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TESTO Io creo cieli nuovi e terra nuova

don Romeo Maggioni  

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Vangelo: Is 65,13-19|Sal32(33)|Ef 5,6-14|Lc 9,7-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla domenica di Pentecoste a oggi siamo andati meditando gli interventi salvifici di Dio entro la vicenda di Israele, quale preparazione alla novità e pienezza del Messia, che avrebbe iniziato una fase nuova dell'operare divino e una nuova alleanza, incentrata in Cristo. Isaia l'aveva più volte annunciato: "Ecco, io creo nuovi cieli e una nuova terra" (Lett.). Gesù stesso aveva detto: "Tutti i Profeti e la Legge hanno profetato fino a Giovanni" (Mt 11,13). Con Gesù è finalmente (e definitivamente) iniziato il Regno di Dio, con un salto di qualità nella storia della salvezza: "Tra i nati di donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui" (Mt 11,11).

Il Battista aveva preparato l'arrivo di Cristo. Ora il Battista è morto, ucciso da Erode, e Gesù riprende dal punto lasciato da Giovanni: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino" (Mt 3,2 e 4,17).

1) Il regno di Dio

"Le folle lo seguirono; egli le accolse e prese a parlare loro del Regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure". Parola e gesti di guarigione caratterizzano il Regno di Dio iniziato da Gesù. Il Regno messianico era stato largamente preannunciato come una svolta che capovolge la vita: "Saranno dimenticate le tribolazioni antiche, ..non si ricorderà più il passato, poiché si godrà e si gioirà sempre per quello che sto per creare. Non si udranno più in Gerusalemme voci di pianto, grida di angoscia" (Lett.). In affetti Gesù guarisce gli infermi, scaccia i demoni, perdona i peccatori, risuscita i morti. La gente rimaneva meravigliata e diceva: "Non si è mai visto una cosa simile in Israele" (Mt 9,33). Alla fine Gesù concluderà: "Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Gv 10,10). La parola di Gesù rivela alcune caratteristiche del Regno di Dio soprattutto attraverso "le parabole del regno". Dio è prodigo con tutti nel gettare il seme della salvezza, anche là dove non si prevede risposta (Mt 13,3-9). Il regno deve convivere con la zizzania, e solo alla fine sarà fatto il giudizio (Mt 13,26-30); come capita in una pesca con pesci buoni e cattivi (Mt 13,47-50). E' come un seme, discreto ma potente, o un pugno di lievito (Mt 13,31-33). Ad esso siamo chiamati a lavorare a ore diverse, lasciando però a Dio di misurare il merito (Mt 20,1-16). E' facile snobbare l'invito al Regno, prendendo scuse e pretesti, o partecipandovi non alle condizioni richieste, "senza abito nuziale" (Mt 22,1-14). Bisogna essere sempre pronti con le lampade accese "a entrare con lui alle nozze" (Mt 15,1-13), se vogliamo "ricevere in eredità il regno promesso per voi fin dalla creazione del mondo" (Mt 15,31-46).

Ma la novità più grande del regno portato da Gesù è l'immagine nuova che egli dà del Padre. Scrive san Alfonso Maria de Liguori: "Dio nel creare il mondo rivelò la sua potenza; nel governarlo la sapienza; in Gesù l'amore". L'amore misericordioso del padre del figlio prodigo (Lc 15,11-32); l'amore longanime di colui "che fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti" (Mt 5,45); l'amore premuroso di fronte al quale quello di un papà terreno non è che una pallidissima idea (Mt 7,11). Per questo ci ha insegnato a chiamarlo "Padre nostro", anzi, come Gesù stesso: "Abbà" (Mc 14,36), papà, come un bimbo chiama il suo babbo! Fino alla fine a farci posto in Casa Trinità come suoi eredi: "Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola" (Gv 17,21).

2) Lo seguirono

Naturalmente il Regno di Dio, che in sostanza è la Persona di Gesù, bisogna cercarlo e seguirlo. La folla era rimasta meravigliata dei suoi gesti e delle sue parole, e ovunque lo seguivano: "Le folle vennero a saperlo e lo seguirono". Per loro, a sera di quella stessa giornata, moltiplicherà i pani. L'entusiasmo fu alle stelle: "Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo. Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui solo" (Gv 6,14-15). Non era una ricerca giusta di Gesù, ma una sequela immatura; Gesù non era un taumaturgo a buon prezzo. Anche Erode era rimasto colpito dai gesti pubblici di Gesù, ne era curioso "e non sapeva cosa pensare. Chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose? E cercava di vederlo". Un giorno Erode cercava di ucciderlo, ma Gesù mandò a dire: "Andate a dire a quella volpe.." che non mi prenderà e continuerò fino al compimento della mia opera (Lc 13,31-32). Quando fu davanti a lui, in catene, mandato da Pilato, Gesù non lo degnò di una parola.

Dei primi discepoli si racconta che stavano seguendo Gesù. "Gesù allora si voltò e disse loro: Che cosa cercate? Gli risposero: Rabbì, dove dimori. Disse loro: Venite e vedrete. E quel giorno rimasero con lui" (Gv 1,37-39). Dopo una sequela lunga e operosa, "al loro ritorno gli apostoli raccontarono tutto quello che avevano fatto. Allora Gesù li prese con sé e si ritirò in disparte". Probabilmente il modo giusto di cercare e seguire Gesù è quello del "rimanere" con lui e condividere con lui la sua passione missionaria. "Rimanete in me e io in voi. Rimanete nel mio amore. Vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto" (Gv 15,4.9.15-16).

Questo incontro profondo cambia la vita: "Un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore" (Epist.). Gesù aveva detto: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola" (Gv 14,23). Da qui l'invito di Paolo: "Comportatevi come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Cercate di capire ciò che è gradito al Signore" (Idem). La nostra sequela non è mai definitiva; di sua natura tende alla perfezione per divenire "perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" (Mt 5,48). La santità deve essere la misura normale della vita cristiana. Anche per noi, e sempre, vale l'esortazione di Paolo: "Svegliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà" (Idem). O il rimprovero dell'Apocalisse: "Ho da rimproverarti di aver abbandonato il tuo primo amore. Convertiti e compi le opere di prima" (2,4-5).

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"Chi vorrà essere benedetto nella terra, vorrà esserlo per il Dio fedele" (Lett.). La novità cristiana è promessa di umanità sana, di vita buona non solo nella Terra Promessa domani, ma per una convivenza oggi all'insegna della buona armonia e della pace. Dio è fedele, al suo disegno e alla sua promessa: tocca a noi riconoscerlo come Padre e Signore ed essergli altrettanto fedeli!

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