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TESTO Inizi ed incanti

don Carlo Occelli  

XXV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (18/09/2011)

Vangelo: Mt 20,1-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 1Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. 2Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. 3Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, 4e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. 5Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. 6Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. 7Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.

8Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. 9Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. 10Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. 11Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone 12dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. 13Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? 14Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: 15non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. 16Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

Settembre è mese di inizi. Della scuola anzitutto: dai piccolini accompagnati da genitori emozionati per il primo giorno di scuola, ai grandi che si preparano all'università. Da quelli che entrano nel mondo delle superiori a quelli che di qui a giugno sentiranno parlar di continuo di maturità...

Iniziano anche i primi fermenti per le attività pastorali: ecco gli incontri dei vari gruppi, dalla cantoria alle catechiste, dal consiglio pastorale al gruppo sportivo... le riunioni si moltiplicano.
Evviva gli inizi!

In questo avvio ecco una pagina di vangelo che sconvolge un poco i piani. Destabilizza e disorienta, siamo sinceri. Ogni volta che leggo questo brano mi chiedo dove sia il centro, mi domando quale sia la chiave di lettura che mi fa entrare nel mistero di Dio.

M'incanto di fronte a questo Dio che sorprende i miei inizi, sradica le mie comode certezze, invita a mettermi in gioco con la sbocca spalancata.

Evviva gli inizi che custodiscono l'incanto: abbiamo bisogno di meraviglia e d'incanto ascoltando la Parola e vivendo la Messa. Abbasso chi vuole ipnotizzarci il cervello, alla larga ciarlatani e truffatori di ogni categoria.

In ascolto di un Dio che sorprende viviamo la gioia della Parola viva.

Dunque rimango incantato anzitutto da questo padrone che ad ogni ora esce a chiamare gente che lavori alla sua vigna. Per cinque volte, dal mattino presto fino all'ora che precede il tramonto eccolo in cerca di operai.

Dio è appassionato della sua vigna, di questa terra che è il nostro mondo.

Settembre... è anche l'inizio della vendemmia! In questi albori pastorali il Signore esce ad ogni ora per cercare lavoratori per la sua vigna, sognando il vino nuovo.

Ad ogni ora tu vieni a me, Signore. Ed io mi lascio guidare dalle parole del salmo: Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino.

Coraggio! Rispondiamo alla chiamata!

Ciò che accade è ovviamente molto strano per il mondo lavorativo. Il vangelo non è interessato a parlarci di giustizia salariale e simili. A questo dovremo pensarci noi: sì, noi cristiani come possiamo vivere questi tempi di radicale crisi economica e sociale? Possiamo accontentarci di mettere la testa nella sabbia?

No di certo, insieme cerchiamo le vie per iniziare e continuare sempre la costruzione di un mondo diverso, facendoci sentire, non restando in silenzio di fronte alle ingiustizie, promuovendo iniziative di aiuto a chi sta perdendo il lavoro.

Qui il vangelo ci parla di Dio, e della sua amicizia con l'uomo, vietato fraintendere.

Oggi si fa un gran parlare di meritocrazia: non c'è ambiente in cui non venga fuori questa parola magica. Fermo restando che ci si riempie la bocca di parole alla moda, siamo tutti d'accordo che il merito, le competenze, le abilità effetive di ognuno siano valorizzate! Siamo tutti d'accordo che ognuno deve guadagnarsi la pagnotta... poi andiamo spesso a scoprire che trasversalmente e in ogni ambiente sono altre le parole che governano la vita: potere, denaro, mazzette, piaceri di qua e scambi di là... e vivaddio tantissima gente onesta!!
Perché citare la meritocrazia?

Perché qui Gesù sembra andare contro questa regola: uno guadagna in base a quel che si merita. Quel che è giusto è giusto! E chi non potrebbe sottoscrivere?

Intanto c'è da dire che un denaro al giorno era la paga abituale per un bracciante. Lo stipendio mensile corrispondeva all'incirca a trenta denari... cifra per la quale Gesù sarà tradito!

Dunque c'è un padrone che non ci sta che ogni uomo non abbia il minimo per tornarsene a casa con una paga che permetta di sopravvivere con la propria famiglia.

Forse già a questo livello potremmo trarre delle conseguenze: non possiamo non batterci perché ognuno abbia di che vivere.
Il guaio è che non lo facciamo.

... meditiamo...

La chiave di lettura principale però mi pare ancora un'altra. Il centro direi che è ancora la relazione con Dio e l'idea che di lui abbiamo. Intendo dire noi oggi, cristiani della prima o dell'ultima ora.

Quel che è giusto è giusto, quel che uno si merita bene, altrimenti è una presa per i fondelli. Quando ascoltiamo che il padrone paga lo stesso i primi e gli ultimi ci prende il nervoso.

Ma come? Quelli hanno faticato tutto il giorno, si sono fatti un mazzo tanto... e sono ripagati in quel modo?! Ma pensa te che bella fregatura si beccano! (io lo dicevo che di quel padrone non ci si poteva fidare!).

Qui mi sembra che sia la chiave: i meriti con Dio sono una parola fuori luogo...

Scusate, ma si può può meritare l'amore? Si può conquistare a suon di ore lavorative la benevolenza di Dio?

Davanti a Lui non si acquisiscono meriti. Non meritiamo un premio... che non sia sempre il tutto: l'amore incondizionato di Dio. La bontà di Dio è smisurata, eccedente. Dio è sempre avanti nella bontà. È inutile, è un passo avanti a tutti, sempre. Per questo incanta!

Quegli operai, e noi!, non si lamentano perché a loro non è stato tolto qualcosa, ma perché ad altri è stato dato come a loro. Brutta bestia l'invidia, anche nelle nostre comunità parrocchiali.

Dio ama gratuitamente, non c'è merito, ricompensa o rendimento che conti.
Dio nella vita ama, altro non fa.

Io penso di conquistare qualcosa, di meritare questa gratuità in base alla mia fatica e al sudore che spreco!?!

Uff... che brutta idea di regno di Dio! Disgraziata concezione del nostro vivere la chiesa! Siamo sempre gli stessi a lavorare e sudare dalla mattina alla sera... amiamo dire. Ma per piacere!

E la gioia? E la perla preziosa? E il tesoro nascosto? E l'incanto? E la meraviglia degli inizi? Tutto scomparso?

Coraggio amici! Non ci facciamo seppellire da uno stile di vita credente che comprenda la sequela di Cristo solo come fatica e sudore! Abbandoniamo la tristezza, rituffiamoci nella gioia della sequela.

Noi che ci portiamo dentro il DNA di Dio con l'impronta di Cristo, sapremo camminare sulla via della gratuità e dell'amore incondizionato?

Sapremo vivere questi inizi di pastorale come l'occasione per ritornare ad amare? Ad incantarci di Cristo e di un nuovo volto di comunità?

Trepidanti ma entusiasti sussurriamo con san Paolo: per me vivere è Cristo.
Evviva gli inizi che sudano gioia ed incanto!

 

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