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TESTO Perdersi e ritrovarsi

don Carlo Occelli  

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XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (28/08/2011)

Vangelo: Mt 16,21-27 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 16,21-27

In quel tempo, 21Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. 22Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». 23Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

24Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 25Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. 26Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? 27Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni.

Perdersi.

Sono una di quelle persone che ogni giorno riesce a perdere qualcosa. O meglio, smarrisco ogni cosa: dal telefono alle chiavi di casa, dall'agenda alle chiavi dell'auto. E allora eccomi nelle folli e nervose ricerche, su e giù dalle scale, in sala in chiesa in sacrestia in oratorio in auto e poi di nuovo in casa... e il tempo passa. Ah, certe volte mi darei un pugno sul muso, poi mi limito a dirmi qualche parolina colorita...

Perdere qualcosa fa arrabbiare e può intristire. Certo le chiavi si fanno rifare, il telefono lo si fa squillare nella speranza di non averlo perso sul serio...
Smarrire è un conto, perdere un altro.
Ma il vangelo oggi parla di perdere se stessi.

Gulp, forte e tremendo. Tristezza angosciante. Eppure succede nelle migliori famiglie, nelle migliori comunità. Succede di perdersi là dove si pensava di auto realizzarsi.

Perdo me stesso come prete quando gestisco la mia parrocchia come un'azienda votata ad aumentare la produzione di iniziative, quando guardo solo al numero delle persone che ho di fronte, quando sono io a decidere come si costruisce una comunità, quando ambisco al potere, al gradino superiore, alla gerarchia come privilegio. Quando insegno a Dio come si debba fare per risolvere le cose.

Perdo me stesso quando mi gonfio degli incarichi che ho, dimenticando che l'unico incarico datomi dal Signore è quello di prendere la croce. Che poi significa amare, spendere la vita gratuitamente e gioiosamente. Non sopportare, prendere. Scegliere la croce è scegliere d'amare.

Amico, ti sei perso? Ti arrabatti dalla mattina alla sera, trascinandoti nella routine delle mille cose da fare, ma ti senti vuoto? Senti di aver perso te?

Coraggio. Perché nel vangelo è Dio che viene a cercarci, e anche quando ci si perde c'è sempre la possibilità di ritrovarsi.

Guardiamo a Pietro. Testa di vitello così simile a me stesso. La scorsa settimana Gesù lo dichiara beato per la sua grande e coraggiosa professione di fede. Simone diventa pietra quando intuisce che Gesù è la strada che conduce al senso della vita, via della felicità che non tradisce.

Un attimo dopo svela quale idea ha di felicità con l'identikit di Messia che gli passa per la testa. D'altronde mica me la posso prendere con Pietro: c'è scritto in lungo e in largo nella Bibbia che il Messia dominerà da mare a mare fino ai confini della terra, il suo potere sarà universale.

Quindi quando Gesù comincia a parlare di croce e di sofferenza, di rinnegare se stessi e tutto quanto, apriti cielo. Lo prende secco in disparte: ma tu sei fuori di testa Gesù! Hai dato via nel cervello, cosa bip stai dicendo, hai bisogno di riposare guarda!

Lo rimprovera alla grande. Il vangelo usa lo stesso verbo che mette in bocca a Gesù quando scaccia i demoni rimproverandoli. Pietro dunque da del demonio a Gesù...

La cosa sembrerebbe troppo anche per noi. Eppure... quando vogliamo insegnare a Gesù ad essere salvatore come vogliamo noi, quando vorremmo spiegare a Dio che così non si può andare avanti, che tutta sta misericordia non porta da nessuna parte, che la Chiesa sappiamo noi uomini come bisogna condurla e costruirla... non stiamo forse facendo come Pietro?

Non mi metto, di fatto, con i miei gesti e le mie parole, davanti a Gesù? Cerco di guadagnare me stesso, di costruire comunità e gruppi che siano a mia immagine e somiglianza, di asservire più che servire... di riempirmi di impegni e di cose, di oggetti e di lusinghe... ma che me ne faccio di tutto se poi perdo la vita?
Se mi alzo e mi corico triste... a che giova tutto il resto?

Pensiamoci... ma di che la vogliamo riempire la nostra vita?

Ritrovarsi.

Gesù ribatte. Preciso e chiaro. La sua ripresa è bellissima: Pietro, rimettiti al tuo posto, dietro me. Unico è il nostro Signore, lui solo è il maestro da ascoltare e seguire. E sulle sue orme che vogliamo mettere i nostri passi.

E le sue orme portano alla croce, all'amore fino alla morte. Perché questo è il senso della nostra vita di credenti. Amare, persino fino alla morte. Perché se l'amore non avesse un volto per cui morire sarebbe solo illusione.

La condizione per seguire Gesù è chiara: finché pensi solo alle tue ambizioni, finché metti te stesso al centro dell'universo puoi continuare a frequentare la chiesa anche ogni giorno, riempirti di rosari e buone intenzioni, confessioni e catechesi. Puoi addirittura farti prete. E perdere te stesso.

Quando cominci a prendere la croce, a scegliere pertanto la via di coloro che venivano considerati i più ignobili da meritare quel supplizio, quando scegli la via dell'amore e non del potere... allora ritrovi te. Ed è bellissimo. Perché non c'è via che conduca alla felicità che non passi per il dono di sé. Altre strade promettono senza mantenere!

"Considerando che l'amore non ha prezzo
sono disposto a tutto per averne un po',
considerando che l'amore non ha prezzo
lo pagherò offrendo tutto l'amore,
tutto l'amore che ho. " (Lorenzo)

Signore Gesù,
mi rimetto dietro a te. Alla tua scuola di servo sofferente.
Cheto cheto come un bimbo ai primi passi.

Non mi chiedi di sopportare le croci della vita, come se esse fossero semplicemente gli ostacoli e le difficoltà che incontriamo nel nostro cammino.

Chiedi di più: prendere la croce, prendere l'amore servo come unico senso della vita.
Chiedi di più e doni di più... ritrovo me stesso...

E la gioia di seguirti. Mi alzo e mi corico con la felicità addosso.
Sei forte Gesù!

 

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