il cristiano non c'è alternativa alla non violenza. Totale ed assoluta. Anche unilaterale.
Ma è davvero così nella nostra Chiesa? Concludo con una curiosità, emblematica. Nella "Pacem in terris", al punto 43, Papa Giovanni scriveva che nella nostra era atomica è "alienum a ratione" che "la guerra possa essere utilizzata come strumento di giustizia". "Alienum a ratione" significa "insensato", "da pazzi", ma fu tradotto in italiano con l'espressione molto edulcorata: "riesce quasi impossibile pensare". E poiché il traduttore non era certo un ragazzino di quarta ginnasio, tutto questo la dice lunga sulle mistificazioni ideologiche che, oggi come sempre, incombono sui temi della violenza e della guerra.
Traccia per la revisione di vita
1. Quale giudizio do sulla guerra? Esistono secondo me guerre "giuste"? E' vero che la guerra non è nient'altro che la continuazione della politica con altri mezzi?

2. Conosco altri tipi di violenza? In famiglia, nei confronti del mio coniuge, dei miei figli, dei miei compagni di lavoro, dei miei sottoposti, degli amici che appartengono alla mia comunità? La pratico anch'io? Può servire la "revisione di vita" per cogliere le contraddizioni con cui intesso la mia esistenza?

 

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