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TESTO Commento su Ezechiele 18,25-28, Salmo 24, Filippesi 2,1-11, Matteo 21,28-32

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XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (25/09/2011)

Vangelo: Ez. 18,25-28, Sal24, Fil. 2,1-11, Mt. 21,28-32 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 21,28-32

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 28«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. 29Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. 30Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.

La Liturgia di domenica scorsa considerava come l'egoismo e l'invidia allontanano dalla "Verità".
In questa domenica ci viene presentata la grande differenza tra "l'intenzione" e "l'azione".
Nella prima lettura il profeta Ezechiele, che ha sempre spronato e incoraggiato Israele nell'esilio a Babilonia, ricorda che ogni uomo è arbitro della propria salvezza in quanto Il Signore è pronto a perdonare sia il giusto che il peccatore che si converte.
Nel Salmo 24, si chiede al Signore, di indicare all'uomo la via retta che produce gioia e felicità dimenticando le "ribellioni" e i "peccati" della giovinezza.
Nella seconda lettura l'apostolo Paolo esorta i Filippesi a vivere le relazioni quotidiane con carità, disponibilità e amore verso tutti i fratelli per poter realizzare una vera comunione.
Esalta l'esempio di Cristo che, pur essendo Dio, ha assunto con umiltà una natura umana facendosi servo di ogni uomo sino alla morte di "croce".
Sprona pertanto i fratelli a non esaltarsi mai e vivere con umiltà anche quando compiono opere di carità.
Nel Vangelo l'apostolo Matteo, ci presenta Gesù che domanda ai capi dei sacerdoti ed anziani, chi dei due figli ha fatto la volontà del Padre che chiedeva loro di andare a lavorare.
Quante volte nella nostra vita diciamo "" a chi ci chiede aiuto e poi, presi dalle mille occupazioni ce ne dimentichiamo anche perché prevale in noi l'egoismo.
Altre volte, forse perché, per paura di impegnarci troppo, rispondiamo "no", "non posso, non ho tempo" ma poi ripensandoci pervade in noi il sentimento di carità e così mettiamo in pratica la Parola del Signore.
Il brano del vangelo continua con una frase forte, ci dice che: "pubblicani e prostitute entreranno nel Regno dei cieli" perché hanno creduto senza vedere.
Anche noi, oggi, abbiamo testimonianze di fede vera concretizzata nelle opere verso i fratelli più bisognosi, che ci aiutano ci stimolano a vedere, se lo vogliamo, il Cristo vivo in mezzo a noi.
Per la riflessione di coppia e di famiglia:
- Diciamo di avere la fede, in famiglia con quali fatti la dimostriamo?
- Siamo come Tommaso o come i pubblicani e le prostitute?

- Cristo ha detto "" senza condizioni, i nostri sì assomigliano ai suoi?

Commento a cura di Gianna e Aldo - CPM Genova

 

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