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TESTO Commento su Luca 7,14

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Martedì della XXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (13/09/2011)

Vangelo: Lc 7,11-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 7,11-17

11In seguito Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. 12Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. 13Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». 14Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». 15Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. 16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». 17Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

Dalla Parola del giorno
Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono (Lc 7,14)
Come vivere questa Parola?
La Vita e la morte si incontrano alle porte della città di Naim: un incontro frontale e decisivo. La morte precede il suo triste corteo, sfoggiando un potere apparentemente incontestabile. Nessuno può sottrarvi-si, sembra proclamare esibendo il suo trofeo: una giovane promessa appena accennata e già spenta.
Non resta che allontanarsi sconsolati dalla città della gioia, significato sotteso al nome "Naim".
Ma è proprio là, in questo limite estremo che sembra affacciarsi sul nulla, che si afferma vittoriosa la Vita.
Un deciso avvicinarsi, un coraggioso atto di solidarietà, simboleggiato dal quel "toccare la bara" e con-sumato sulla croce, e il corteo della morte è costretto a fermarsi. "O morte, dov'è la tua vittoria" escla-merà Paolo, dando voce all'esultanza di chi segue Cristo Via-Verità- Vita.
Un grido di vittoria che può rimuovere il velo di tristezza che fa delle nostre Naim (famiglie, comunità, città, nazioni...) il regno incontestato della morte. Ma oggi, come allora, c'è bisogno di chi osi guardare negli occhi questo subdolo tarlo, per smascherarne le trame. C'è bisogno di chi non stia a osservare da lontano, trincerandosi dietro facili e gratuiti giudizi, ma, senza timore di sporcarsi le mani, abbia il co-raggio di rendersi prossimo di chi sta andando alla deriva. E allora nessuna città della gioia resterà più spopolata.
Popolerò, quest'oggi, la mia sosta contemplativa dei vari cortei funebri che le agenzie di informazione mi propinano o che incontro tra coloro che frequento. Non certo per accodarmi ad essi, bensì per chie-dermi cosa posso fare per arginarne il dilagare.
Signore, voglio seguire decisamente il corteo della vita di cui tu guidi i passi. Liberami dalla tentazione di lasciarmi coinvolgere dal pessimismo dilagante e donami il coraggio di farmi accanto alle varie "ba-re" per tornare a dire a nome tuo: "Ragazzo, dico a te, alzati!".
La voce di un testimone
Bisogna aiutare il giorno a spuntare
Raoul Follereau

 

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