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TESTO Facciamoci trovare quando Dio chiama

mons. Antonio Riboldi

XXV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (18/09/2011)

Vangelo: Mt 20,1-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 1Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. 2Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. 3Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, 4e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. 5Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. 6Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. 7Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.

8Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. 9Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. 10Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. 11Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone 12dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. 13Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? 14Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: 15non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. 16Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

C'era un tempo, quando si era più poveri: una povertà dignitosa, che creava spazi alla vita interiore e, quindi, a Dio. Uno spazio che era come farsi trovare quando Dio ci cerca.

E sappiamo tutti che nessuno ha avuto il dono della vita senza uno scopo.

Dovremmo sapere tutti che questo grande dono deve contenere un'infinita ricchezza, che si costruisce giorno per giorno, e, alla fine di questa esperienza terrena, sarà la sola ricchezza che porteremo con noi.

Ed è davvero triste vedere come troppi non si fanno trovare, quando Dio passa e chiama, vanificando il dono della vita ricevuto. Ha ragione il profeta Isaia quando afferma:

"Cercate il Signore, mentre si fa trovare; invocatelo, mentre è vicino.

L'empio abbandoni la sua via, e l'uomo iniquo i suoi pensieri: ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona.

Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri e le vostre vie non sono le mie vie - oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie; i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri". (Is. 55,6-9)

Ed ogni uomo, tutti, noi compresi, abbiamo 'dentrò la storia di questo cercare o non cercare, di questo invocare o non invocare. Di fatto siamo in realtà ciò che abbiamo cercato o non cercato. Tutti! In proposito, ad un grande artista, che ebbi modo di incontrare, il maestro Carlo Maria Giulini, una sera, chiesi se era cosa buona tale ricerca.

Così rispose: 'Quasi sempre noi sentiamo parlare di Dio dai sacerdoti, dalla Chiesa. Poche volte lo sentiamo dalla gente comune. Quella che mi offre è una buona occasione per confrontarci. Sarà interessante sapere con quale linguaggio le persone, che lei incontra o ha incontrato, si esprimono in proposito. Sapere che cosa è rimasto in loro della educazione dall'infanzia. Cosa di più interessante si è offerto loro. Saper quali sono stati i cammini verso o lontano dalla fede. È certo che Dio passa vicino ad ogni uomo, chiama, indica la via che dà il vero senso alla vita. Ma oggi è veramente saggio ciò che si insegna?'

C'è un momento in cui Dio passa e chiama a diventare 'operai nella Sua vigna'.

Quante persone ho avuto modo di incontrare che, nella vita, erano come dei 'disoccupati' o lontani da ogni ricerca di Dio e, all'improvviso, - vera Grazia! - Hanno sentito il richiamo di Dio e la loro esistenza è cambiata totalmente, mettendosi sulle orme del Signore.
Così parla Gesù, oggi:

"Il regno dei cieli è simile ad un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori, per la sua vigna.

Accordatosi con loro, per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna.

Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza disoccupati e disse loro: 'Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò'. Ed essi andarono.

Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto.

Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse: 'Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi '. Gli risposero: 'Perché nessuno ci ha presi a giornatà.
Ed egli disse loro: 'Andate anche voi nella mia vigna'.

Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: 'Chiama gli operai e dà loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi'.

Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro.

Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero un denaro per ciascuno. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone, dicendo: 'Questi ultimi hanno lavorato un'ora e li ha trattati come noi, che abbiamo sopportato tutto il peso della giornata e il caldo'.

Ma il padrone. rispondendo a uno di loro disse: 'Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene: ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te. Non posso fare delle cose mie quello che voglio? Oppure tu sei invidioso, perché io sono buono? Così gli ultimi saranno i primi e i primi ultimi". (Mt. 20, 1-16) È facile, leggendo la vita di chi sta vicino, vedere realizzarsi la parabola delle chiamate di Dio. Avvengono in tempi diversi della vita: alcuni da giovani, altri addirittura da anziani.

Dio non ha orari nel chiamarci: attende solo che noi gli diciamo di sì.

Ho avuto modo di conoscere questa varietà di chiamate di tanti.

Ricordo un grande sacerdote, che per 40 anni si era disinteressato a Dio: era un dissipato, ma sentiva fortemente che non era nella verità della vita, quel suo essere 'disoccupato'.

Finché trovò qualcuno che colse il suo disagio e lo indirizzò a guide spirituali, che lo aiutarono a ritrovare la vigna del Signore.

Descrive bene il suo percorso nella famosa poesia Riamato l'Amor, l'Amor vuol tutto.
"E venne il giorno che in divin furore,

la verità di Cristo mi costrinse a giustiziar e libri e scritti e carte: o sì che quello fu un gran bel stracciare!

Allor che quanto m'ea il più del male ridotto fu a un lacerato ammasso, mi sentì lieve in libertà felice.

Ed ecco repentino a me salire dal fondo del fracasso della strada un patetico annuncio e me ben noto: Strascèe?...Ehi straccivendolo... Egli pesta passo per passo all'ultimo gradino ingombra il sacco sopra la stadera:
per poco prezzo quella roba tolse.

Il cittadino accendere della sera mi trovò solo a ripensare il tempo l'anima mia posta nell'eterno,
mestizia forse, non tristezza colse". (Clemente Rebora)

Per qualche estate, veniva alla Sacra di S. Michele, per riposare. Lo accompagnavo nelle brevi passeggiate. Non parlava mai, ascoltava, come avvolto in un silenzio, che riempiva della meravigliosa novità che scopriva nella vita, gli anni trascorsi a sperimentare il 'vuoto'.

E non fu così, forse, la storia di S. Francesco, quando, assecondando l'invito di Dio, da ricco e spensierato che era, si spogliò di tutto, sposando quella che chiamava 'Madonna Povertà', ed era la grande ricchezza di seguire Cristo?

Ma se vogliamo capire la storia di tanti - e nella mia vita di pastore ho avuto la grazia di conoscerne tanti davvero - cogliamo la verità di questa parabola: Dio chiama alla Sua vigna in ogni tempo, senza mai stancarsi.

Forse è la vostra storia... diversamente si rischia di restare 'disoccupati sulla strada della vità. Afferma il grande Papa del sorriso, Giovanni XXIII:

"Iddio mi ha creato, eppure non aveva bisogno di me; eppure l'ordine dell'universo, l'ambiente che mi circonda, tutto insomma, esisterebbe senza bisogno di me.

Perché dunque mi credo io così necessario a questo mondo? Chi sono io, se non una formica, un granello di arena? Perché dunque mi faccio sì grande davanti a me stesso?
A che sono io in questo mondo? Per servire Dio.

Dunque la mia vita deve essere del tutto consacrata a Lui: a compiere i Suoi voleri, del tutto e per sempre. Quindi, quando non penso a Dio, ma al mio amor proprio, divento un servo disobbediente. Servo di Dio: qual bel titolo, quale mansione bellissima è mai questa!".
Così sono i 'disoccupati' che sanno attendere Chi li chiama.

Ma oggi, guardandoci attorno, in questa società, che continua a costruirsi idoli senza anima, destinati all'insoddisfazione, si ha come la sensazione che troppi non cerchino più Dio.

Eppure questa mancanza di desiderio di Dio, diventa un vuoto, un 'disagio' che si fa sentire.

Non resta che chiedere di avere un cuore sempre all'erta, attento all'invito a seguirLo nella Sua
Vigna.

SeguirLo è la spiegazione della serenità di tanti: una serenità che non è generata dalle cose materiali, ma dalla gioia di vivere nella vigna del Signore.

La stessa gioia, che si rifletteva sempre sul viso di don Clemente Rebora, ed era il frutto di

quell'essersi sbarazzato dell'inutile raccolta di : Strascèe.
Così, ancora scriveva, in proposito, don Clemente:

"Speravo in me stesso, ma il nulla mi afferra. Speravo nel tempo, ma passa, trapassa.

Speravo nel ben che verrà sulla terra, ma tutto finisce travolto in ambascia. Ho peccato, sofferto, cercato, ascoltato

la voce dell'amor che chiama e non langue: ed ecco la speranza: la Croce.

Ho trovato Chi prima mi ha amato e mi ama e mi lava nel sangue che è fuoco. Gesù, l'Ognibene, l'Amore infinito, l'Amore che dona l'amore,
l'Amore che vive ben dentro nel cuore".

 

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