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TESTO Se il tuo fratello commette una colpa, va' e ammoniscilo

Ileana Mortari - rito romano  

XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (04/09/2011)

Vangelo: Mt 18,15-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 15Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 18In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.

19In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

Il brano evangelico odierno è costituito da una pericope del cap.18° di Matteo; tranne i primi 14 vv., che hanno paralleli nei sinottici, il resto del capitolo è solo di Matteo, che ha qui riunito una serie di gesti, sentenze e parabole di Gesù, per illustrare il comportamento dei fedeli all'interno della comunità cristiana; infatti questo capitolo è stato chiamato il "Discorso ecclesiale" o la "Regola della comunità" e, con gli altri quattro ampi discorsi, concorre a formare le cinque "colonne" che reggono tutta la struttura matteana.

Il discorso ecclesiale si può grosso modo dividere in due parti: la prima svolge il duplice tema dell'umiltà e della sollecitudine per i "piccoli", che costituivano uno strato di credenti deboli, facilmente disattesi e in pericolo di perdersi; la seconda sviluppa il motivo della fraternità ecclesiale, con particolare attenzione alla correzione fraterna e al perdono generoso dell'offesa.

E' in questa seconda parte che si colloca la pericope liturgica di questa domenica, dove troviamo sottolineate tre tematiche: la correzione fraterna, l'autorità degli apostoli e la preghiera comunitaria. Prenderemo in considerazione la prima.

Matteo analizza casi e situazioni che effettivamente si erano più volte presentati nelle comunità delle origini (singolari analogie si riscontrano con la chiesa locale di Corinto di cui parla S.Paolo) e quindi anche in quella matteana di Antiochia di Siria. Questa non è certo una comunità di puri e santi, ma al contrario vede con frequenza forme di arrivismo, sogni di grandezza e preminenza da parte di membri in vista, scarsa attenzione ai "piccoli" nell'accezione prima indicata, peccatori notori che suscitano gravi problemi. Che fare? Non resta che riandare alle parole e all'esempio del Maestro; ed è quello che l'evangelista fa', affrontando il grave problema della presenza di peccatori gravi.

Le istruzioni di Gesù sono connotate da sensibilità e gradualità: "Se il tuo fratello commette una colpa, va' e ammoniscilo tra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello" (v. 15). Il primo passo è dunque quello di avvicinare il fratello (anziché isolarlo subito secondo la tendenza farisaica prevalente), assumendosi la responsabilità e anche il coraggio di segnalargli il suo errore, e fornendogli l'evidenza della colpa, questo alla scopo non di "metterlo alla gogna", ma di recuperarlo alla salvezza.

"Se non ti ascolterà - prosegue il vangelo - prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni" (v. 16) Il secondo passo è ispirato a una pratica giuridica giudaica di cui parlano Numeri e Deuteronomio, per cui la correzione avrà luogo davanti ad alcuni testimoni; il che conferisce maggior efficacia al procedimento.

"Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano." (v. 17). L'ultima possibilità è data da una convocazione della comunità locale, che con il peso del suo prestigio cerca ancora una volta di mettere il peccatore di fronte alle sue responsabilità; ma, se neppure questo ha effetto, allora il

colpevole "sia per te come un pagano e un pubblicano", espressione proverbiale giudaica molto dura, che indica la totale esclusione dell'individuo dalla comunità sacra. Nella situazione analizzata da Matteo, il fratello che giunge a peccare in modo grave e persevera nel suo errore, pur dopo molte e varie sollecitazioni alla conversione, rompe tutti i ponti con la comunità e si situa egli stesso fuori di essa. E anche allora, tuttavia, egli resta sempre oggetto della misericordia di Dio, come ben si vede nel vangelo nel comportamento di Gesù verso pubblicani e peccatori pubblici.

Degni di nota sono l'estrema discrezione e carità che devono connotare tutto il procedimento. Ben a ragione quel grande educatore che fu S. Francesco di Sales ammoniva: "Quando ci accingiamo a correggere un fratello, scriviamo prima su un foglio e ripetiamoci a più riprese queste due frasi bibliche: "Forse che io ho piacere della morte del malvagio - dice il Signore Dio - o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva?" (Ezechiele 18, 23) e "Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la trave? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello" (Matteo 7, 3-5)

E un significativo testimone del nostro tempo, Dietrich Bonhoeffer, ha sottolineato che la comunità, per crescere, ha bisogno del contributo di tutti e soprattutto necessari appaiono alcuni ministeri: "quello di tenere a bada la lingua, quello dell'umiltà e della dolcezza, quello del saper tacere quando si è criticati, quello dell'ascolto, quello di essere sempre pronti a rendere un servizio nelle piccole cose della vita, quello di portare e sopportare i fratelli, quello di perdonare, quello di proclamare la Parola, dire la verità, esercitare l'autorità." (da "Vita comune e Il libro di preghiera della Bibbia", ed. Queriniana, termini illustrati nel cap. "Il servizio", pag. 70)

 

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