PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Commento su Siracide 27,30-28,7; Salmo 102; Romani 14,7-9; Matteo 18,21-35

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)  

XXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (11/09/2011)

Vangelo: Sir 27,30-28,7; Sal 102; Rn 14,7-9; Mt 18,21-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 18,21-35

In quel tempo, 21Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». 22E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.

23Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. 24Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. 25Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. 26Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. 27Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.

28Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. 29Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. 30Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.

31Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. 32Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. 33Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. 34Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. 35Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

In tempi come quelli che stiamo vivendo, nei quali le notizie di torture, di massacri, di perdite di vite umane innocenti occupano ormai pagine intere di giornali, e la cultura della vendetta e delle ritorsioni vive la sua stagione più fortunata sia a livello personale che nei rapporti politici e nelle relazioni internazionali, la parola di quel vecchio saggio che era Gesù, figlio di Sirac, rischiano di sfiorarci solo tangenzialmente, addirittura, forse, di farci sorridere con aria di superiorità.
Eppure, duecento anni prima di Cristo, all'interno di quella cultura ebraica che neppure il raffinato ellenismo riusciva a scalfire, e che aveva (ha) la sua regola d'oro in quel "occhio per occhio, dente per dente" destinato purtroppo a diventare archetipo relazionale e modello universale di strategia politica, militare, sociale, personale, Gesù, figlio di Sirac, scriveva: Rancore e ira sono cose orribili, / e il peccatore le porta dentro... / Ricorda i precetti e non odiare il prossimo, / l'alleanza dell'Altissimo e dimentica gli errori altrui.(Sir 27,30; 28,7).
Poco più di due secoli dopo, Gesù, il figlio di Dio, confermerà questo nuovo stile di rapporto tra le persone. A Pietro che gli chiede: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?», Gesù risponde: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette» (Mt 18,21-22). Cioè, sempre.
È proprio in questa assoluta mancanza di "distinguo" in cui non c'è spazio per la frenetica ricerca di casistiche, così care ai giuristi e ai moralisti di ogni tempo e di ogni stagione ecclesiale, che si pone la nuova legge con la scelta radicale dell'amore, della misericordia, del perdono. E mai come oggi appare che vivere questo evangelo fino alle ultime conseguenze è atto di radicale imprudenza.
Ma il perdono non è solo un atto - lo sanno bene le famiglie, le coppie sposate e fidanzate - è una dinamica e, in quanto tale, deve coinvolgere tutta la vita quotidiana per tutto l'arco dell'esistenza. È una dimensione "religiosa" (nel senso pieno del termine), e povera: la più religiosa e la più povera nella quale ci si possa riconoscere. Perché il perdono è un dono, un dono maggiorato, un "iper-dono" e non impareremo mai a praticarlo se non cerchiamo di attualizzare, giorno dopo giorno, anche se con inenarrabile fatica, la voce dello Spirito che incessantemente ci chiama alla misericordia e che troppo spesso mettiamo in contrapposizione con la giustizia. Perdono e giustizia non sono, né possono essere, momenti inconciliabili. Un tempo non lontano si parlava di "odio di classe" (oggi un termine derubricato dai nostri vocabolari) confondendolo però con la "lotta per la giustizia" (che oggi interessa sempre meno sia ai ricchi, non certo impegnati a promuoverla, che ai poveri, affaticati e delusi. Eppure è solo la giustizia che fa crescere la storia perché promuove la liberazione degli oppressi. Ma questo non è "odio": l'odio è un sentimento non facilmente riscontrabile tra i poveri che non sono molto complicati.
Anche la dinamica del perdono, che implica sia la capacità di darlo che di riceverlo, può mettere in luce profonde ambiguità comportamentali. Per esempio, si può perdonare per sentirsi migliori dell'altro, per orgoglio intellettuale, per far crescere la propria autostima morale. Si può fingere di accettare il perdono, fingere anche di umiliarsi, senza peraltro spostare di un millimetro la distanza interpersonale che ci separa dagli altri, senza mai entrare in quella relazione profonda che il perdono deve recuperare, spesso addirittura mettere in atto per la sua assenza nella fa precedente dell'esistenza. Difficile?, certo: molto difficile, e molto lungo, può richiedere tutta la vita, ma fondamentale per recuperare rapporti onesti, seri con il prossimo. Non è questo il concetto di perdono che hanno quei giornalisti parolai che chiedono ai parenti della vittima, in occasione di uno dei tanti fatti di sangue che occupano le cronache quotidiane: "Ma lei, perdona l'assassino, o l'aggressore...?". Non è così semplice, questa è la banalizzazione del perdono.
Nella parabola dell'evangelo di Matteo c'è un approfondimento di questi meccanismi interattivi. Il funzionario al quale il re non si limita a concedere la dilazione richiesta, ma condona il debito perdonando il trasgressore, non può capire il gesto di bontà perché non ha mai abbassato il livello di guardia del proprio io, sprofondato com'è in una voragine di aggressività e di possesso, proprio come accade spesso in un rapporto di coppia, quando la tenerezza non riesce a manifestarsi perché la barriera insormontabile dell'io impedisce di coniugare il proprio bisogno di autorealizzazione con la muta e spesso disperata richiesta di riconoscimento da parte dell'altro. E questo avviene purtroppo anche nella dimensione fondamentale della comunicazione che è quella sessuale.
Queste dinamiche interpersonali non sono certo estranee alle modalità di vivere la nostra fede. La quale è sempre un rapporto personale e personalizzante con una Persona. Di essa dobbiamo annunciare incessantemente la bontà e la misericordia che ricopre non solo la nostra povera storia personale, ma tutta la storia umana che, per questo, è una storia sacra. "Misericordias Domini in aeternum cantabo...".
Traccia per la revisione di vita
1. Che cosa significa per me, per la nostra coppia, per la nostra famiglia "perdonare"?: dimenticare l'offesa oppure, proprio perché c'è stata l'offesa, forgiarsi, senza rimuoverla, cuore umile e povero, cioè misericordioso, capace di reintegrare la persona che ci ha offeso in una relazione vitale e personalizzante?

2. Quale giudizio do sulla guerra? Le guerre potrebbero essere evitare con un atteggiamento misericordioso? Esiste una misericordia politica?

 

Ricerca avanzata  (54006 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: