PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Fatti, non parole!

don Alberto Brignoli  

XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (25/09/2011)

Vangelo: Mt 21,28-32 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 21,28-32

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 28«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. 29Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. 30Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.

"Gli ultimi saranno i primi, e i primi gli ultimi": con questa frase divenuta ormai proverbiale si chiudeva il Vangelo di domenica scorsa, nel quale il Signore Gesù, attraverso una parabola non del tutto digeribile (almeno dal punto di vista della giustizia retributiva), ci ha voluto far comprendere che nessuno può avanzare delle pretese nei confronti di Dio. Coloro che, sulla scorta dei loro comportamenti irreprensibili, si sentono autorizzati a disprezzare altri che invece fanno fatica a vivere la vita di fede, riceveranno da Dio una ricompensa: non però quella che essi si aspettano, adeguata alle loro opere, bensì adeguata al loro metro di giudizio e alla loro superbia, che addirittura vorrebbe impedire a Dio di essere buono, misericordioso e - a suo modo - giusto.

Oggi Gesù si spinge molto più in là: si dirige non più ai suoi discepoli, ma in maniera esplicita agli "anziani del popolo" giudeo e ai "principi dei sacerdoti", ovvero al fior fiore della cupola di potere della società civile e religiosa, e al succo del suo discorso arriva a dire loro che "i pubblicani e le prostitute" (tra le peggiori categorie sociali dell'epoca) li precedono nell'ingresso al Regno di Dio... Per cercare anche solo minimamente di capire l'impatto che queste parole di Gesù devono aver creato nell'uditorio che li ascoltava, immaginiamoci come se oggi le pronunciasse ad autorità civili ed ecclesiastiche, dicendo loro che le categorie di cui sopra (prostitute e usurai) sono più degne della grazia di Dio di quanto lo siano loro... immaginatevi che "tsunami" certe parole, allora come oggi!

Se poi guardiamo alle due parabole che seguono il Vangelo di oggi e che leggeremo nelle prossime due domeniche (quella dei vignaioli omicidi e quella degli invitati che rifiutano il banchetto di nozze), capiamo perfettamente la reazione delle autorità civili e religiose di allora, che al termine del capitolo 21 del Vangelo di Matteo si riuniranno con il proposito di trovare un modo per fare arrestare Gesù. La sua parola era diventata per loro offensiva, ripugnante, scomoda.

Perché Gesù ce l'aveva così tanto con le autorità del suo tempo?

Non si trattava di un problema politico o di ripulsione verso le forme di autorità, ma di moralità, di etica, di giustizia, cose che le autorità del tempo di Gesù calpestavano con i loro comportamenti apparentemente ed esternamente perfetti, ma in realtà profondamente falsi e sleali. Cose poco attuali, vero...?

La loro apparente applicazione "alla lettera" delle norme e dei comandamenti della religione giudaica non era il segno di un profondo amore a Dio e alla Legge data loro per mezzo di Mosè, ma un modo per sentirsi superiori e migliori degli altri, e soprattutto per disprezzare coloro che, per via dei loro comportamenti non certo ineccepibili alla luce del sole, erano da tutti ritenuti "la feccia" della società: tra essi, in modo particolare, i peccatori pubblici, ovvero i fraudolenti esattori delle tasse, e le prostitute. Rispetto dei comandamenti e applicazione della Legge, quindi, non per amore a Dio, ma con il solo proposito di sentirsi autorizzati ad essere superiori agli altri. L'importante è farsi vedere perfetti: poi quello che si è in realtà, poco conta. Questa è falsità e ipocrisia allo stato puro.

Come l'atteggiamento di due figli, appunto, che di fronte alla richiesta di aiuto da parte del loro papà, si comportano in maniera diametralmente opposta: uno esternamente gli risponde di sì (e per di più gli risponde da servo, "sissignore"!), poi fa quello che gli pare; l'altro invece sbuffa', gli dice in maniera schietta che a lui quella cosa lì pesa, poi però ci ripensa e la fa. Anziani del popolo e sacerdoti hanno atteggiamenti identici a quelli del primo figlio.

E per di più, ben coscienti di questo! Già, perché di fronte alla domanda di Gesù su "quale dei due figli avesse fatto la volontà del padre", la loro risposta è sicura, decisa, consapevole: "Il secondo!". Per cui, sanno bene da che parte sta la giustizia e cosa vuole dire onorare veramente Dio: vuol dire preoccuparsi meno di comportamenti esteriormente corretti o di parole giuste e sante, e amare nei fatti Dio, facendo la sua volontà, anche se magari si può apparire agli occhi degli altri un po' meno ineccepibili.

Ma a loro, questo modo di vivere la fede non serve, non è funzionale all'esercizio del loro potere. Perché in fondo a loro, di Dio, non gliene importa assolutamente nulla: anzi, usano la sua Legge e i suoi comandamenti a loro piacere per dimostrarsi superiori agli altri.

Di gente così, il Regno di Dio annunciato da Gesù e realizzato già qui sulla terra, non sa proprio che farsene. Di gente che dice di onorare Dio a parole o solo per farsi vedere dagli altri, ma in realtà nemmeno pensa a lui, Gesù non ha assolutamente bisogno. Preferisce gente dal cuore sincero, che magari non si comporta sempre in maniera perfetta (e chi mai è perfetto?), e che di certo non può essere presa ad esempio di moralità, ma che nel profondo del cuore vuol bene a Dio e, a suo modo, cerca pure di fare la sua volontà.

Ecco allora l'espressione forte di Gesù nel Vangelo di oggi: meglio una prostituta che di fronte alla predicazione di Giovanni Battista ha accolto la sua parola e ha accettato di iniziare un cammino di conversione, che un'autorità civile o religiosa che di Giovanni Battista o di qualsiasi altro profeta non ha bisogno, perché ritiene che i suoi comportamenti esteriori impeccabili siano sufficienti per salvarsi, e addirittura possono servire per dominare e disprezzare gli altri.

Non c'è nulla di più diabolico di questo: burlarsi di Dio, dicendogli e facendogli credere di amarlo, ma in realtà disprezzandolo nella persona dei fratelli più deboli e più in difficoltà. Per fortuna, Dio non è tonto come loro credono: lui non guarda all'apparenza delle buone opere, ma al cuore dell'uomo. Non sa che farsene di gente dai comportamenti irreprensibili ma senza il minimo amore verso lui e verso i fratelli.

Voglio sperare, per me e per ognuno di noi, che nessuno si permetta mai di vivere la fede così. Che nessuno si senta a posto attraverso una pratica religiosa esteriormente perfetta ma priva di amore a Dio. Che nessuno si preoccupi dell'identità cristiana più che di un vissuto fatto di giustizia e di rispetto dell'altro. Che nessuno difenda la sua appartenenza alla fede cristiana come un'ideologia al punto di dimenticarsi della vita onesta, umile e semplice di ogni giorno.

Che nessun cristiano, mai, riduca il suo rapporto con Dio a un gioco tra il "sì, signore" e il "non ne ho voglia", ma percorra prima di tutto la via della giustizia.

 

Ricerca avanzata  (54031 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: