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TESTO Ma voi chi dite che io sia?

don Romeo Maggioni  

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Vangelo: Lc 9,18-22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

La novità cristiana è che Dio salva attraverso Cristo, il suo Inviato, il Messia. Ma non è tutto. Anzi. La vera novità, sorprendente e .. impensabile, se non sconcertante, è il modo con cui Cristo salva l'umanità: con la croce!

Spiazza ogni previsione e aspettativa, comprese molte pagine dell'Antico Testamento che parlano di un germoglio "dalla radice di Iesse" (Lett.), cioè dalla discendenza regale di Davide, e quindi di una potenza che sbaraglia i nemici e fa ritornare i prigionieri alla loro patria. Ancora al tempo di Gesù le attese popolari erano per un Messia politico, liberatore dal giogo romano.

La gente dice di Gesù: è "Giovanni Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto". Pietro - certamente su ispirazione divina (cf. Mt 16,17) - "Il Cristo di Dio". Gesù, però, "ordinò severamente di non riferirlo ad alcuno". C'è qualcosa che non va! Appunto: che idea giusta bisogna avere del Messia? E più propriamente: che tipo di salvezza è quella che ci porta Cristo?

E' dramma ambiguo spesso anche per noi.

1) Deve soffrire

Gesù - è la prima volta - incomincia a correggere e a precisare: "Il Figlio dell'uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno". Buon per lui che.. dice di risorgere il terzo giorno! Ma altrove si riferisce che i discepoli si chiedevano "che cosa volesse dire risorgere dai morti" (Mc 9,10). Un Messia che muore ammazzato, e per di più dai capi religiosi!? "Cristo crocifisso è scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani" (1Cor 1,23). Non lo è meno anche per noi, abituati a pensare Dio sempre vincente. Un Dio fallito e preso in giro, re da burla come davanti a Pilato. I pagani sull'Aventino a Roma hanno disegnato il Crocifisso con una testa d'asino. Poveri Cristiani, guarda cosa adorano! In forme più sottili, anche oggi Cristo è deriso, o almeno mal sopportato.

La prima interpretazione e comprensione di Gesù è nel Nuovo Testamento la parola "secondo le Scritture" (1Cor 3,3-4). Gesù stesso, la sera di Pasqua, ne aveva fatto esplicito riferimento: "Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria? E cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui" (Lc 24,25-27). Pietro, di fronte ai capi che hanno ucciso Gesù, dice: "Io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi. Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il Cristo doveva soffrire" (At 3,17-18). Disegno lontano di Dio è la morte di Cristo, non un incidente fallimentare; cuore invece della sua missione. Ne era pienamente cosciente: "Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!" (Lc 12,50).

Il disegno grande di Dio è uno solo: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna" (Gv 3,16). Paolo lo proclama in tutte le sue Lettere: "E' lui che Dio ha stabilito apertamente come strumento di espiazione nel suo sangue, a manifestazione della sua giustizia per la remissione dei peccati" (Rm 3,25). In sostanza, a nome nostro e in nostro favore, l'uomo Gesù - primogenito e nostro fratello - ha detto un sì di obbedienza piena al Padre (cf. Fil 2,8) per riscattarci dalla nostra disobbedienza, riconciliandoci con Dio ed essere liberati dalla morte, per una eredità da figli di Dio! Quel sacrificio che ci libera è reso presente ad ogni generazione di uomini che si vogliono salvare nel sacramento dell'Eucaristia.

2) Liberazione

Ecco: dalla croce, quale salvezza? Le prefigurazioni veterotestamentarie parlano di una schiavitù dalla quale il Signore libera il suo popolo, quella classica dall'Egitto e quella posteriore da Babilonia: "Si formerà una strada (di ritorno dalla deportazione babilonese) per il resto del suo popolo che sarà superstite dall'Assiria, come ce ne fu una per Israele quando uscì dalla terra d'Egitto" (Lett.). La coscienza profonda di Israele è segnata da queste liberazioni, segno di una premura fedele del Dio che salva: "In quel giorno avverrà che il Signore stenderà di nuovo la mano per riscattare il resto del suo popolo. Egli alzerà un vessillo tra le nazioni e raccoglierà gli espulsi di Israele e radunerà i dispersi di Giuda" (idem). La prospettiva profetica naturalmente guarda avanti, al futuro e definitivo liberatore che sarà il Messia, dalla "radice di Iesse".

Quella del Messia è una liberazione ben più radicale e interiore, come diceva bene già Ezechiele: "Toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne" (Ez 36,26). Paolo ne è il banditore entusiasta, a partire proprio dalla sua esperienza personale: "Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna" (Epist.). E' la coscienza di essere gratificato con "sovrabbondanza insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù", da parte di uno che proprio non meritava, lui prima "un bestemmiatore, un persecutore e un violento" (Idem). "Ma dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia" (Rm 5,20).

Proprio questa è la sicurezza e la speranza che ci viene dalla meditazione della croce. La salvezza è già ottenuta gratuitamente per tutti; a noi rimane di credere che quell'atto è efficace anche per noi e il crederci con "una fede che si rende operosa per mezzo della carità" (Gal 5,6). La sua, di Gesù, è stata una obbedienza; e obbedienza è richiesta anche a noi: "Pur essendo Figlio, imparò l'obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono" (Eb 5,8-9). Naturalmente la premessa indispensabile è la coscienza di essere peccatori e di aver bisogno del perdono di Dio. Forse oggi proprio questa è la soglia difficile per entrare nel discorso della fede!

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"Il Signore Gesù si trovava a in un luogo solitario a pregare". Proprio in quei momenti Gesù ha percepito e accettato il suo destino di redentore, tanto che si aggiunge subito che "prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme" (Lc 9,51). Credo anch'io che il luogo più adatto per capire quale sia il vero bisogno e la verità del nostro destino davanti a Dio, sia proprio la preghiera. Del resto, semplificando, sant'Alfonso de Liguori diceva: "Chi prega si salva, chi non prega si danna".

Visitate il sito www.liturgiagiovane.it ed il relativo blog, sul quale è possibile aggiungere i vostri commenti, osservazioni, suggerimenti, proposte.

 

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