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TESTO ... fino a settanta volte sette

don Luca Orlando Russo

XXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (11/09/2011)

Vangelo: Mt 18,21-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 18,21-35

In quel tempo, 21Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». 22E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.

23Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. 24Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. 25Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. 26Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. 27Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.

28Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. 29Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. 30Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.

31Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. 32Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. 33Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. 34Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. 35Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

Domenica scorsa ci dicevamo che le relazioni sono difficili e per questo molti ripiegano per una religione "fai da te". Oggi comprendiamo che la maggiore difficoltà è data dal nostro atteggiamento nei confronti del perdono. E poiché non esiste al mondo qualcuno che non abbia mai bisogno di essere perdonato, diventa facile comprendere quanto valore ha il perdono, sia offerto sia accolto, nelle nostre relazioni. Se questo qualcuno non esiste, nessuno al mondo può dirsi giusto di una giustizia propria, o tutta propria. Si può essere giusti solo di una giustizia, almeno in parte, donata: ricevuta cioè, attraverso il perdono di tutti coloro dai quali avvertiamo il bisogno di essere perdonati. Le implicazioni di tutto ciò sono enormi e, stando alla parabola, non è scontato comprenderle e farle proprie.

A complicare il nostro rapporto con il perdono è la constatazione che "perdono" vuol dire "per regalo". Questo significa che il perdono, da chiunque venga, è veramente tale, quando è gratuito: esso, dunque, non può essere meritato. La gratuità del perdono comporta che quando ci capiterà di chiedere perdono a qualcuno, dobbiamo mettere in conto che il perdono potrebbe esserci rifiutato.

La parabola fa emergere che il vero problema del servo malvagio sta nel non aver mai accolto la gratuità del gesto del re. È convinto che il condono ricevuto dell'intero debito è da attribuirsi ai suoi meriti. Ma quali meriti, visto che non restituiva nulla? Il merito di saperci fare, di saper piangere, di saper supplicare, di escogitare la strategia giusta per colpire, fare breccia nella coscienza del re e ottenere il condono.

Questo spiega il suo comportamento nei confronti del suo compagno. Quando egli esce dalla sala del trono, non va in giro a raccontare quanto il re è stato buono con lui, perché il re in realtà non è stato buono. Lui, il debitore, è stato tanto bravo da imbroccare la strategia giusta per meritarsi il condono. Quest'uomo non ha da ringraziare nessuno. Il condono che gli viene concesso è frutto del suo saperci fare. Di conseguenza, non c'è altro modo per lui di trattare il suo collega, se non quello che ha adottato. Quest'uomo non conosce la gratuità, pur avendola sperimentata. Dalla gratuità è stato salvato, gli è stato risparmiato il carcere. Ma lui attribuisce tutto questo a se stesso. Povero servo, si è negato la possibilità di sentirsi perdonato, amato gratuitamente!
Buona domenica e buona settimana!

 

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