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TESTO Commento su Matteo 21,28-32

Omelie.org - autori vari  

XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (25/09/2011)

Vangelo: Mt 21,28-32 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 28«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. 29Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. 30Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.

COMMENTO ALLE LETTURE

a cura di don Giampaolo Perugini

A chi è rivolto questo Vangelo?

«Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo»... Il Vangelo inizia così, e dunque sembra essere rivolto alla classe dirigente di quel tempo. "Capi dei sacerdoti", dice chiaramente un ruolo di guida nella sfera morale e religiosa. Gli "Anziani del popolo" invece erano quelli che esercitavano un'autorità nell'ambito politico e sociale. E se dovessimo attualizzare i destinatari pensando al nostro tempo? A chi sarebbe indirizzato oggi questo Vangelo?

I "Capi dei sacerdoti" potrebbero essere i Vescovi? Certamente. Oggi però ci sono molte religioni e ognuna di queste ha i suoi sacerdoti e i suoi capi!

Ci sono i sacerdoti della comunicazione (giornalisti, opinionisti, conduttori televisivi) e i loro capi che sono i direttori dei giornali, gli editori. Ci sono i sacerdoti dell'economia (operatori di borsa, consulenti finanziari, responsabili di agenzie di rating) e i loro capi che sono titolari di banche, amministratori delegati, top manager, possidenti investitori. Ci sono i sacerdoti dello sport (giocatori di calcio, allenatori, piloti) e i loro capi che sono i presidenti degli enti sportivi, i proprietari dei club. Ci sono i sacerdoti della moda e del costume (stilisti, pubblicitari, attori, registi) e i loro capi che sono i produttori, gli sponsor, le grandi società per azioni... eccetera.

Poi ci sono gli "anziani del popolo" che per il ruolo decisionale e operativo nei confronti della società civile, potrebbero essere identificati con i vertici della pubblica amministrazione, i rappresentanti della politica, i deputati, i ministri... Anche loro esercitano un potere per il bene del vivere comune e sono riconosciuti dal popolo come preposti a questo compito in funzione della loro esperienza, competenza e saggezza. Forse gli "anziani" a cui si rivolge Gesù non avevano dei capi, però quelli che abbiamo menzionato li hanno e si chiamano: "Partito" (al quale appartengono) oppure "Leader" (fondatore o segretario di quel determinato partito).

Il destinatario sono "io"

Evidentemente Gesù non si rivolge a una "categoria", ma a delle persone... Il Vangelo si rivolge a ciascuno di noi che lo abbiamo appena ascoltato. Ognuno di noi è "capo" di se stesso ed è "sacerdote", sia perché battezzato sia perché la propria vita ha un carattere religioso, nel senso di "sacro". Ognuno di noi è un "anziano", perché ha la sua memoria, la capacità di riflessione e di giudizio. Ognuno di noi esercita un potere di decisione su se stesso e sulla propria volontà di agire secondo un determinato orientamento di valore e priorità.

La considerazione iniziale che ho fatto voleva essere una provocazione e un invito: Stiamo attenti a riappropriarci delle decisioni che riguardano tutti noi! Nell'attuale e difficile situazione in cui viviamo non possiamo delegare una persona o un partito a decidere per noi! È vero che quando stiamo in automobile uno soltanto può guidare... Ma non decide il conducente al posto nostro dove si va o quale strada si deve percorrere. Può anche essere più abile ed esperto di noi nella guida o essere uno che trasmette sicurezza, può anche essere l'unico ad avere la patente, ma io ho il dovere di consultare tutte le mappe esistenti e capire bene cosa comporta o a quali rischi vado incontro affrontando quel viaggio.

Anche la credibilità e l'affidabilità del guidatore è importante. Non mi deve importare se è simpatico o antipatico, se è bello o brutto, se è della Roma o della Lazio. Non è sufficiente che sia persuasivo o parli in modo affascinante... Se anche avesse venti lauree e io fossi analfabeta non posso e non debbo abdicare alla mia capacità di ragionare, alla mia libertà di decidere dove andare. Anch'io pago la mia quota di carburante, e la mia vita è importante quanto la sua.

Io non affido i miei risparmi o il futuro dei miei figli a chi mi si presenta su un cartello pubblicitario al momento delle elezioni e non so niente delle sue reali capacità e soprattutto della sua vita! Una volta eletto avete mai visto qualcuno che venisse a rendervi conto del proprio operato? Che venisse a informarvi e chiedervi cosa ne pensate riguardo a una decisione che deve prendere? Bisogna che ogni cristiano s'informi, s'impegni, e non dia il proprio assenso con un voto che sovente somiglia a una firma su un assegno in bianco. Io non decido sulla base di un'informazione sommaria, di uno spot pubblicitario o guardando se indossa i colori della mia tifoseria quando si tratta di dare le chiavi di casa mia a qualcuno che vi fa le pulizie o quando si tratta di affidare i miei figli a una babysitter! Voglio informazioni precise, referenze concrete, metto alla prova e controllo... Non è così? «Che ve ne pare»?.

«Figlio, va' oggi a lavorare nella vigna»

È normale che oggi non ci sia lavoro? È normale che uno debba avere raccomandazioni e amicizie politiche per trovare un lavoro? È normale che, se il titolare di una piccola azienda ha svolto un lavoro per un'azienda molto più grande (talvolta statale!), rischi di non essere retribuito o sia pagato con anni di ritardo? È normale che le cause di fallimento societario o di bancarotta fraudolenta durino così tanto che non portino mai a un risarcimento effettivo a chi è defraudato? È normale che una casa costi così tanto da richiedere a entrambi i coniugi di lavorare una vita intera per pagare il mutuo? Si tratta solo della legge del mercato? E chi è il "mercato"? Chi detta le sue leggi? Come si fa a basare l'economia di una società civile sui "bond", cioè sui debiti? Come fa una società a reggersi su un'economia basata sul consumo piuttosto che sul risparmio? Come si fa a ignorare quello che accade nel Corno d'Africa e spendere migliaia e migliaia di euro per vedere "Miss Italia" o una partita di calcio pagando l'assurdo compenso di un conduttore o di un calciatore con i nostri soldi? Bisogna che ciascuno si renda conto della propria importanza e del proprio dovere di impegnarsi a lavorare per una società giusta e per una giustizia che dev'essere globale tanto quanto lo è il mercato o la borsa o l'agenzia di viaggi. Il "sì" o il "no" che ognuno di noi dice, non conta. Conta quello che fa o che non fa', OGGI, nella sua porzione di vigna.

Ancora potete vedere in giro o alla televisione una pubblicità di una nuova automobile, la cui immagine è legata ad un popolare attore francese. Egli - con espressione minacciosa - presta il suo duro e magnetico sguardo allo slogan: " il lusso è un diritto ". Al di là dell'efficacia pubblicitaria spero vi rendiate conto da soli di quanto sia insidiosa e del tutto fuorviante un'affermazione del genere! Il lavoro, sì, è un diritto! La dignità è un diritto! Non certo il lusso! Chi lavora per il proprio diritto al lusso quando ci sono figli e fratelli che non hanno il necessario, lavora nella vigna del grande ingannatore... non certo nella vigna di Dio. «Ciascuno non cerchi l'interesse proprio, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù» (II Lettura).

Finché non abbiamo i sentimenti di Cristo il quale «non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso» (ibidem) per arricchire noi, non siamo degni di essere chiamati cristiani. Finché diciamo "sì, signore" soltanto a parole o limitiamo il nostro "sì" alla parola "amen" nelle risposte liturgiche senza che a essa facciano seguito fatti concreti, noi stiamo negando la nostra figliolanza divina e la nostra relazione con Dio Padre, stiamo tradendo la fiducia di Dio in noi e negando la vera fede che si esprime attraverso la carità nella liturgia della vita.

«i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio»

La Parola che Dio oggi ci rivolge è severa, ma non vuole essere un giudizio di condanna! Piuttosto è un accorato appello alla nostra conversione. Se non fosse chiaro il significato delle parole del Signore dobbiamo capirlo bene: non si entra nel regno di Dio in quanto pubblicani o prostitute, ma in quanto pentiti e convertiti! (cfr anche la I Lettura). Noi qui presenti difficilmente saremo mai pubblicani e prostitute! Siamo piuttosto sacerdoti, catechisti, bravi genitori e onesti cittadini, ragazzi educati e figli rispettosi... ma proprio per questo rischiamo di ritenerci a posto per il nostro ruolo o per la "forma" della nostra fede piuttosto che per la sua "sostanza".

Avere Gesù come Maestro non significa sapere a memoria quello che dice, ma quanto Egli dice metterlo in pratica! Seguire Gesù come suoi discepoli non significa recitare il "Padre nostro", ma imitarne la vita donandola anche noi per "i nostri fratelli"! Andare a lavorare nella vigna non significa tanto o solo l'essere coerente, perché ciascuno di noi sperimenta ogni "oggi" la propria contraddizione. Vuol dire invece e soprattutto essere un tralcio della vera Vite, che rimane unito a Cristo riconoscendosi peccatore... "considerando gli altri superiori a se stesso" e pentendosi sinceramente quando si hanno sentimenti di "rivalità o vanagloria" (cfr II Lettura)... ricevendo umilmente il perdono e ricominciando ogni volta con generosità e fiducia, concretezza e impegno.

Per questo motivo il salmo responsoriale (Sal 24) ci fa ripetere: «Ricordati, Signore, della tua misericordia. Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza; io spero in te tutto il giorno. Ricordati, Signore, della tua misericordia e del tuo amore, che è da sempre. I peccati della mia giovinezza e le mie ribellioni, non li ricordare; ricordati di me nella tua misericordia, per la tua bontà, Signore».

Dio è nostro Padre, non il nostro "padrone". Non ci impone il suo volere e non si scompone dinanzi al nostro rifiuto o tradimento. Forse però vorrebbe chiederci di essere come il figlio che non compare nella parabola, cioè come il suo Figlio unigenito che la sta raccontando. La sua bontà si manifesta nell'ammonirci attraverso di Lui e la sua rettitudine nella pazienza di attenderci e continuare a coltivarci attraverso la croce di Gesù. «Buono e retto è il Signore, indica ai peccatori la via giusta; guida i poveri secondo giustizia, insegna ai poveri la sua via» (salmo resp.). Forse - e vale prima di tutti e soprattutto per me che vi parlo - è arrivato il momento per ciascuno di noi di andare oltre il "non ho voglia" di un sentimento altalenante e immaturo al quale non corrisponde la prontezza e la costanza dell'impegno. Forse è arrivato il momento per ciascuno di noi di andare oltre il "sissignore" militare di un senso del dovere bugiardo oppure timoroso al quale non corrisponde il sacrificio faticoso della coerenza e l'adesione di un cuore innamorato.

 

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