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TESTO Commento su Filippesi 2,9-11

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Esaltazione della Santa Croce (14/09/2011)

Brano biblico: Fil. 2,9-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 3,13-17

13Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. 14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

Dalla Parola del giorno
Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!» (Fil 2,9-11)
Come vivere questa Parola?
La festività odierna accosta due termini che sembrano l'uno la negazione dell'altro: esaltazione e croce.
Nel linguaggio comune, infatti, croce è sinonimo di sofferenza e ai tempi di Gesù rappresentava un patibolo infame e infamante. La Bibbia stessa la stigmatizzava dichiarando maledetto chi pendeva da essa (cf Dt 21,23), mentre i Romani riservavano questo supplizio agli schiavi e ai malfattori più abietti, escludendone comunque sempre chi aveva la cittadinanza romana. Qualcosa, dunque, dinanzi alla quale ritrarsi inorriditi.
Eppure è proprio sulla croce che si rivela la sovrana signoria di Cristo. È Gesù stesso a dichiararlo: "Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora conoscerete che Io Sono" (nome proprio di Dio) (Gv 8,28), e Paolo, nella lettera di oggi, completa: dinanzi al suo inabissarsi fino ad assaporare la morte e la morte di croce, ogni ginocchio si pieghi e ogni lingua proclami che egli è il Signore.
Un rovesciamento totale di prospettiva che non è indifferente. Là dove la sapienza umana si ritrae gridando allo scandalo e all'insipienza (cf 1Cor 1,23), la sapienza di Dio apre un varco di luce capace di riscattare dal non-senso e di rilanciare verso una pienezza di vita già qui e ora.
Sosterò, quest'oggi, dinanzi alla croce, lasciando emergere ciò che essa provoca dentro di me: scandalo e ripulsa o umile e riconoscente amore?
Ti adoro, o croce santa, feritoia da cui filtra la luce della vita, tacito invito ad accogliere l'amore e a rifrangerlo nei più umili frammenti del quotidiano.
La voce di un Dottore della Chiesa
La Croce è la massima rivelazione della potenza di Dio. La potenza di Dio è infatti la potenza del suo Amore. Ora la potenza dello amore non consiste nel dimostrare una tale forza da costringere il cuore dell'amato a corrispondere, togliendogli ogni libertà. La forza dell'amore consiste semplicemente nel dimostrarsi: nulla è più forte dell'amore nella sua debolezza, nulla è più debole nella sua forza.
S. Pietro Crisologo.

 

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